Il tipo più comune di ictus è quello ischemico, che è provocato da un coagulo di sangue che ostruisce un vaso sanguigno cerebrale maggiore. Negli Stati Uniti ogni anno 795,000 persone subiscono un’ictus ischemico, secondo le casistiche dei Centers of Disease Control and Prevention (CDCs). L’ictus è anche responsabile del decesso di una persona su venti ogni anno. Il trattamento per l’ictus in acuto è la somministrazione del attivatore del plasminogeno tissutale (tPA), che è l’unico farmaco approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) per la risoluzione dell’evento. Il farmaco agisce dissolvendo il coagulo, ripristinando perciò la circolazione sanguigna nell’area colpita. Tuttavia, il tPA non è scevro da effetti collaterali, incluso il fatto che al suo uso può conseguire emorragia intracranica. Inoltre, per il suo massimo effetto, deve essere somministrato entro 4 ore e mezza dall’ictus; la sua somministrazione in tempi successivi è praticamente incapace di salvare il tessuto infartuato da morte cellulare sicura.
Nello sforzo di trovare un’opzione migliore che possa essere libera da queste restrizioni, degli scienziati dello Scripps Research Institute (TSRI) a La Jolla, CA, hanno sviluppato un nuovo farmaco chiamato 3K3A-APC. Esso è una variante ingegnerizzata della proteina C attivata, che l’uomo è in grado di produrre normalmente, poiché è implicata nella coagulazione del sangue ed in certi aspetti della risposta infiammatoria. Un trial clinico preliminare di fase 2 sul 3K3A-APC, ha finora mostrato che il farmaco è ben tollerato e sicuro sull’uomo. I dati di questo trial sono stati pubblicati ad inizio anno al 2018 International Stroke Conference tenutosi a Los Angeles. Studi pre-clinici per testare l’efficacia e la sicurezza del farmaco sono stati condotti presso il TSRI da parte del laboratorio del professor Griffin, in collaborazione col Dr. Berislav Zlokovic, dello Zilkha Neurogenetic Institute della University of Southern California in Los Angeles.
Prove iniziali suggeriscono che il farmaco non solo riduce ogni danno conseguente allo stroke, ma impedisce che il cervello subisca gli effetti collaterali provocati dal tPA. Questo nuovo trial clinico è stato affiancato da trattamenti placebo, il che significa che la sua efficacia è stata paragonata all’assenza di trattamento vero e proprio. Inoltre, non conoscendo la dose minima efficace, sono stati provati dosaggi crescenti per capire la sicurezza del farmaco. Allo studio hanno partecipato 110 pazienti, di età compresa fra i 18 ed i 90 anni, che avevano subìto un ictus ischemico, che avevano già eseguito il tPA o una trombectomia intra-arteriosa o entrambi gli interventi. I partecipanti sono stati monitorati per 3 mesi, durante I quali sono state somministrate dosi variabili di 3K3A-APC. I ricercatori hanno usato quattro dosaggi, rispettivamente di 120, 240, 360 e 540 microgrammi/kg.
Tutte e quattro le dosi sono state ben tollerate da tutti I pazienti trattati, il che fa ritenere il farmaco sicuro da usare per l’uomo. In aggiunta, il farmaco non sembra comportarsi come il tPA in termini di provocare emorragia intracranica, che è l’evento più pericoloso per la vita del paziente; anzi, esso riduce il volume totale dell’area infartuata e l’incidenza di emorragia postuma o anche l’incidenza di avere un ictus successivo. L’andamento osservato verso tassi più bassi di emorragia era stato già previsto dal team di studiosi, che si sono basati sul meccanismo d’azione del farmaco (che è completamente diverso dal tPA). Comunque questi risultati ricchi di speranza, hanno bisogno di ulteriori prove cliniche, come ammette il Dr. Patrick Lyden, uno dei ricercatori coinvolti nel trial clinico corrente. Tuttavia, quello che si spera di più è che il farmaco trovi l’approvazione della FDA perché lo immetta la più presto sul mercato, considerato che le opzioni terapeutiche rapide per l’ictus sono praticamente inesistenti.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Amar AP et al. Neuropharmacology. 2017 Sep 18.
Lyden P et al. Stroke. 2016 Dec; 47(12):2979-2985.
Griffin JH et al. Thromb Res. 2016; 141 Suppl 2:S62-64.
Lyden P et al. Curr Pharm Des. 2013;19(42):7479-85.
Wang Y et al. Stroke. 2013 Dec;44(12):3529-36.
Williams PD et al. Curr Pharm Des. 2012; 18(27):4215-22.
Guo H et al. Eur J Neurosci. 2009 Mar; 29(6):1119-30.