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Tumore del colon-retto

I tumori del colon-retto sono la terza neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne

Epidemiologia

Il tumore è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa che riveste l’ultima parte dell’intestino. Sono stimate oltre 49.000 nuove diagnosi di tumore del colon-retto nel 2019. Il tumore del colon retto rappresenta la terza neoplasia negli uomini (14%) e la seconda nelle donne (12%). Secondo i dati ISTAT nel 2016 in Italia sono stati osservati circa 20.000 decessi per carcinoma del colon-retto (11.000 negli uomini e 9.000 nelle donne). La sopravvivenza a 5 anni in Italia è pari al 65% omogenea tra uomini e donne. Le Regioni meridionali presentano valori di sopravvivenza inferiori di circa il 6-8% rispetto al Centro-Nord nei maschi e del 5-6% nelle femmine. Il rischio di ammalarsi di cancro del colon-retto aumenta con l’età. Nella popolazione generale questo incremento di rischio viene convenzionalmente individuato a partire dai 50 anni di età in su.  A partire da questa età, infatti, vengono generalmente raccomandate le strategie di prevenzione (ricerca del sangue occulte nelle feci, rettosigmoidoscopia, colonscopia).

Fattori di rischio

Storia familiare

Il cancro al colon si sviluppa più frequentemente nelle persone che abbiano familiari che siano già stati colpiti dalla malattia. Circa il 20% delle persone che sviluppano il tumore ha un parente di primo o secondo grado affetto dalla malattia.

Alimentazione

Numerosi studi scientifici suggeriscono che una dieta ricca di grassi animali e povera di fibre può aumentare il rischio di sviluppare questo tumore. Al contrario, una dieta ricca di fibre e con un basso contenuto di grassi saturi riduce il rischio. Anche l’obesità aumenta il rischio di cancro del colon. I maschi obesi hanno una probabilità del 50% più alta di sviluppare la malattia rispetto alle persone normopeso. Nei casi di obesità grave, il rischio si alza ulteriormente. Più contenuto invece l’aumento del rischio per le donne obese.

Fumo e alcolici

I fumatori hanno un rischio del 25% più alto di sviluppare il cancro del colon. Anche piccole quantità di alcol innalzano il rischio di cancro del colon. Si stima che ogni incremento di due unità alcoliche nel consumo medio giornaliero di alcol, produca un aumento del rischio di cancro del colon-retto dell’8%.

Sedentarietà

Le persone fisicamente inattive hanno un alto rischio di essere colpiti da cancro dell’intestino.

Condizioni mediche

Le probabilità di ammalarsi di cancro del colon-retto possono essere aumentate dalla presenza di altre malattie come il Morbo di Crohn o la Rettocolite ulcerosa. Esistono inoltre condizioni genetiche ereditarie che causano la malattia. Le principali sono: la Poliposi adenomatosa familiare (FAP) e la Sindrome di Lynch (nota anche come Cancro ereditario non poliposico del colon). La Poliposi adenomatosa familiare colpisce circa 1 persona ogni 10 mila e dà origine a numerosi polipi nell’intestino. Il rischio che uno o più di essi si trasformi in cancro è certo. Il Cancro ereditario non poliposico del colon è una forma di cancro causato da mutazioni a carico dei geni del cosiddetto Sistema di riparazione del DNA e si trasmette come carattere autosomico dominante. Circa il 90% degli uomini e il 70% delle donne con queste caratteristiche genetiche sviluppa il cancro prima dei 70 anni.

Sintomi clinici

Nelle sue fasi iniziali il tumore del colon-retto è asintomatico o oligosintomatico. I principali sintomi d’allarme sono: presenza di sangue nelle feci e modificazione persistente delle evacuazioni intestinali. Nelle fasi più avanzate la malattia può presentarsi con il quadro dell’occlusione o della subocclusione intestinale:

  • gonfiore e distensione addominale improvvisi e ingravescenti

  • assenza di movimenti intestinali con drammatica riduzione fino all’ interruzione delle evacuazioni

  • dolore addominale e vomito.

I principali sintomi tardivi sono: anemia e perdita di peso. Nella maggior parte dei casi il cancro del colon-retto si sviluppa dalla trasformazione di polipi (adenomi), cioè piccole escrescenze benigne, dovute alla proliferazione delle cellule della mucosa dell’intestino. Il percorso che da una cellula normale del rivestimento mucoso dell’intestino, attraverso la formazione di polipi, porta alla formazione del cancro, è dovuto all’accumularsi di modificazioni sequenziali di una serie di geni presenti nelle cellule (mutazioni) che determina la progressione della malattia.

Diagnostica medica

La diagnosi di cancro del colon-retto parte dall’esame clinico del paziente in cui si effettua la palpazione dell’addome per ricercare eventuali masse tumorali e l’esplorazione rettale. Per quanto quest’ultimo possa apparire un esame banale è infatti in grado di dare una prima indicazione sulla presenza del cancro nell’ultima parte dell’intestino: il retto. Tuttavia, se si sospetta un cancro del colon-retto, l’esplorazione rettale è comunque insufficiente. Per una diagnosi completa si ricorre a esami strumentali più approfonditi, in particolare alla colonscopia o alla rettosigmoidoscopia. La colonscopia consiste nell’introduzione di una sonda dotata di telecamera dentro l’ano. Lo strumento riprende il percorso che dall’ano porta al termine dell’intestino crasso, inviandolo a un monitor. Non molto diversa è la rettosigmoidoscopia che si differenzia alla colonscopia per la lunghezza del tratto indagato (osserva solo la prima parte dell’intestino).

In caso di positività possono essere eseguiti altri test che valutino l’estensione del tumore (quello che viene definito stadio) e la sua aggressività (il grado):

  • TC e Risonanza magnetica

  • Ecografia

  • Radiografia

  • Ecoendoscopia

  • PET (Tomografia ad Emissione di Positroni)

  • esami del sangue per i markers tumorali (proteine connesse alla presenza del tumore)

Terapie disponibili

La terapia del cancro del colon-retto comprende diverse tipologie di interventi a seconda dello stadio e del grado del tumore. La chirurgia è in genere il principale trattamento, ma molto spesso da sola non è sufficiente. In circa un caso su cinque, invece, il tumore è in uno stadio troppo avanzato per essere rimosso con la chirurgia. Il grado di aggressività dell’intervento chirurgico dipende dalle dimensioni del tumore e dalla sua eventuale estensione ad altri tessuti. Se il tumore è in uno stadio molto precoce è possibile rimuovere soltanto una piccola parte della parete dell’intestino. Più spesso è necessario rimuovere una sezione di colon (e in alcuni casi anche i linfonodi). In genere è possibile ricongiungere i due lembi dell’intestino e quindi recuperare pienamente la funzionalità intestinale, ma non sempre è possibile. In questi casi è necessario ricorrere a una stomìa, vale a dire la creazione sull’addome di una nuova uscita per le feci (un ano artificiale). La stomìa può essere temporanea o permanente.

Radioterapia

Esistono due modalità di impiego della radioterapia per trattare il cancro del colon. Può essere somministrata prima della chirurgia per ridurre l’estensione della massa tumorale; oppure per controllare i sintomi e rallentare la progressione del tumore nei casi di tumori in stadio avanzato non operabili. La radioterapia può essere effettuata dall’esterno, tramite un’apposita macchina che rilascia onde sull’intestino per uccidere le cellule tumorali, o dall’interno (brachiterapia) attraverso un “tubo” radioattivo inserito nell’ano e posto vicino al tumore.

Chemioterapia

La chemioterapia consiste in un cocktail di farmaci in grado di uccidere le cellule tumorali. Il classico farmaco attivo nel carcinoma del colon è stato ed è ancora il 5-fluorouracile (5-FU), un antimetabolita delle pirimidine che blocca l’enzima timidilato sintetasi necessario alla sintesi del DNA. Funziona in sinergia con il metotrexato, un antagonista dell’acido folico che inibisce l’enzima diidrofolato reduttasi (DHFR). Nell’ultimo decennio al loro posto sono stati introdotti derivati più efficaci e provvisti con minori effetti collaterali: tra questi lo ftorafur e la 5-floxuridina. Derivati migliorati del metotrexato sono il pemetrexed e raltitrexed.

Ci sono tre modi per usare la chemioterapia per trattare il cancro del colon. Può essere somministrata:

  • prima della chirurgia insieme alla radioterapia per ridurre l’estensione del tumore

  • dopo la chirurgia per prevenire la ricomparsa del cancro (recidive)

  • per alleviare i sintomi e rallentare la progressione, nel caso di cancro avanzato.

Quando il tumore viene diagnosticato al terzo (III) stadio: si impiegano i seguenti protocolli standardizzati:

  • lo schema FOLFOX (fluorouracile + acido folinico +oxaliplatino; endovenoso)
  • lo schema XELOX (capecitabina, oxaliplatino)

Terapia biologica

I farmaci biologici sono medicinali di recente immissione sul mercato in grado di interagire con componenti vitali delle cellule tumorali (per esempio alcune proteine che si trovano sulla loro superficie) e, nel caso del cancro del colon-retto, di impedire la crescita del tumore. I farmaci biologici attualmente disponibili contro il cancro del colon-retto colpiscono due proteine: il recettore del fattore di crescita dell’epidermide (EGFR) o il fattore di crescita dell’endotelio vascolare (VEGF). Le terapie biologiche non possono essere impiegate in tutti i pazienti, ma soltanto in quelli con precise caratteristiche genetiche o in particolari stadi della malattia.

Screening e prevenzione

Lo screening di popolazione del cancro colo-rettale è un programma di prevenzione organizzata, proposto dal Servizio Sanitario Nazionale, che offre ai cittadini tra i 50 e i 69 anni di età dei test di primo livello (ricerca del sangue occulto fecale, rettosigmoidoscopia) e di secondo livello (colonscopia) con cui è possibile intercettare la malattia in fasi precoci, quindi potenzialmente curabili, o di individuare i precursori del cancro (come i polipi), la cui rimozione per via endoscopica consente di prevenire la malattia. Infine, ci sono variazioni dello stile di vita che possono ridurre di molto nel tempo il rischio di sviluppare un carcinoma del colon o del colon-retto. Per maggiori approfondimenti si può consultare questa sezione o l’archivio di questo sito. Basta cercare per Keyword.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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