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Malattie psichiatriche: anche la carenza di antiossidanti può influire

Lo stress ossidativo è una componente fisiologica di tutte le cellule viventi. La produzione di radicali o specie reattive dell’ossigeno (ROS), è un processo costante per utte le cellule o i tessuti animali. La loro produzione come normale sottopordotto del metabolismo intemedio è continua, minima e tamponabile dalle normali difese interne. In caso di stress esterni, traumi di vario tipo, esposizione a voluttuari (alcolici, tabacco, ecc.) o certe tipologie di farmaci o agenti inquinanti (metalli pesant) fino ad arrivare alla carenza di certe vitamine, la loro produzione aumenta fino a valori esponenziali. Questo porta all’attacco di strutture cellulari nobili come proteine, membrane ed anche il materiale genetico. Nella migliore delle ipotesi, si generano squilibri temporanei che causano malfunzionamenti in organi bersaglio. Se la situazione si protrae per molto tempo (si intende da mesi a molti anni), si può andare incontro alla comparsa di due scenari. Ancora una volta, nel migliore dei casi si ha comparsa di patologie e carico dell’organo bersaglio (fibrosi polmonare, diabete, cataratta, infertilità, insufficienza di fegato, ecc.). Nel peggiore dei casi, quando viene leso il DNA in modo significativo, il danno può tradursi nella comparsa di fenomeni oncogenetici, ossia di tumori.

Ma qual’è l’effetto dello stress ossidativo a carico del sistema nervoso? E’ noto a tutti che le difficoltà della vita quotidiana, le preoccupazioni, le side sociali, e lavorative sono casua di indebolimento delle facoltà nervose. Possono insorgere ansie, paure, ossessioni, rabbia ed altre reazioni emotive inappropriete. E’ bene sapere che ogni tipo di comportamento o reazione emotiva sono controllati da specifici trasmettitori chimici cerebrali; quando la loro produzione o i sistemi da essi dipendenti sono esasperati, lo stress ossidativo a livello delle cellule cerebrali può salire in modo cospicuo. Ma allora perché, a seguito degli stress quotidiani che sono più o meno applicabili a tutti gli individui, le manifestazioni neurologiche o neuropsichiatriche che si osservano variano da soggetto a soggetto? La tipologia di stress emotivo è il principale fattore da tenere in conto. Bisogna poi considerare come più individui reagiscono allo stress tipo di stress emotivo. A secondo dei tratti della personalità individuale, poi, lo stress ossidativo può colpire un’area cerebrale preferenziale, che controlla ovviamente un aspetto delle emozioni. Per questo, un identico stimolo emotivo protratto su soggetti singoli può sfociare in comparsa di fobie, ove in ansia, ove in depressione, ove in manifestazioni compulsive, per citare esempi pratici. Ma al centro delle alterazioni della chimica cerebrale, nello stress emotivo cronico, vi è lo stress ossidativo. In prima battuta, i ROS possono condizionare negativamente i segnali chimici innescati dagli stessi recettori per i neurotrasmettitori, alterandone la destinazione di arrivo, ossia il nucleo cellulare, dove verranno indotte le risposte geniche specifiche.

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Se lo stress ossidativo (indotto da stimoli o traumi emotivi intensi) continua ad esaurire le difese antiossidanti delle cellule cerebrali, queste possono andare anche incontro a morte. I neuroni hanno una loro riserva di antiossidanti, che è rappresentata soprattutto dal glutatione (GSH), mentre acido ascorbico e coenzima Q hanno un importanza limitata dalla loro disponibilità esclusiva a livello dei mitocondri. E’ compito degli astrociti, allora, rifornire i neuroni di supplementi nutritivi ed antiossidanti. Gli astrociti sono cellule “balia” che riforniscono i neuroni di varie sostanze nutritive, ed hanno un contenuto di GSH più alto rispetto ai neuroni. Ma anche loro possono risentire pesantemente dell’azione dei ROS, proprio perché parte delle loro scorte deve essere ceduta alle cellule nervose. Le prime evidenze del ruolo dello stress ossidativo nella patologia cerebrale a sfondo psichiatrico sembrano essere emerse intorno al 1990. Della schizofrenia si è sempre ipotizzato che la quasi totalità dei casi dovesse riconoscere eziologia su base ereditaria o, quantomeno, la presenza di una certa familiarità. Oggi si sa che non è esattamente così. E’ indubbio che in una percentuale variabile dal 5 al 25%, la componente ereditaria può concorrere. Per certe sindromi ereditarie accertate, che includono fenomeni psichiatrici simili alla schizofrenia. Ma le scoperte riguardo alle disfunzioni neuronali a causa esogena, con i meccanismi che ne stanno alla base (in questo caso l’intervento dei ROS), hanno allargato la ristrettezza di vedute al riguardo. Una corrente di pensiero, infatti, ha provato con le rispettive autorevoli pubblicazioni, che l’utilizzo di specifici antiossidanti in caso di sindromi ansiose, depressive ed anche la schizofrenia, può migliorare significativamente la sintomatologia, sia a livello sperimentale (animali) che sul campo clinico.

Un antiossidante che ha ricevuto particolare attenzione è la N-acetil-cisteina (NAC), una sostanza usata in modo diffuso come mucolitico. Essa, però, è anche un precursore diretto della sintesi del GSH, ed ha una buona biodisponibilità. Studi sperimentali e clinici risalenti allo scorso decennio (Dodd S et al, 2008; Dean OM et al, 2008; 2009) sono stati confermati recentissimamente. I risultati di un trial clinico sugli effetti delle NAC sui sintomi più negativi della schizofrenia, è stato appena pubblicato (Rossell SL et al., 2016). Pazienti resistenti al classico farmaco clozapina, per un totale di 168, hanno mostrato un miglioramento dei sintomi sotto assunzione di NAC (2 grammi/die) per alcune settimane. I risultati sono stati considerati positivi in base ai risultati della scala dei positivi e negativi (PANSS). Gli Autori dello studio hanno affermato che se questo trial sarà corroborato da ulteriori risultati, l’utilizzo della NAC sarà un modo semplice, economico ed efficace nel controllo delle forme di schizofrenia resistenti ai farmaci classici. E’ parimenti molto recente un altro trial sul paragone NAC-placebo nella schizofrenia (Chen T et al., 2016) e ben tre trials sugli effetti della NAC nei disturbi ossessivo-compulsivi (Shiozawa P et al., 2016; Paydary K et al., 2016; Sarris L et al., 2015). Due studi pilota hanno analizzato gli effetti della NAC sui disturbi psichiatrici della sindrome autistica (autismo genetico; Wink LT et al., 2016; Bent S, Hendren RL et al., 2015). Esiste anche sufficiente evidenza scientifica di come una supplementazione con alcuni integratori con meccanismo antiossidante (es. Gingko biloba, iperico, rosmarino, resveratrolo, melatonina, vitamina C, ecc.), possa prevenire la comparsa di fenomeni ansiosi generalizzati o migliorare la componente ansiosa delle sindromi ansioso-depressive. Se è vero che la maggior parte degli antiossidanti naturali viene assunta tramite l’alimentazione quotidiana, si capisce che lo stesso mettersi a tavola rappresenta un momento della giornata dal quale si può trarre più che le semplici energie per svolgere i nostri compiti.

Rappresenta un modo completo di stare in salute sotto tutti i punti di vista. Anche per evitare di perdere la testa……

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Bibliografia scientifica

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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