Il morbo di Parkinson (MdP) è una malattia neurodegenerativa incurabile che colpisce 7-10 milioni di persone in tutto il mondo. Il PD è clinicamente classificato come un disturbo del movimento con importanti sintomi motori, che comprendono tremori, rigidità e bradicinesia. I sintomi motori di solito compaiono in ritardo nel processo della malattia a causa della morte cellulare dopaminergica e dell’accumulo di alfa-sinucleina (SNCA), un costituente principale dei corpi di Lewy e un segno patologico della malattia. Le attuali terapie per la PD conferiscono sollievo sintomatico, ma ad oggi non è disponibile alcun trattamento per arrestare o rallentare la progressione della malattia. Sebbene la PD sia principalmente classificata come un disturbo del movimento, una vasta gamma di condizioni non motorie viene sempre più riconosciuta come le prime caratteristiche della malattia. I sintomi non motori frequentemente riportati nei pazienti con malattia di Parkinson includono compromissione cognitiva, costipazione, affaticamento, iposmia, sindrome delle gambe senza riposo (RLS), disturbo del comportamento del sonno (SBD), problemi urinari, sbavamento e allucinazioni. Le complicanze non motorie hanno un impatto negativo sulla qualità della vita e sullo stato di salute dei pazienti con PD.
La compromissione cognitiva e la demenza, ad esempio, sono condizioni invalidanti che richiedono un’attenzione particolare da parte dei medici in quanto possono avere effetti dannosi nei pazienti. La presenza di sintomi non motori è evidente nei pazienti con PD naïve allo stadio iniziale di farmaco e in soggetti senza deficit di dopamina, suggerendo quindi che queste condizioni possono essere precursori della neurodegenerazione. Numerosi studi hanno studiato l’entità e l’impatto delle comorbilità nella malattia di Parkinson. Ad esempio, uno studio basato sulla popolazione ha identificato significative condizioni di comorbidità tra cui fratture ossee, cancro, demenza, diabete e ictus nei pazienti con PD. Uno studio longitudinale ha riscontrato che l’ipertensione e il diabete sono le comorbilità più frequenti nei pazienti parkinsoniani. Studi recenti hanno anche dimostrato che malattie patogene come l’anemia e il cancro possono essere implicate nella patogenesi della malattia di Parkinson. La depressione può manifestarsi decenni prima dell’inizio del Parkinson. Tuttavia, si sa molto poco sui meccanismi attraverso i quali alcune di queste comorbidità possono essere implicate nella patogenesi e nella progressione della PD.
Associazione diabete-Parkinson
Un’associazione tra PD e diabete è stata notata per la prima volta più di due decenni fa. Da allora, un numero crescente di studi epidemiologici, clinici e molecolari ha studiato un potenziale legame tra PD e diabete. La maggior parte degli studi epidemiologici di diverse popolazioni suggeriscono che il diabete è associato ad un aumentato rischio di PD. Un ampio studio prospettico su base demografica nel 2007 ha riscontrato un aumento del rischio di PD tra uomini e donne finlandesi. Allo stesso modo, uno studio prospettico del 2011 negli Stati Uniti ha identificato un aumento del 40% del rischio di PD tra i casi di diabete auto-riferito. E studi caso-controllo hanno trovato un’associazione positiva tra entrambe le malattie in diversi paesi tra cui Danimarca, Cina e Taiwan. Più recentemente, uno studio taiwanese composto da 36.294 pazienti con diabete di nuova diagnosi ha riscontrato un tasso di incidenza di PD di 1,36 volte più elevato tra il diabete rispetto ai pazienti non diabetici. Il diabete è stato associato a sintomi motori più gravi e alla progressione accelerata della malattia nei pazienti con PD, in particolare difficoltà di andatura, demenza e compromissione cognitiva.
Associazione depressione-Parkinson
La depressione è considerata uno dei sintomi non motori più frequenti che si verificano in circa il 35% dei pazienti con PD e uno dei più forti fattori predittivi della qualità della vita. Sintomi caratteristici della depressione tra cui perdita di appetito, disturbi del sonno, affaticamento e perdita di energia, sono comunemente osservati nei pazienti con PD. Diversi studi hanno dimostrato che i pazienti con PD soffrono più frequentemente di sintomi depressivi rispetto ad altri pazienti con diagnosi di malattie con disabilità comparabile. Precedenti studi epidemiologici hanno mostrato che i pazienti con depressione hanno un aumentato rischio di PD, rispetto ai pazienti con altre condizioni croniche tra cui l’artrosi e il diabete. È interessante notare che numerosi studi epidemiologici hanno riportato un aumento della prevalenza della depressione prima dell’inizio clinico della malattia di Parkinson a supporto di un ruolo causale. Un’associazione diretta tra depressione e successivo sviluppo di PD è stata confermata in un ampio studio caso-controllo 2015 che ha coinvolto oltre 140.000 persone con depressione. Sorprendentemente, l’associazione è stata osservata per un periodo di follow-up di oltre 20 anni, suggerendo che la depressione potrebbe essere uno dei primi sintomi prodromici del Parkinson.
Sono state formulate diverse ipotesi e possibili meccanismi correlati alla comparsa di Parkinson da pre-esistente depressione o diabete mellito. Dai dati scientifici disponibili, gli scienziati sono concordi nel confermare il contributo dell’infiammazione cronica e dei meccanismi di insulino-resistenza nella comparsa del fenomeno. In particolare, la flogosi cronica (anche silente o sub-clinica) determinata dalla presenza di citochine infiammatorie note per eleversi nel fenomeno depressivo e nelle complicanze diabetiche, sembra il fattore comune che possa predisporre al deterioramento delle cellule cerebrali produttrici di dopamina. Sono sotto studio i meccanismi e le potenziali modalità terapeutiche di intervento mirato.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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