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Ictus? Forse c’è un tumore nascosto, svela nuovo studio

Una proprietà comune ai tumori è la comparsa di metastasi, ovvero il distacco di cellule dalla massa originaria che, viaggiando attraverso il sangue o la linfa, raggiungono altri tessuti od organi. Ogni anni un milione e mezzo di persone negli Stati Uniti hanno diagnosticato un tumore ed entro l’anno stesso almeno 500.000 ne moriranno. Le stime a breve indicheranno una diagnosi di 2 milioni di casi per il 2020. La ricerca, tuttavia, suggerisce che le vaccinazioni, uno stile di vita salutare e screenings periodici possono prevenire almeno la metà dei casi. Ogni anno, più di 795,000 americani hanno un ictus e per la maggior parte di essi (circa 610.000) è il primo della loro vita. Fra ictus ischemico ed emorragico, quello ischemico è di gran lunga il preponderante (almeno il 90% dei casi). Un nuovo studio supporta l’idea che i sopravvissuti ad un ictus è più probabile che abbiano una neoplasia sottostante rispetto alla popolazione generale. Lo studio, che ha esposto i risultati al Congresso 2017 della Società Europea di Medicina Oncologica (ESMO) tenutosi a Madrid, Spain, è stato condotto dal team del Dr. Jacobo Rogado, del Hospital de La Princesa in Madrid.

Così egli spiega: “Studi post-mortem hanno suggerito che un tumore si può sviluppare dopo un ictus, ma la consistenza di questa associazione non è stata mai descritta; ecco perchè abbiamo deciso di condurre uno studio per testare il legame, cercando quali fattori potrebbero essere coinvolti”. La coagulazione del sangue è una risposta normale a traumi come ad esempio ferite; per riparare la lesione, le piastrine e la fibrina formano un coagulo intrecciato che impedisce la perdita di sangue. Ma una coagulazione del sangue anomala può aumentare il rischio di ictus, infarto cardiaco o in altri organi. L’ipotesi del team è che il tumore promuova un’eccessiva coagulabilità del sangue, poiché esso stesso è in uno stato di iper-coagulazione. Per questo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati di 381 pazienti che sono passati dalla Stroke Unit tra il Gennaio 2012 e Dicembre 2014 e seguiti per 18 mesi dopo la confermata diagnosi di ictus ischemico. I risultati hanno rilevato che durante il follow-up, il 7.6% dei sopravvissuti all’ictus (29 in tutto) sono stati diagnosticati con tumore: questo è quasi il doppio dell’incidenza nella popolazione generale (4%), notano i ricercatori.

I tumori più rappresentati erano al polmone, al colon ed alla prostata e la media del tempo trascorso fra diagnosi di ictus e quella di cancro era di soli 6 mesi. Quasi la metà (45%) delle diagnosi avvenivano entro 6 mesi ed il 62% dei tumori diagnosticati nei sopravvissuti all’ictus erano sia primitivi che con metastasi. Approfondendo i dati personali dei pazienti, si è scoperto che quattro fattori hanno inciso sulla diagnosi di neoplasia: diagnosi precedente di un tumore, elevati livelli ematici di fibrinogeno (oltre 450 mg/100ml) e minori livelli di emoglobina (sotto 13g/100ml) ed un’età superiore ai 77 anni.  I ricercatori deducono che il tumore era già presente quando si è verificato l’ictus, ma non vi erano sintomi clinici al riguardo. Gli elevati livelli di fibrinogeno (che promuove la formazione di trombi) nei pazienti post-ictus che hanno sviluppato un tumore, supporta l’ipotesi originaria che u tumore nascosta sia stato responsabile dell’ictus cerebrale postumo. Sebbene questi dati debbano trovare ulteriore conferma, I ricercatori suggeriscono che coloro che sopravvivono ad un ictus debbano essere monitorati per alcuni mesi, nel caso essi abbiamo una neoplasia a loro insaputa. Potrebbe essere stata questa, infatti, a preparare il terreno all’infarto cerebrale.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Recensioni dedicate

Quintas S, Rogado J., et al. J Neurooncol. 2018 Jan 8.

Jiang H et al. Med Sci Monit. 2017 May 15; 23:2292-98.

Gon Y et al. Eur J Neurol. 2017 Mar; 24(3):503-508.

Xie XR et al. Zhonghua Nei Ke Za Zhi. 2017; 56:99-103. 

Nam KW et al. Eur J Neurol. 2017 Jan; 24(1):205-211.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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