L’autismo (ASD) è una condizione evolutiva che influisce sulla capacità di un individuo di interagire e comunicare con gli altri. Si stima che colpisca circa 1 su 68 bambini e si manifesti in tutti i gruppi socioeconomici, razziali ed etnici. Il numero di diagnosi ASD è aumentato drasticamente negli ultimi decenni e negli Stati Uniti le stime mostrano un aumento del 30% nel numero di bambini con ASD rispetto agli anni precedenti. Attualmente, è possibile diagnosticare l’autismo in un bambino all’età di 2 anni, ma molte diagnosi non si verificano fino a molto tempo dopo. A parte la componente genetica che sta sicuramente dietro al problema (è stato valutato il gene CHD8), sono stati chiamati in causa vari fattori di rischio e vari fattori causali. Fra questi la febbre materna ripetitiva in gravidanza, l’esposizione della madre gravida o del neonato a fonti di metalli pesanti (es. piombo e mercurio), infezioni genitali da herpes o un forte tabagismo e alcune carenze vitaminiche della madre incinta.
Nonostante molte ricerche, non esiste ancora un marker conclusivo per l’autismo. Le ultime scoperte, però, mostrano che i livelli di liquido cerebro-spinale potrebbero potenzialmente predire l’autismo. Il liquido cerebrospinale (CSF) è il fluido che circonda il cervello e il midollo spinale. CSF agisce come un tampone fisico per proteggere il cervello, Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che il CSF agisce anche come un sistema di filtrazione per sottoprodotti del metabolismo cerebrale. Uno studio condotto nel 2013 aveva già esaminato il CSF e il suo rapporto con l’autismo. I risultati, pubblicati sulla rivista Brain, avevano dimostrato che i bambini che hanno sviluppato l’autismo avevano significativamente più CSF dei bambini rimasti normali. L’anno scorso, i ricercatori hanno voluto confermare questi dati, conducendo un altro studio su 343 neonati. Di questi, 221 erano considerati ad alto rischio di sviluppare l’autismo perché avevano un fratello maggiore con autismo.
I bambini con fratelli o sorelle con la condizione sono circa 14 volte più probabilità di sviluppare l’autismo da soli. A 24 mesi, 47 bambini hanno ricevuto una diagnosi di autismo. Le scansioni RMN dei bambini che hanno sviluppato l’autismo sono state confrontate con le scansioni di coloro che non l’hanno sviluppato. I bambini di 6 mesi che alla fine svilupparono l’autismo, avevano il 18% in più di CSF rispetto ai bambini di 6 mesi sani. Durante il follow-up, il team ha scoperto che il CSF rimaneva elevato sia a 12 che 24 mesi. I bambini che hanno sviluppato i casi più gravi di autismo, hanno avuto il 24% in più di CSF alla scansione di 6 mesi. Dopo alcuni mesi, dei ricercatori del Rensselaer Polytechnic Institute di New York guidati da Juergen Hahn e Daniel Howsmon, identificano invece un nuovo metodo per prevedere se un bambino è nello spettro ASD in base a sostanze rilevabili nel sangue. Il team ha analizzato i dati dei campioni di sangue di 83 bambini con autismo e 76 bambini normali, di età compresa tra i 3 e i 10 anni. Gli scienziati hanno iniziato a misurare le concentrazioni di metaboliti risultanti da due processi metabolici: il metabolismo delle unità mono-carbonio dell’acido folico (FOCM) e quello chiamato della trans-sulfurazione (TSS).
Queste due vie metaboliche sono coinvolte nel ricambio del DNA e nel metabolismo degli aminoacidi con zolfo (cisteina, omocisteina, metionina). L’acido folico è una vitamina essenziale al metabolismo degli acidi nucleici, tanto è vero che serve alla rigenerazione delle cellule del midollo osseo e di tutte le mucose. Le cellule cerebrali non lo usano per duplicarsi, ma per sintetizzare basi del DNA da sostituire in caso di errori dovuti a mutazioni. La cisteina e la metionina sono due amminoacidi che dialogano con la via FOCM; la metionina è l’intermediario per la cessione di unità mono-carbonio. Fra l’altro, la metionina è anche un cofattore che serve alla sintesi di un importante trasmettitore cerebrale, la noradrenalina, che regola la veglia ed il comportamento. Con la loro metodica, il gruppo ha correttamente identificato quasi il 98% dei bambini con autismo e il 96% di quelli normali. E’ probabile che essi abbiano finalmente trovato l’anomalia metabolica che sta sotto il ritardo mentale dei bambini autistici, assieme alle loro bizzarrie di comportamento ed altre manifestazioni neurologiche associate. Questo fa sperare che trovando un farmaco o una sostanza che interagisca positivamente con le vie FOCM e TSS, si possa correggere almeno in parte il disturbo cerebrale che affligge questi bambini.
Ma c’è chi si sta muovendo in altre direzioni. Robert K. Naviaux, professore di Medicina, Pediatria e Patologia alla UCSD School of Medicine, e primo autore del nuovo studio, ritiene che l’idea di un’anomala “risposta al pericolo cellulare” possa offrire una teoria unificante per lo sviluppo dell’autismo. La risposta al pericolo cellulare è un segnale normale inviato da tutte le cellule quando subiscono lesioni o stress. Il segnale fa sì che la cellula irrigidisca le sue pareti cellulari, smetta di comunicare con altre cellule e taccia fino a quando la minaccia non scompare. La molecola segnale proviene dai mitocondri, ma il farmaco chiamato suramina blocca l’abilità della piccola molecola di diffondere il segnale di pericolo. La suramina è un farmaco che ha più di cento anni; fu sviluppato nel 1916 in Germania, dalla Bayer, per curare la malattia del sonno (tripanosomiasi). E’ usata in laboratorio per studiare come le cellule lancino messaggi dalla loro superficie fino ad ogni compartimento interno, incluso il nucleo.
Per il loro piccolo studio clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo di fase I / II che coinvolge 10 ragazzi, tutti di età compresa tra 5 e 14 anni a cui è stata diagnosticato l’autismo, il team ha testato l’effetto di una singola dose di suramina sui sintomi. Lo scopo del trial era scoprire se la teoria della risposta al pericolo cellulare potesse spiegare lo sviluppo dell’ASD e valutare la sicurezza del farmaco, che non è approvato per il trattamento dell’autismo. Uno studio precedente degli stessi autori, condotto nel 2014 aveva testato il farmaco sui topi, scoprendo che una singola dose invertiva temporaneamente i sintomi del comportamento autistico degli animali. Quindi perché non provare sui soggetti umani? I ragazzi sono stati assegnati in modo casuale a ricevere una singola trasfusione endovenosa di suramina o un placebo. I risultati hanno mostrato che tutti e cinque i ragazzi che hanno ricevuto il farmaco hanno mostrato miglioramenti, misurabili nei sintomi ASD non osservati nel gruppo placebo. I miglioramenti riguardavano specificamente la parola e il linguaggio, la comunicazione sociale e il gioco, le abilità manuali, la calma, la concentrazione e il comportamento ripetitivo.
Serviranno altre prove cliniche al riguardo, ma sembra alla fine che gli sforzi della ricerca stiano portando speranze per questa condizione, così disabilitante per i bambini e così frustrante per i loro genitori.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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