L’apolipoproteina A1 è una proteina che negli esseri umani è codificata dal gene APOA1 e ha un ruolo specifico nel metabolismo dei lipidi. Infatti, è il principale componente proteico delle particelle di HDL nel plasma. I chilomicroni, trigliceridi secreti dalla mucosa intestinale, contengono anche apoA1, ma vengono rapidamente trasferiti all’HDL nel sangue. La proteina apoA1, come componente delle particelle HDL, consente l’efflusso di molecole di grasso accettando i grassi all’interno delle cellule per il trasporto altrove, tra cui di nuovo alle particelle LDL o al fegato per l’escrezione. Come componente principale del lipoproteine HDL, l’apoA1 aiuta a eliminare i grassi, compreso il colesterolo, dai globuli bianchi all’interno delle pareti delle arterie, rendendo meno probabile il contribuire di queste cellule alla comparsa di ateroma. Inoltre, apoA1 è un cofattore per la lecitina colesterolo-aciltransferasi (LCAT), un enzima responsabile della formazione della maggior parte degli esteri di colesterolo plasmatici. ApoA1 funziona anche come un fattore di stabilizzazione della prostaciclina (PGI2), e quindi può avere un effetto anti-trombotico. ApoA1 è spesso usata come marker per la previsione di malattie cardiovascolari. Il rapporto apoB-100 / apoA1 ha sempre avuto una correlazione più forte con i tassi di eventi di infarto cardiaco, rispetto ai vecchi metodi di misurazione del trasporto dei grassi.
Sono stati condotti studi per comprendere quali siano gli stimoli esterni o corporei che potrebbero condizionare la sintesi della apoA1, considerato che la sua presenza è un fattore di protezione per le cardiovasculopatie. Uno dei primi studi ha testato l’effetto della glucosammina, uno zucchero azotato del metabolismo intermedio. Studi pubblicati in precedenza suggeriscono che un’alterazione del flusso di glucosammina induca uno stato di insulino-resistenza nei muscoli, nel fegato e in altri tipi di cellule. La glucosamina altera anche l’espressione di diversi geni attraverso un effetto su fattori di trascrizione come Sp1. Non di meno, l’apolipoproteina A1 è regolata positivamente dall’insulina, almeno in parte proprio attraverso il suo effetto sul fattore Sp1 (Haas MJ et al. 2004). Il team di Haas ha provato che la glucosammina innalza il livelli della proteina facendo permanere più a lungo il suo RNA messaggero.
Qualche anno più tardi lo stesso gruppo di ricerca ha provato che uno degli acidi grassi omega-3, acido docosaeseneoico (DHA), presente nell’olio di pesce e usato come integratore alimentare, ha effetto opposto in uno modello di cellule tumorali di fegato in coltura (Haas MJ et al. 2011a). Simultaneamente, il team si è accorto che i livelli della apoA1 sono innalzati da una molecola che è sia un precursore vitaminico, che un farmaco usato per abbassare i trigliceridi nel sangue. Si tratta dell’acido nicotinico, che è abbastanza efficace nell’iper-trigliceridemia, e adesso pare anche nella insulino-resistenza del diabete mellito tipo 2. L’effetto è apparso sia nelle cellule di tumore epatico che di intestino tenue (Haas MJ et al. 2011b). Parte degli effetti benefici di questo farmaco sulla salute cardiocircolatoria, perciò, potrebbero essere spiegati proprio attraverso questo meccanismo.
Un ramo interessante della Clinica pratica, in cui la salute cardiovascolare incide molto è la condizione di malattia renale cronica (MRC). La malattia renale cronica è associata a morte prematura per malattia cardiovascolare, che è, in parte, determinata da carenza e disfunzione delle lipoproteine ad alta densità (HDL). Una delle principali cause di carenza di HDL nella malattia renale cronica è la diminuzione del livello plasmatico di apoA1. La apoA1 plasmatica è ridotta nei pazienti in dialisi e il suo RNA messaggero epatico è diminuito nei ratti uremici. L’esposizione di cellule epatiche al plasma uremico ha ridotto significativamente l’espressione di mRNA di apoA1 e concentrazione della proteina. Questi effetti sono stati invertiti sostituendo il plasma uremico con il plasma normale. Il plasma pre- e post-dialisi ha esercitato un altrettanto potente effetto inibitorio sull’abbondanza di apoA1.
Il team di ricercatori di Haas, infine, proprio il mese scorso ha svelato che un altro mediatore endogeno può condizionare i livelli di apoA1: l’istamina. Tutti conoscono questa sostanza, soprattutto chi soffre di allergie, asma ed eritemi vari. I ricercatori hanno visto che l’istamina sopprime la sua produzione, mentre i farmaci anti-istaminici (antagonisti H1) la aumentano in dipendenza dalla dose assunta. Fra questi la azelastina, la cetirizina, la fexofenadina e la difenidramina, tutti farmaci ben noti a chi è affetto da rinite allergica stagionale. Invece, gli antagonisti H2 (cimetidina, ranitidina, ecc.) tradizionalmente usati nella cura dell’ulcera gastrica, non hanno effetto sui livelli di apoA1. Il gruppo ha concluso che serve il recettore di tipo H1 perchè l’istamina innalzi i livelli plasmatici di apoA1. Questa informazione potrebbe essere importante per una strategia terapeutica diversa in caso di patologie associate a disturbi cardiologici o renali.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, Medico specialista in Biochimica Clinica.
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