Siete insonni o mattinieri? Colpa della cattiva digestione o delle preoccupazioni? Potrebbe anche dipendere in parte dal DNA. L’essere mattinieri è associato all’insonnia, ad altri fenotipi del sonno ed è associato all’indice del corpo e alla depressione. Una persona mattiniera preferisce alzarsi e riposare presto, mentre una persona notturna sceglie un ciclo più tardivo della giornata. Il mattino è regolato da un ritmo circadiano mediato dal nucleo soprachiasmatico (SCN), una zona contenuta nell’ipotalamo del cervello. L’SCN è una rete di oscillatori cellulari sincronizzati in risposta a stimoli luminosi ricevuti dalla retina umana. Le differenze nei ritmi circadiani sono state associate a tratti rilevanti dal punto di vista medico come il sonno, l’obesità e la depressione. Studi di linkage umano hanno implicato il gene PER2 nella sindrome familiare della fase di sonno avanzata e gli studi sui geni candidati ne hanno trovati altri. Un’ampia gamma di studi condotti sui ratti in laboratorio hanno evidenziato che diversi geni possono alterare i cicli sonno-veglia di questi animali. Ad esempio, i topi nati senza il gene RGS16 hanno un ritmo circadiano più lungo del normale; analogamente, succede ai topi con mutazioni del gene FBXL3, che regola le proteine CRY1 e CRY2 coinvolte nella sensibilità alla luce.
Mutazioni del gene HCRTR2 (recettore 2 dell’ormone orexina) sono state associate alla narcolessia e all’emicrania sia nell’uomo che nel cane. Adesso un team di ricercatori – guidato dai professori Danielle Posthuma, di Vrije Universiteit (VU) ad Amsterdam, ed Eus Van Someren, dell’Istituto Olandese di Neuroscienze – si è proposto di identificare i fattori genetici per l’insonnia segnalata. A tal fine, hanno effettuato uno studio di associazione genomica ad ampio spettro (GWAS), insieme a uno studio di associazione genico-genomico (GWGAS). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Genetics. Durante un GWAS, i ricercatori analizzano rapidamente i marcatori genetici in serie complete di DNA umano nel tentativo di trovare variazioni genetiche tipiche di malattie specifiche. Un GWGAS, invece, si concentra più strettamente sui geni ed esamina le correlazioni tra le variazioni genetiche all’interno di un singolo gene. Per questo motivo, un GWGAS può essere un metodo di test più potente, nei casi in cui aumenta il numero di variazioni genetiche o quando solo “l’effetto cumulativo” di diverse variazioni genetiche si correla con una malattia.
L’insonnia condivide il background genetico con altre malattie. In questo nuovo studio, gli scienziati hanno eseguito queste analisi genetiche in 113.000 persone. I ricercatori hanno trovato tre loci genetici e sette geni per l’insonnia. Inoltre, hanno scoperto che alcuni di questi geni sono stati precedentemente associati ad altre condizioni. La più forte associazione genetica per l’insonnia è stata anche coinvolta in un disturbo del sonno meglio conosciuto col nome sindrome delle gambe senza riposo (RLS). Altre condizioni le cui basi genetiche si sovrapponevano a quelle dell’insonnia includevano disturbi d’ansia, depressione, nevrosi e scarso benessere generale, come vissuto soggettivamente e auto-riferito. Più specificamente, il gene MEIS1 era stato associato con la RLS e un altro disturbo del sonno chiamato movimenti periodici notturni degli arti (PLMS). L’RLS è una condizione che colpisce fino al 10% della popolazione degli Stati Uniti ed è caratterizzata dall’irresistibile impulso a muovere la gambe, che peggiora durante la notte e causa sonnolenza e spossatezza durante il giorno successivo. Allo stesso modo, la PLMS coinvolge movimenti involontari e violenti durante il sonno, causando affaticamento durante il giorno.
I ricercatori hanno scoperto che PLMS, RLS e insonnia condividono tutti una variante nello stesso gene MEIS1. È interessante notare, gli autori sottolineano, la PLMS e la RLS sono entrambe caratterizzati da irrequietezza fisica, mentre l’insonnia è definita da irrequietezza della mente. Lo studio ha anche identificato le differenze genetiche tra i sessi, in analogia ad un altro studio pubblicato l’anno scorso, in cui un gruppo indipendente ha trovato associazioni fra insonnia ed il gene WDR27 negli uomini, e con i geni CYCL1 e TGFBI nelle donne. Il Prof. Posthuma spiega: “Abbiamo riscontrato una differenza tra uomini e donne in termini di prevalenza: nel campione sotto analisi, incluse principalmente persone di età superiore ai 50 anni, il 33% delle donne ha riferito di soffrire di insonnia. Ciò suggerisce che, in parte, diversi meccanismi biologici possono portare all’insonnia negli uomini e nelle donne. Non è più possibile liquidare il problema come unicamente dipendente dall’ambiente esterno”.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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