Generalità e decorso
I diverticoli del colon sono delle estroflessioni delle pareti intestinali, che possono originare da tutti i segmenti dell’intestino, ma il colon è la sede è più comune di comparsa. I diverticoli possono essere di natura congenita (presenti sin dalla nascita) o acquisita. Nel primo caso l’estroflessione comprende anche la parete muscolare, nel secondo interessa soltanto la tonaca mucosa e la sierosa. Quasi il 40% della popolazione nella fascia 40-55 anni è portatrice di diverticoli; nella fascia compresa tra i 70-80 anni l’incidenza raggiunge quasi l’80%. Sebbene siano più frequenti tra gli anziani, i diverticoli possono comparire a qualsiasi età e tanto più precocemente insorgono i sintomi e tanto maggiore è il rischio di complicanze. La prevalenza della malattia nei soggetti sotto i 30 anni pur essendo molto bassa (1-2%) è destinata a salire a causa del continuo peggioramento delle abitudini dietetiche e dello stile di vita. Oltre all’età, l’altro fattore statisticamente rilevante è una dieta povera di fibre ed acqua tipica dei paesi occidentali, dove l’incidenza della diverticolite è maggiore rispetto a quelli orientali. Infatti, la scarsa presenza di fibre ed acqua è associata ad un aumento della pressione del lume intestinale che, esercitando una spinta verso l’esterno sfianca i punti di debolezza della parete.
Essendo asintomatica, la diverticolosi non dà segni e viene più spesso scoperta occasionalmente durante una visita medica di controllo. Solo quando i diverticoli si infiammano (diverticolite) insorgono i sintomi tipici della malattia. Fortunatamente, il rischio di evoluzione in diverticolite è abbastanza basso, ma quando accade può essere molto grave. In genere solo il 20% delle persone con diverticoli manifesta sintomi e solo il 10-15% sviluppa diverticolite. I sintomi della malattia diverticolare sono piuttosto variegati: sensazione di peso addominale, meteorismo con flatulenza, dolori addominali maggiori nel fianco sinistro, alternanza di stitichezza-diarrea, febbre con o senza crampi addominali, sanguinamento intestinale (nel 3-5% dei casi). Eccetto che per quest’ultimo sintomo, l’intero quadro riproduce da vicino una sindrome del colon irritabile, da cui bisogna fare diagnosi differenziale.
La diverticolosi può essere individuata con indagini specifiche, come la retto-colonscopia, l‘ecografia addominale e la tomografia computerizzata. L’accertamento diagnostico può essere giustificato da sintomi specifici riferiti al medico curante o essere un reperto casuale, durante l’indagine di altri disturbi. La diverticolite si presenta spesso con dolori localizzati, alvo chiuso, febbre e brividi e rettorragia (espulsione di sangue). La diverticolite complicata non può essere trattata con la sola alimentazione e la terapia prevede: la somministrazione di antibiotici per via parenterale, digiuno forzato e talvolta la chirurgia. Al contrario, è possibile adottare una dieta preventiva nel caso in cui si manifestino i sintomi generici già descritti o vi sia la consapevolezza della presenza di diverticolosi.
Come comportarsi a tavola
La prima regola è apportare almeno 30g al giorno di fibre alimentari, concomitante ad una buona idratazione orale, specialmente durante i pasti. E’ ancora più importante scegliere fibre solubili come ad esempio l’inulina, poiché esercitano anche un azione prebiotica molto importante, ovvero nutrono il microbiota (la flora batterica intestinale). Questo accorgimento è estremamente utile a mantenere un equilibrio tra i ceppi interni ed a garantire il nutrimento della mucosa. Oltre a proteggere i tessuti da eventuali aggressioni esterne, la flora batterica riduce il pH fecale e produce vitamine e molecole essenziali alla salute delle cellule intestinali (acido butirrico e poliammine). Oltre a nutrirli, può essere molto utile aumentare l’introduzione esogena di questi microorganismi. In tal caso, diviene auspicabile l’utilizzo di prodotti contenenti probiotici o fermenti lattici (Lactobacillus spp., Bifidobacterium spp., Leuconostoc spp., ecc). A tale scopo sono disponibili in commercio molte formulazioni.
Si dovrebbero evitare, inoltre, gli alimenti difficilmente masticabili come la frutta a guscio (noci, nocciole, mandorle, pistacchi, pinoli, arachidi, ecc.) e quelli contenenti buccia e semi interni (pomodoro, melanzane, fichi, cetrioli, kiwi, melograno, ecc). Queste strutture, infatti, sono quasi del tutto indigeribili e possono accumularsi nei diverticoli stessi, ingolfandoli e impedendone il ricambio. Ciò può predisporre alla comparsa di diverticolite. Ecco perchè, molti pazienti consigliano al paziente di assumere ciclicamente disinfettanti intestinali. Quest’ultima opzione è opinabile per un semplice motivo: usare antibiotici sicuramente elimina quelli potenzialmente infiammatori (Gram-negativi), ma lede la composizione anche di quelli Gram-positivi ovvero Lattobacilli, Bifidobatteri e analoghi. L’accorgimento principale in questi casi è quello di fare un ciclo di probiotici dopo il trattamento antibiotico, per ribilanciare il microbiota.
In caso si arrivi alla diverticolite con sovra-infezioni batteriche, è indicata la somministrazione di antibiotici; è possibile seguire una parallela terapia antidolorifica, a base di FANS e paracetamolo per ridurre la febbre e/o il dolore. In caso di crampi viene consigliata la somministrazione di antispastici. Per la cura della diverticolite acuta servono antibiotici ad azione sistemica: assunti per bocca o per via endovenosa, gli antibiotici combattono il batterio implicato nella malattia, contrastando l’infiammazione. Come ricordato sopra, la somministrazione di antibiotici dovrebbe sempre essere accompagnata da probiotici, dato che questi farmaci sconvolgono la fisiologia del microbiota intestinale.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.