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Diabete: gestire bene prima evita complicanze e problematiche in futuro

Le statistiche sono ormai da tempo concordi nel rilevare come le nuove diagnosi di diabete tipo 1 o tipo 2 negli Stati Uniti siano in costante crescita., specialmente fra le persone giovani adulte. Secondo una recensione del 2017 pubblicata sul New England Journal of Medicine, circa 208,000 persone negli Stati Uniti sotto i vent’anni sono stati diagnosticati con diabete. L’età alla quale si viene diagnosticati sembra correlata con la progressione di disturbi cardio-metabolici o suoi fattori di rischio. Più giovane è l’età di diagnosi, maggiore sembra la probabilità di diventare obesi, avere maggiori livelli sanguigni di colesterolo LDL e una minore gestione della glicemia nel tempo. Due studi pubblicati adesso sulle riviste Diabetologia e Journal of Diabetes, hanno trovato una interessante correlazione fra l’età di diagnosi con diabete e rischio di infarto, ictus cerebrale ed sviluppo di certi tumori. I professori Dianna Magliano e Jonathan Shaw, del Baker Heart and Diabetes Institute in Melbourne, Australia, hanno esaminato i dati di una enorme coorte di pazienti in Australia (ben 743,709), che fra il 1997 ed il 2011 sono stati diagnosticati con diabete tipo 2. Poiché questi pazienti erano registrati nel network del Servizio Nazionale Australiano del Diabete (ANDSS), i ricercatori hanno avuto accesso ai dati sulle cause del loro decesso. In media, durante il periodo di studio c’è stata un diagnosi all’età media di 59 anni, con un totale di 115,363 decessi.

I fattori associati a uno scarso controllo glicemico comprendevano durata più lunga del diabete, basso livello di istruzione, scarsa compliance alla dieta e ai farmaci, scarsa attitudine verso la malattia, scarso comportamento di autogestione, ansia, depressione, insufficienza renale, ipertensione e dislipidemia. L’analisi dei dati ha fatto concludere ai ricercatori che più precoce era la diagnosi di diabete tipo 2, maggiore era il rischio di tutte le cause di mortalità, con in cima le cardiovasculopatie. Nello specifico, venendo diagnosticati 10 anni prima della media registrata, io pazienti avevano un rischio del 20-30% maggiore di morire per ogni malattia, mentre il 60% era maggiore per cardiopatia. E non ci sono state differenze fra i sessi. Le evidenze degli studiosi suggeriscono perciò che più precoce è la comparsa di un diabete tipo 2, maggiore sono le co-morbidità e complicanze, rispetto alle persone che sviluppano la malattia più avanti negli anni. Di conseguenza, sottolinea il team, è imperative che ci sia una maggiore attenzione clinica ai nuovi casi di diabete farmaco-dipendente , specialmente gli individui giovani ai quali dovrebbe essere insegnato come gestirsi al meglio nella loro patologia, ottimizzare il trattamento farmacologico ed evitare i fattori di rischio che li possono esporre precocemente alle complicanze.

In aggiunta, c’è necessità di identificare con screenings tutti coloro ad alto rischio di sviluppare diabete, cosicché si possa intervenire alla correzione dello stile di vita, soprattutto quello alimentare e voluttuario. Una cosa intrigante dell’indagine, è che i pazienti che avevano ricevuto una diagnosi di diabete ad un’età più giovane, avevano una minore mortalità per rischio di ammalarsi di tumore. Non c’è spiegazione apparente per questo legame che sembra anche contraddittorio poiché, ad esempio, un’iperglicemia stabile o mal compensata è un fattore di rischio riconosciuto per la comparsa di carcinoma mammario o uterino in donne diabetiche da tempo. Questo appare più frequentemente se la terapia antidiabetica è a base di insulina, poichè essa è un fattore di crescita cellulare al di là delle sue azione correttive sulla glicemia. Gli studiosi speculano sulla possibile spiegazione di questo fenomeno affermando che è possibile che dopo una diagnosi di diabete, le persone hanno contatti più frequenti con i presidi medici e i centri di monitoraggio. Questo aumenta la probabilità che durante i controlli di routine si possa rilevare precocemente la presenza di una neoplasia, quando ancora non è clinicamente rilevabile.

E’ un’ipotesi plausibile, ma mai quanto la certezza che sono le nostre scelte a determinare le nostre malattie.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Tabesh M, Shaw JE et al. J Diabetes. 2018 Mar 6. 

Huo L, Magliano DJ et al. Diabetologia. 2018 Feb 22. 

Lee CMY et al. Diabetes Res Clin Pract. 2017 Oct; 132:36-44.

Koye DN et al. Diabetes Res Clin Pract. 2017 Apr; 126:60-67. 

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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