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Strutture residenziali e semiresidenziali per non autosufficienti: indicazioni generali

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) garantisce alle persone non autosufficienti, affette da malattie croniche o in condizioni di fragilità, che non hanno la possibilità di curarsi a domicilio, l’opportunità di essere ospitate in strutture residenziali extra ospedaliere che offrano loro tutta l’assistenza di cui hanno bisogno. Per rimanere al proprio domicilio ed essere assistiti in un programma di cure domiciliari, infatti, è comunque necessario disporre di un alloggio adeguato e, soprattutto, godere del supporto di persone (familiari, amici o assistenti a pagamento) che assicurino il soddisfacimento delle necessità principali della vita quotidiana.

Ciò comprende la preparazione e la somministrazione dei pasti, le pulizie personali e dell’alloggio, l’acquisto dei beni indispensabili, incluse le medicine, l’aiuto alla mobilità personale, eventualmente con l’ausilio di dispositivi (deambulatori, stampelle, ecc.), l’aiuto nell’uso dei servizi igienici, ecc. Quando queste condizioni non sono assicurate in toto la ASL di residenza, su richiesta del medico di medicina generale e previa una valutazione complessiva delle condizioni fisiche, psichiche e sociali da parte della UVM (Unità di Valutazione Multi-dimensionale), autorizza il ricovero in una struttura residenziale. Ciò per poter garantire un’assistenza completa rispetto alle necessità dell’assistito e la fornitura di tutti i presidi e gli ausili necessari (farmaci, pannoloni, medicazioni, ecc.).

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Le strutture residenziali come l’RSA (Residenza Sanitaria Assistita) possono garantire livelli diversi di intensità assistenziale e, quindi, ospitare persone con problemi sanitari di diversa complessità. In alcuni casi, vengono ricoverate persone in condizioni molto critiche, che hanno bisogno di supporto alle funzioni vitali (respiratore, nutrizione artificiale, ecc.) o che si trovano in stato di coma o di responsività limitata.

Nella casa di riposo è garantita la presenza di 1 addetto all’assistenza ogni 10 ospiti e, come per le comunità alloggio, la presenza di infermieri professionali che si organizzano in base ai piani di assistenza individuale per l’anziano. Non è presente, invece, la figura del medico che è invece a richiesta in caso di comparsa di criticità cliniche. Comunque sia, le strutture garantiscono la presenza di figure mediche specialistiche adeguate, la presenza di infermieri h24 e palestra per fisioterapia o programmi di riabilitazione.

Nello specifico, per le case di cura tutte le figure sanitarie, dal medico all’OSS è presente h24; per l’RSA la presenza del medico è diurna con eventuale reperibilità notturna. A secondo delle normative regionali individuali, i ricoveri possono trattarsi di persone in condizioni di salute discrete, cui è sufficiente la visita periodica del medico di medicina generale, la somministrazione di farmaci, l’assistenza di operatori socio-sanitari e la vigilanza notturna.

Vi sono, poi, situazioni intermedie e situazioni che evolvono da una minore a una maggiore gravità o viceversa che migliorano nel corso del tempo. Non è infrequente, es. il caso di individui tetraplegici che permangono in RSA per alcuni mesi per eseguire programmi di fisioterapia controllata. L’RSA, infatti, ha l’obbligo della presenza di 1 fisioterapista ogni 40 ospiti. Nel caso delle della casa protetta, gli addetti all’assistenza hanno un rapporto di 1 ogni 3,5 ospiti, nella RSA il rapporto operatori OSA / ospiti è addirittura di 2,2.

I centri diurni assistenziali sono strutture socio-sanitarie che erogano i loro servizi solo di giorno e sono destinate ad anziani (capacità compresa fra 5-25 individui) con diversi gradi di non autosufficienza. Il loro intento è anche quello di offrire un aiuto alle famiglie, oltre che potenziare e compensare competenze ed abilità legate all’autonomia ed all’identità. Possono essere annessi a volte alle RSA; cui bisogna rivolgersi per ottenere informazioni in merito sull’assistenza dei propri cari. I centri diurni prevedono sempre la figura di 1 infermiere ogni 10 ospiti, per supplire ad eventuali terapie mediche quotidiane.

La casa protetta prevede la figura del medico con presenza non inferiore a 6 ore settimanali ogni 30 anziani, un animatore per le attività ricreative in sala animazione, un terapista ogni 60 ospiti ed un infermiere professionale ogni 12 anziani. Le strutture in questione vengono individuate con nomi o sigle diverse da regione a regione e può capitare che la stessa sigla (ad esempio RSA Residenza sanitaria assistenziale, mentre RA è la Residenza Assistenziale) abbia un significato diverso in un’altra regione. Normalmente, la ASL autorizza il ricovero nelle strutture collocate nel territorio della Regione; solo in casi particolari si può chiedere l’autorizzazione ad entrare in una struttura di una Regione diversa.

Infine si accenna gli Hospice, strutture particolari che accolgono generalmente malati oncologici in fase avanzata o inguaribile per patologie molto gravi. In questo caso, la struttura dispone di tutte le attrezzature mediche di cui necessita, anche a richiesta, delle cure farmacologiche e di tutte le figure professionali (OSS, infermiere, medico ed anche psicologo). Il tutto nell’unica ottica di mantenere una buona qualità di vita fra il pazienti terminali. Un’hospice non ha nulla a che vedere con una casa di riposo. La differenza principale tra le due strutture è che gli hospice accolgono solo malati inguaribili, non importa a quale fascia di età appartengano (finanche bambini se succede), mentre le case di riposo sono rivolte a persone della terza età senza patologie croniche gravi.

Compartecipazione alla spesa sociale

Nelle strutture private, è sufficiente prendere contatto con la struttura, e l’ospite paga in base alla retta decisa dalla struttura. Per le strutture residenziali di medio/bassa intensità sanitaria, destinate a persone in condizioni non gravi, la normativa nazionale prevede che il Servizio sanitario nazionale si faccia carico solo del costo delle prestazioni sanitarie erogate e che i costi delle prestazioni non sanitarie e delle prestazioni di natura alberghiera (vitto, igiene personale, intrattenimento, ecc.) siano a carico dell’assistito o, in caso di disagio economico, del Comune di residenza.

In considerazione del fatto che le prestazioni sanitarie e le prestazioni non sanitarie non sono facilmente distinguibili, la retta è suddivisa in base a un criterio forfetario, al 50% tra la ASL e l’assistito almeno per quanto riguarda le RSA. Anche per i pazienti critici e gli altri pazienti con patologie croniche o semi-croniche in trattamento (es. tetraplegici), la spesa dei farmaci è a carico degli ospiti o dei loro parenti. Per quanto riguarda le case di cura, generalmente sono private quindi le spese sono a carico dell’ospite o dei suoi familiari, a meno che siano convenzionate con SSN.

Considerata, comunque, l’ampia variabilità regionale, sono disponibili approfondimenti e molto più materiale in materia di compartecipazione sul sito della Regione di appartenenza.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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