L’obesità è un problema in costante crescita a causa dei sempre peggiori stili alimentari che stanno prendendo piede. La recente scoperta che l’arancia rossa potrebbe contrastare questo fenomeno, ha suscitato molta curiosità fra nutrizionisti e ricercatori. Originariamente la scoperta fu pubblicata nel 2010, sull’International Journal of Obesity, da parte di un team composto dal Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell Istituto Europeo di Oncologia di Milano, diretto dal Professor PierGiuesppe Pelicci. Allo studio hanno collaborato anche membri del Centro di Agrumicoltura (CRA) di Acireale, sotto la supervisione dei Dr.i Recupero e Rapisarda, i dipartimenti di Scienze dell’Alimentazione e Microbiologia ed il Dipartimento di Sicenze Biomolecolari e Biotecnologie dell’Università di Milano. Lo studio aveva preso in esame gli effetti della varietà arancia Moro, caratterizzata da un alto contenuto di antocianine, pigmenti color porpora e blu, conosciuti per il loro potere antiossidante e contrastante sull’accumulo dei grasso nel tessuto adiposo. I risultati hanno rivelato che il consumo di succo di arancia Moro inibisce l’aumento di peso corporeo ed il deposito di grassi.
L’effetto anti-obesità del succo di arancia Moro è stato di gran lunga superiore che non quello di arancio biondo (povero di antocianine), ma anche della somministrazione separata di antocianine. Tali dati dimostrano il potenziale anti-obesità del consumo di arancia Moro nel modello di laboratorio, suggerendo inoltre che la composizione unica dell’arancia Moro contribuisce significativamente anche agli effetti positivi delle antocianine. Altri dati sperimentali sono stati pubblicati nel 2012 dallo stesso gruppo, che ha provato l’efficacia dell’estratto di arancia Moro somministrato per 12 settimane, in contemporanea ad una dieta iper-lipidica, nel prevenire la comparsa di fegato grasso (steatosi epatica) nei ratti. I meccanismi questa volta sono stati parzialmente elucidati e coinvolgono l’antagonismo di due recettori cellulari. Il primo viene attivato e si chiama PGC1-alfa, che permette l’espressione dell’enzima acil-Coenzima A ossidasi, che ossida i trigliceridi. L’altro viene bloccato e prende il nome di recettore epatico X (LXR-alfa); esso, invece, permette l’espressione dell’enzima acido grasso sintasi (FAS), il principale regolatore della sintesi degli acidi grassi.
Adesso, invece, un team dell’Università Pablo de Olavide, a Siviglia, ha testato gli effetti di una bevanda a base di succo di arancia rossa, ma che ha subito fermentazione. La fermentazione alcolica dei frutti ha generato nuovi prodotti con elevate concentrazioni di composti bioattivi e moderata gradazione alcolica. Nel loro studio, il team ha valutato l’effetto potenziale sui fattori di rischio cardiovascolare del consumo regolare da parte di esseri umani sani, di una bevanda ottenuta dalla fermentazione alcolica e dalla pastorizzazione. Trenta volontari sani sono stati arruolati in uno studio randomizzato controllato. Il gruppo sperimentale (n = 15) ha bevuto 500 mL di bevanda fermentata (FRO) al giorno per 2 settimane (fase di intervento), seguita da una fase di washout di 3 settimane. Campioni di sangue sono stati raccolti al basale (T0) e alla fine dell’intervento (T1) e del washout (T2). L’assunzione di FRO ha aumentato significativamente la capacità anti-radicali liberi (43,9%) e ridotto acido urico (-8,9%), catalasi (-23,2%), aldeidi reattive (-30,2%) e proteina C-reattiva ( -2,1%).
Il consumo regolare di FRO ha migliorato lo stato antiossidante e diminuito stato di infiammazione, perossidazione lipidica e livelli di acido urico. Pertanto, la FRO può proteggere il sistema cardiovascolare in esseri umani sani ed essere considerato una nuova bevanda funzionale.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, Medico specialista in Biochimica Clinica.
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