La leucemia mieloide acuta (LMA) è uno dei tipi più comuni di leucemia acuta negli adulti con il più basso tasso di sopravvivenza di tutte le leucemie. La resistenza alla citarabina e alla chemioterapia a base di antracicline è una delle principali cause di fallimento del trattamento. Pertanto, è urgente trovare nuovi farmaci con attività anti-leucemiche e un minimo effetto collaterale. Un gruppo di ricercatori della Wenzhou Medical University, ha eseguito uno screening di più di 1000 farmaci approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti. Ha così scoperto che il mebendazolo, un farmaco molto usato per la lotta alla parassitosi da vermi, inibisce la crescita delle linee cellulari di leucemia mieloide (THP-1, U937, NB4 e K562) e cellule del midollo osseo, da pazienti con LMA a concentrazioni farmacologicamente ottenibili.
Al contrario, una simile concentrazione di MBZ ha avuto un piccolo effetto inibitorio su globuli bianchi del sangue periferico normale. Inoltre, il MBZ ha indotto arresto mitotico (fase di divisione dei cromosomi) e scompenso replicativo nelle cellule LAM. Le evidenze si sono basate sulla morfologia nucleare, sulla distribuzione del ciclo cellulare, sull’analisi dei markers mitotici e sul numero di cellule apoptotiche. Il MBZ sembra interferire in qualche modo con vie essenziali di segnalazione cellulare (PI3K-Akt ed ERK) nelle cellule leucemiche LMA. Infine, il farmaco ha represso la progressione delle cellule leucemiche in vivo e la loro sopravvivenza prolungata dopo loro trapianto nel topo sano. Nel complesso, i risultati suggeriscono che il MBZ potrebbe essere un potenziale nuovo agente terapeutico per il trattamento dei pazienti affetti da LMA.
Non è una novità che un farmaco usato per altri scopi venga scoperto essere efficace verso altre condizioni. L’anno scorso sono stati pubblicati studi sulla niclosamide, un altro anti-parassitario che è risultato anch’esso efficace nell’indurre morte celle cellule leucemiche LMA. La ricerca di nuovi farmaci per scavalcare la resistenza delle cellule tumorali ai farmaci convenzionali risulta sempre più ardua, nonostante le costanti acquisizioni della biologia molecolare. Per cui, il sondaggio di banche dati di farmaci correntemente approvati risulta molto più veloce e proficuo, rispetto a nuovi composti di cui si conosce poco o nulla. Se poi si tratta di un farmaco giù approvato dalle Autorità competenti in materia, si saltano molti passaggi relativi alle prove di laboratorio, affrettando i tempi per la sperimentazione clinica.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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