La sclerosi multipla (SM) è una condizione autoimmune che colpisce il sistema nervoso centrale. Nella SM, il sistema immunitario attacca la mielina che circonda le cellule nervose. Questo danneggia le cellule nervose, causando sintomi come debolezza muscolare, intorpidimento, dolore cronico e problemi di coordinazione dei movimenti o dell’andatura. Negli Stati Uniti, circa 1 milione di persone vivono con la condizione, secondo le stime più recenti. In tutto il mondo, 2.3 milioni di persone ne sono affette. La SM non ha ancora una cura reale e le opzioni di trattamento che possono rallentare la progressione della malattia sono limitate. Lo stress ossidativo potrebbe essere un bersaglio operativamente fattibile per combattere la SM, poiché esiste una grande evidenza di dati sul ruolo dei radicali liberi ossidanti (ROS) nella sua insorgenza e / o progressione. L’acido lipoico (LA) è un acido grasso presente in natura che esibisce proprietà antiossidanti e antinfiammatorie e viene perseguito come terapia per molte malattie tra cui la sclerosi multipla, la polineuropatia diabetica e il morbo di Alzheimer.
L’acido α-lipoico funge da cofattore di alcuni enzimi bioenergetici. Insieme con la sua azione coenzimatica, ha molte funzioni biologiche che si traducono in un’ampia varietà di azioni. Fra queste vi sono la proprietà anti-infiammatoria, la cattura dei ROS, la rigenerazione di altri agenti antiossidanti, come le vitamine C ed E. Può rigenerare anche il glutatione e sequestrare (chelazione) ioni metallici come ferro e rame, e modulare i segnali cellulari di alcuni fattori di trascrizione nucleari. Questo potrebbe significare che l’acido lipoico sarebbe in grado di esercitare, nel tempo, effetti di tipo “epigenetico” ossia di una lenta ma stabile modifica dell’espressione genica. L’acido lipoico, come da studi precedenti è in grado di alterare i livelli di una molecola segnale dentro le cellule, l’AMP ciclico (cAMP), attraverso un’azione sull’enzima produttore, la adenilato-ciclasi, a valle dei recettori EP2 ed EP4 attivati dalle prostaglandine. Queste ultime, tutti sanno, sono mediatori prodotti durante le infiammazioni, la febbre e alcuni contesti di dolore cronico. Studi di farmacologia indicano che LA può anche attivare l’enzima indipendentemente dai recettori EP2 ed EP4.
Il pretrattamento dei globuli bianchi in vitro con l’inibitore del calcio BAPTA, prima del trattamento con LA, ha portato a livelli ridotti di cAMP, suggerendo che gli ioni calcio intervengono nella produzione di cAMP. Inoltre, studi di inibitori farmacologici dimostrano che LA attiva anche altri recettori di superficie, tra cui quelli per l’adenosina. Nel sistema nervoso centrale, la loro attivazione è generalmente accoppiata ad effetti anti-infiammatori. Il modello animale di laboratorio della SM (encefalomielite allergica sperimentale; EAE) suggerisce che l’infiltrazione di macrofagi e di linfociti B (oltre ai linfociti T ed al ruolo locale della microglia, i macrofagi del cervello) contribuisce alla patogenesi della malattia. Qualche mese fa è stato pubblicato uno studio che ha confrontato la capacità migratoria dei monociti umani e delle cellule B da soggetti sani di controllo e soggetti con SM recidivante-remittente (RRMS), con o senza trattamento con acido lipoico. La migrazione basale di globuli bianchi arricchiti con monociti da soggetti RRMS è stata significativamente più alta rispetto ai globuli bianchi dei soggetti sani. Il trattamento con LA inibisce significativamente la migrazione dei monociti e dei linfociti B in entrambe le coorti; il team di ricerca, pertanto, ritiene che può quindi essere terapeuticamente efficace per il trattamento della SM.
L’integrazione con acido lipoico riduce la gravità della malattia e la migrazione dei linfociti T nel sistema nervoso centrale in un modello murino di sclerosi multipla (SM) e la somministrazione in soggetti con SM progressiva secondaria (SPSM) riduce l’atrofia cerebrale rispetto al placebo. Un trial clinico recente ha testato la somministrazione 1200mg di LA orale a soggetti sani di controllo, SM recidivanti remissivi (RRMS) e SPMS, misurando i livelli di cAMP plasmatici nei globuli bianchi del sangue periferico. I soggetti sani e con SPMS avevano un aumento del cAMP a 2 e 4 ore di trattamento post-LA rispetto al basale, mentre i soggetti con RRMS mostravano diminuzioni nel cAMP. Inoltre, le concentrazioni plasmatiche di prostaglandina E2 erano significativamente inferiori nei soggetti con RRMS femminile, rispetto ai soggetti sani e SPMS femminili 4 ore dopo l’ingestione di acido lipoico. Questi dati indicano che il cAMP potrebbe essere parte del meccanismo di azione dell’acido lipoico nella SPMS e che vi è una risposta divergente ad esso nei soggetti RRMS. Questo può avere implicazioni nell’efficacia dei farmaci in uso corrente.
- a cura del dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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