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Esercizio fisico: da solo cambia in meglio la composizione dei batteri intestinali

Due studi pubblicati alla fine dell’anno scorso hanno dimostrato che l’esercizio fisico da solo, senza cambiamenti dietetici, è sufficiente a modificare la composizione dei batteri intestinali. Gli esperimenti, condotti sia su topi che su esseri umani, hanno scoperto che l’esercizio fisico può aumentare la produzione di acidi grassi a catena corta (es. proprionico, butirrico) che riducono l’infiammazione e mantengono sano l’intestino. Ora, un nuovo studio ingrandisce gli effetti specifici dell’allenamento di resistenza fisica sulla composizione del microbiota intestinale. Il primo autore del documento è Eveliina Munukka dell’Istituto di biomedicina dell’Università di Turku in Finlandia. Lei e i suoi colleghi hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Frontiers in Microbiology. Satu Pekkala, un ricercatore dell’Accademia di Finlandia affiliato alla Facoltà di Scienze dello sport e della salute dell’Università di Jyväskylä, è l’autore corrispondente dello studio. Munukka e colleghi hanno creato un programma di 6 settimane di allenamento di resistenza per bicicletta, che ha coinvolto tre sessioni a settimana. I ricercatori hanno arruolato 17 donne in sovrappeso nel programma. I partecipanti erano stati sedentari prima dello studio ma erano comunque sani.

L’intensità dell’allenamento di resistenza è stata controllata controllando la frequenza cardiaca dei partecipanti. Le donne non hanno cambiato nient’altro del loro stile di vita o dieta durante lo studio, in modo che gli effetti dell’esercizio da soli sarebbero diventati evidenti. Usando la tecnologia dil sequenziamento dell’RNA (Seq RNA 16S), Munukka e il team hanno analizzato la composizione e la funzione del microbiota intestinale dei partecipanti. Complessivamente, alla fine del programma, i ricercatori hanno riscontrato una diminuzione dei cosiddetti Proteobacteria – cioè batteri intestinali che hanno il potenziale di provocare l’infiammazione – e un aumento dei batteri benefici denominati Akkermansia, che hanno legami con un migliore metabolismo. Ricerche precedenti hanno scoperto che i batteri di Akkermansia sono più diffusi nelle persone che sono fisicamente attive rispetto alle persone che non lo sono. Alcuni studi hanno suggerito che i batteri potrebbero proteggere dall’obesità e dal diabete. Il team afferma che sono necessari ulteriori studi per dimostrare che Akkermansia potrebbe mediare alcuni dei benefici per la salute dell’esercizio. Tuttavia, hanno scoperto che i fosfolipidi e il colesterolo nelle particelle di lipoproteina VLDL diminuivano in risposta all’esercizio fisico.

Questi cambiamenti sono utili per la salute cardiometabolica perché la VLDL trasporta i lipidi dal fegato ai tessuti periferici, si converte in colesterolo LDL in circolazione e ha quindi effetti cardiovascolari dannosi. Inoltre, l’allenamento di resistenza ha abbassato l’attività della cosiddetta proteina di adesione vascolare-1 (VAP1), che gli scienziati ritengono abbia effetti anti-infiammatori sul sistema vascolare. Stranamente, non vi è stato alcun cambiamento nel marcatore principale e ben noto dell’infiammazione generale, la proteina C-reattiva (PCR). Il traning ha diminuito anche l’abbondanza di diversi geni, compresi quelli relativi al fruttosio e al metabolismo degli aminoacidi. Gli scienziati hanno anche esaminato i cambiamenti nella funzionalità dei geni che codificavano i batteri intestinali. La loro abbondanza di geni funzionali non è cambiata molto, cosa forse da aspettarsi perché la dieta non è cambiata durante l’allenamento. Se il periodo di allenamento fosse stato più lungo, probabilmente gli effetti sarebbero stati visti, secondo gli scienziati. In conclusione, l’esercizio fisico ha modificato il microbioma intestinale senza influenzare notevolmente i metaboliti sistemici o la composizione corporea. Sulla base dei dati e della letteratura esistenti, i ricercatori propongono che tra tutti i taxa del microbiota intestinale, in particolare l’Akkermansia e i Proteobacteria possono essere modificati dall’attività fisica.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Munukka E et al., Pekkala S. Front Microbiol. 2018 Oct 3; 9:2323.

Keskitalo A et al., Pekkala S. PLoS One 2018 May; 13(5):e0198262.

Aatsinki AK et al. J Womens Health (Larchmt). 2018 Oct; 27(10):1293.


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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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