La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia neurodegenerativa su base ereditaria, chiamata anche malattia di Lou Gehrig, o malattia di Charcot o malattia dei motoneuroni. Colpisce selettivamente i motoneuroni, sia centrali (corteccia cerebrale), sia periferici (tronco encefalico e midollo spinale). I motoneuroni popolano la base del cervello e si allineano lungo la colonna vertebrale. Queste cellule hanno la forma di una mano con un palmo e le dita protese, prendono il segnale e lo pulsano lungo il braccio lungo, chiamato assone, per “toccare” le fibre muscolari. Il segnale dice al muscolo di flettersi o rilassarsi, ma, nel caso di pazienti con SLA, l’assone si divide e si ramifica in modo anomalo. Senza collegarsi al bersaglio, l’assone può ridursi. Il messaggio è perso, così come la capacità di controllare i muscoli. Circa il 5-10% dei casi di SLA sono ereditati, con circa un terzo di tali casi derivanti da una mutazione in un gene chiamato C9orf72.
Altre proteine la cui mutazione o disregolazione è coinvolta nella patogenesi della SLA sono TDP-43 e FUS. Tuttavia, per il restante 90-95% dei casi di SLA, non è possibile identificare alcun chiaro fattore di rischio per la malattia. Sono stati invocati come fattore di rischio anche il tabagismo, l’esposizione a certi metalli pesanti ed i traumi cranici. Tre anni fa, la Dr.ssa Eva L. Feldman, dell’Università del Michigan e colleghi suggerirono che l’esposizione ai pesticidi, in particolare pesticidi organoclorurati (OCP) il DDT, metossiclor ed esacloro-benzene, potesse aumentare il rischio di una persona di sviluppare SLA. I pesticidi sono sostanze chimiche utilizzate per proteggere le colture e il bestiame dai parassiti, agenti patogeni e insetti e animali. Il DDT è una forma di OCP ampiamente utilizzata in agricoltura a partire dagli anni ’40, nonché per proteggere le popolazioni civili e militari contro la malaria, il tifo e altre malattie trasmesse dagli insetti.
Tuttavia, l’agenzia americana EPA ne ha bandito l’uso globale definitivamente nel 1972, a causa della sua tossicità cronica da accumulo (non biodegradabile nel terreno) e dal suo potenziale mutageno sia negli animali che negli esseri umani. Eppure, è riportato che nonostante questo provvedimento legislativo, l’uso del DDT in forma illegale è continuato per almeno altri 10 o 15 anni, in nazioni sparse un pò per tutto il globo. Per il loro studio, i ricercatori hanno arruolato 156 pazienti con SLA e 128 controlli senza la malattia. I dati completi sull’esposizione professionale e residenziale ai pesticidi (inclusi OCP, policloro-bifenili (PCB) e ritardanti di fiamma BFR) e la presenza di sostanze inquinanti nel corpo sono stati raccolti per 101 pazienti con SLA e 110 controlli attraverso indagini e prelievi di sangue. I ricercatori hanno scoperto che sia la presenza di pesticidi nel sangue che l’esposizione domestica e professionale era associata ad un aumentato rischio di SLA.
E questa associazione era particolarmente forte per l’esposizione agli OCP. Dopo aver considerato possibili fattori confondenti, tra cui età, sesso, livello di istruzione, stato di fumatore e informazioni sui fattori di rischio occupazionali, il team ha scoperto che il legame tra esposizione ai pesticidi e aumento del rischio di SLA è rimasto. Commentando i loro risultati, gli autori affermano che esistono perciò classi di sostanze inquinanti che aumentano la probabilità di SLA e quindi sono fattori di rischio modificabili della malattia, poiché i fattori ambientali che influenzano la suscettibilità, l’innesco e la progressione della SLA rimangono in gran parte sconosciuti. Delle recensioni molto recenti hanno confermato che l’esposizione a pesticidi OCP, agenti organo-fosforici ed anche metalli (saldatori, metallurgi, siderurgi, fabbri) causa un significativo aumento di rischio di sviluppare la SLA. In questo caso non si tratterebbe di un meccanismo genetico, ma di lesione cronica dei motoneuroni per costante esposizione all’agente tossico, che farebbe sviluppare la malattia dopo l’uccisione di buona parte di questi.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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