Il diabetico è sicuramente più delicato e vulnerabile rispetto ad un individuo sano.
A causa della sua condizione di deterioramento metabolico cronico, infatti. è prono a sviluppare gravi danni d’organo. Le complicanze più note sono: la nefropatia, che se mal curata evolve in insufficienza renale cronica fino all’emodialisi; la retinopatia, che arriva al distacco di retina e/o cecità invalidanti; la cardiopatia, che molto spesso è una coronaropatia silente; ed infine, la neuropatia periferica, causa di manifestazioni dolorose agli arti inferiori. Poco conosciuta è la neuropatia epato-biliare, causata da compromissione del sistema orto- e para-simpatico che regolano della motilità della colecisti e degli annessi epatici. Si manifesta con discinesie biliari, coliche spastiche, e difficoltà digestive con vomito spesso erroneamente ritenuto di altra origine. Ancora molto poco conosciuta, perché definita in dettaglio molto recentemente, è la cerebrovasculopatia diabetica.
Il danno iperglicemico cronico, infatti, non ha preferenza assoluta per la circolazione periferica. E’ possibile che molti pazienti con una cattiva gestione dell’emoglobina glicata (HbA1c), sviluppino un danno cellulare a carico dell’endotelio dei vasi cerebrali, che causa loro difetti circolatori e minore afflusso di sangue in certi distretti. A causa di ciò, molte delle manifestazioni ipossiche sia transitorie (TIA) che permanenti (ischemie), potrebbero trovare la loro base nel suddetto meccanismo. Non si esclude, quindi, che molti dei sintomi comuni a cerebrovasculopatie croniche di altra origine e che certe coorti di pazienti diabetici accusano (vuoti di memoria, irritabilità, difficoltà di concentrazione, insonnia), possano originarsi con questo meccanismo. Per tale ragione, la gestione ferrea della glicemia è il cardine prioritario da seguire in modo disciplinato.
L’assunzione di alimenti con un indice glicemico basso (GI<50) dovrebbe essere scrupolosamente rispettato e gli abusi scoraggiati. Alimenti con un GI molto alto (>65), per contro, sono il pane, le patate, le carote e la frutta in generale. La pasta ha un GI compreso tra 35-50 ma questo non dà il diritto all’abuso. La frutta non deve essere eliminata, poiché è fonte di vitamine, ma è preferibile scegliere quella con un GI basso. Al riguardo è possibile accedere a tabelle alimentari complete e molto dettagliate. E’ chiaro che il limitare enormemente o privarsi dell’assunzione di alimenti con un contenuto culturale molto profondo, come il pane e la pasta, può risultare molto frustrante. La cattiva emotività derivante e la non-accettazione inconscia o cosciente della malattia, inoltre, aggrava il terreno metabolico e personale del paziente. Ma come si può intervenire direttamente tramite gli alimenti per evitare di sviluppare le complicanze?
E possono essere trattate con l’ausilio di integratori? Come detto innanzi, il deterioramento metabolico del paziente diabetico lo porta a sfruttare maggiormente il suo patrimonio vitaminico e di altri composti nutritivi essenziali al mantenimento del suo metabolismo. Nel suo caso, si dovrebbe approcciare il problema come nutrizione, ovvero scegliere esclusivamente gli alimenti che contengono fattori necessari. Le vitamine del gruppo B sono le prime sostanze nutrienti da supplementare al paziente diabetico, specie se affetto da diabete tipo 2, la forma che più facilmente evolve in complicanze rispetto al tipo 1.
===================
La vitamina B1 (tiamina) e la vitamina B8 (biotina) sono essenziali per il buon funzionamento neurologico. Una loro carenza può predisporre più facilmente alla comparsa di neuropatie, non solo periferiche ma anche a carico di organi. Infatti, a parte regolare naturalmente il metabolismo dei carboidrati, mantengono tonicamente il benessere di fegato, pancreas e cuore.
La vitamina B2 (riboflavina) e la vitamina B5 (acido pantotenico) intervengono direttamente nel metabolismo dei carboidrati, che vengono indirizzati ai mitocondri per la completa produzione di energia. La loro carenza può anche manifestarsi come incapacità dell’insulina o dei farmaci ipoglicemizzanti ad indurre il rientro glicemico.
La vitamina B3 (niacina) assieme alla vitamina B2, entra nella costituzione di coenzimi (FAD, NAD, NADP) essenziali a tutte le reazioni ossido-riduttive a carico di zuccheri, lipidi ed acidi organici. La loro carenza relativa può manifestarsi come una sintomatologia a carico del cuore (aritmia, ingrossamento ventricolare, insufficienza di pompa) e come nefropatia silente con micro-proteinuria.
La vitamina B6 (piridossina), interviene principalmente nel metabolismo degli aminoacidi e, a parte le funzioni cerebrali ed epatiche, serve all’omeostasi del sistema immunitario. La vitamina B6, inoltre, ha un buon potere preventivo sulle disfunzioni renali precoci. Essa, infatti è un efficace inibitore dei complessi AGE (proteine glicate irreversibilmente) e interferisce sulla comparsa dell’emoglobina glicata.
Vitamina B7. Anche se non direttamente considerato una vitamina, l’inositolo è chiamato anche vitamina B7 ed è un nutriente fondamentale per il paziente diabetico, poiché è un potente correttore degli stati di insulino-resistenza. Infatti, entra nella costituzione di certi fosfolipidi che dirigono in modo ottimale parte degli effetti metabolici dell’insulina.
La vitamina B9, meglio conosciuta come acido folico, a parte la sua classica azione anti-anemica, deve essere assunta periodicamente nel paziente diabetico perché, di concerto al metabolismo della metionina, regola la sintesi d alcuni fosfolipidi del sistema nervoso. E’ anche un importante fattore di prevenzione dell’innalzamento dei livelli di omocisteina, noto fattore di rischio degli eventi trombo-embolici.
===================
Fonti alimentari eccellenti di tutte le vitamine del complesso B qui elencate sono i legumi, le nocciole, le mandorle, le noci, il lievito di birra, la pappa reale e il polline. Tra gli alimenti di origine animale i più ricchi sono le uova, il tonno, il fegato e la carne di manzo. Come si può vedere dalla lista, si tratta di alimenti che, a parte essere un’ottima fonte di vitamine e di proteine, hanno un indice glicemico bassissimo ed un contenuto calorico medio. Se alcune tipologie di alimento non fossero accette per scelte organolettiche si raccomanda a tutti i pazienti diabetici il ricorso ad integratori commercialmente disponibili, quantomeno in modalità periodica. Ove si nutra diffidenza verso quelli sintetici, si ricorda che polline, pappa reale e lievitodi birra, possono essere assunti come integratori naturali senza effetti collaterali.
Tuttavia, è bene rammentare che non sempre un’alimentazione corretta o l’uso aggiuntivo di integratori riesce a fronteggiare le carenze vitaminiche del paziente diabetico. Questo perché, molto spesso, chi soffre di diabete ha anche uno stato di disbiosi intestinale, un’alterazione della composizione e della salute del microbiota intestinale. Se la comunità batterica viene sovvertita, non solo non è in grado di eseguire correttamente la sintesi delle vitamine del gruppo B che solitamente opera, ma è possibile il sequestro di molti nutrienti alimentari (vitamine incluse) da parte di specie batteriche patogene che dovrebbero rimanere in minoranza. Prima di assumere integratori a base di vitamine per il diabete, dunque, sarebbe opportuno “pulire” l’intestino con terapie antibiotiche, o assumere probiotici o variare la dieta in modo congruo.
Meglio se con il consulto del medico.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Bibliografia scientifica
Kouzi SA et al. Front Biosci (Elite Ed) 2015 Jan; 7:94-106.
Zabłocka SK et al. Adv Clin Exp Med. 2014; 23(6):939.
Smith JD, Clinard VB. J Am Pharm Assoc 2014; 54(5):e304.
Clase CM et al. Semin Dial. 2013 Sep-Oct; 26(5):546-67.
Sudchada P et al. Diab Res Clin Pract. 2012; 98(1):151-58.