Gli ormoni femminili (estrogeni) hanno una potente azione biologica a livello del sistema nervoso centrale. Per esercitare i loro effetti non agiscono come tali, ma devono legarsi a strutture cellulari specializzate (recettori) che nel caso degli ormoni steroidei (estrogeni, androgeni, cortisonici) sono principalmente localizzati dentro la cellula. E ’successo nel 2000 che sono apparse le prime pubblicazioni scientifiche che provavano come questi ormoni avessero siti di legame anche sulla superficie cellulare. Questo ha rivoluzionato l’Endocrinologia e la Psichiatria, facendo comprendere molti aspetti delle azioni oscure di questi ormoni, gettando anche le basi dell’influenza di queste sostanze sull’umore, il comportamento, la cognitività ed altre funzioni superiori del cervello. Nella donna gli estrogeni sono rappresentati essenzialmente dall’estradiolo. L’estradiolo è conosciuto per aumentare il flusso sanguigno cerebrale legandosi a recettori nelle cellule dei vasi e stimolando la produzione di ossido nitrico, che ha azione vasodilatatrice.
E’ dimostrato che conferisce protezione cellulare contro lo stress ossidativo, il danno ischemico e quello da amiloide, una proteina coinvolta nella patogenesi del morbo di Alzheimer. Parimenti, questo ormone promuove la crescita e la riparazione dei neuroni e stimola la produzione di certi fattori di crescita nervosi (es. NGF, BDNF). A livello delle sinapsi neuronali, l’estradiolo aumenta sia i livelli di serotonina, dopamina e noradrenalina, che il numero dei loro recettori. Il dialogo estradiolo-dopamina è quello più studiato in dettaglio per le correlazioni fra menopausa e depressione. Attraverso questi vari meccanismi, gli estrogeni hanno una grande influenza sulle emozioni, sull’umore e sulla funzione cognitiva, che possono venire compromessi durante la menopausa, quando i livelli di estrogeni cominciano a diminuire. La prevalenza del morbo di Alzheimer (maggiore nelle donne che negli uomini), egualmente è stata associata con una carenza in estradiolo in alcuni studi.
Gli estrogeni perciò possono rappresentare un trait-d’union fra cognitività ed anti-aging. I sintomi più caratteristici che possono sorgere durante la menopausa comprendono i cambiamenti dell’umore, i problemi di memoria a breve termine e le vampate di calore. Queste ultime sono proprio dovute al minore controllo dell’estradiolo sulla produzione di ossido nitrico e sulla dilatazione dei capillari o delle arteriole. A livello cerebrale, non è solo l’estradiolo a controllare la circolazione cerebrale; tuttavia può avere un ruolo fisiologico importante durate la normale giovinezza della donna. Anche l’uomo ha una produzione endogena di estrogeni, che però non raggiunge mai livelli elevati per il normale prevalere del testosterone (androgeno). Eppure, dosi molto basse di estradiolo possono conferire un certo gradi di protezione al cervello di uomini con difetti di irrorazione cerebrale dovuti all’età (cerebro-vasculopatia senile). Nelle donne questo avviene già normalmente. Il fatto che la donna sia protetta contro il maggior rischio di infarto cardiaco o cerebrale, è sicuramente legato alla sua natura.
Ed infatti il rischio di vasculopatia cerebrale e di cardiopatia diventa quasi uguale, a parità di età nei due sessi, solo quando la donna è inoltrata nella menopausa. Non esistono molti dettagli sul dialogo degli ormoni maschili, la chimica cerebrale dei neurotrasmettitori e le variazioni di umore nell’uomo. Sicuramente, delle vie metaboliche della dopamina o della serotonina controllate dagli androgeni esistono, ma non suscitano interesse come gli estrogeni, la cui deprivazione innesca importanti fenomeni nella donna come l’osteoporosi, l’infertilità ed un maggior rischio di sindrome depressiva. Studi recenti evidenziano anche un dialogo fra estrogeni e la melatonina, un ormone naturale prodotto nell’uomo dalla ghiandola pineale, che regola normalmente il ciclo sonno/veglia ed il ciclo mestruale femminile. La melatonina è anche un potente agente antiossidante e protettivo delle cellule cerebrali. Studi di neurofisiologia e biochimica hanno evidenziato che l’estradiolo migliora le funzioni cognitive attraverso i neurotrasmettitori acetilcolina e serotonina in specifiche regioni del cervello.
Esso è anche antiossidante per via indiretta (effetto dei suoi recettori sul DNA) in modo analogo alla melatonina, che possiede recettori sia sulla superficie cellulari ed uno interno. Questo appartiene alla famiglia dei recettori per la vitamina A, il che destò molta sorpresa quando ciò fu scoperto. Riflettendo in seguito sulla capacità di questa vitamina di regolare la maturazione cellulare anche a livello cerebrale, ci si rese conto che il riscontro calzava a pennello. Quindi gli estrogeni, con la collaborazione di una giusta chimica cerebrale influenzano molto lo stress ossidativo, che con l’età aumenta esponendo le cellule cerebrali a danni progressivi. Esistono studi che hanno provato come lo stress ossidativo può essere diretta causa di disturbi comportamentali e dell’umore, come ansia ed ossessività . Non deve meravigliare che ciò sia possibile. L’azione primaria dei radicali ossidanti sulle proteine della normale trasmissione degli impulsi nervosi (recettori, canali ionici, proteine della mielina, enzimi) può interferire sul loro funzionamento.
A livello visibile, questo si traduce in alterazione dell’umore, del pensiero e del comportamento, a secondo delle aree cerebrali più colpite in quel momento. E’ moda salutistica per certe donne in menopausa assumere integratori a base di estratti di soia. Essa è abbondante in isoflavoni, il più conosciuto dei quali è la genisteina, che ha una parziale azione estrogenica. Vi sono pareri e dati contrastanti circa il beneficio di assumere estratti di soia in menopausa, in modo più o meno ciclico. Ma non tutti forse sanno che la salvia e l’ortica sono altre due piante “al femminile”, e che possono avere un certo potere estrogeno naturale. L’ortica è anche naturalmente ricca in ferro, necessario alle donne per compensare le perdite ematiche della loro mensilità . In più, la salvia possiede polifenoli antiossidanti (luteolina, acido ferulico). Un altro rimedio naturale che può risultare benefico in tal senso è la liquirizia. La sua radice contiene molti isoflavoni e lico-calconi, una classe di polifenoli che possono condizionare i recettori degli estrogeni. In più, altri suoi polifenoli hanno un potere antiossidante ed anti-infiammatorio diretto.
Sembra dunque che in questo aspetto il sesso forte siano proprio le donne.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Rietjens IMC et al. Br J Pharmacol. 2017; 174(11):1263-80.
Rudolph LM et al. J Neurosci. 2016 Nov; 36(45):11449-458.
Schupf N et al. Free Radic Biol Med. 2017 Aug 31. Review.
Cooke PS et al. Physiol Rev. 2017 Jul 1; 97(3):995-1043.
Kwakowsky A et al. Int J Mol Sci 2016; 17(12). Review.
Kwakowsky A et al (2016) Int J Mol Sci; 17(12). Review.
Marrocco J et al. Dial Clin Neurosci 2016; 18(4):373.