La riboflavina, una vitamina idrosolubile nota come vitamina B2, fa parte delle vitamine del complesso B. È caratterizzato dalla sua unica colorazione gialla brillante delle urine se assunta in grandi quantità. La riboflavina svolge un ruolo in una vasta gamma di percorsi metabolici, fungendo da coenzima per una varietà di reazioni enzimatiche. Le forme attive della riboflavina sono flavin-mononucleotide (FMN) e flavina adenina di nucleotide (FAD). È importante sottolineare che il 10-15% della popolazione globale ha una condizione ereditaria di limitato assorbimento e utilizzo della riboflavina; portando a una potenziale carenza di riboflavina in tutto il mondo. Infatti, si sa che il 54% della popolazione di adulti non anziani britannici, presenta livelli di riboflavina al limite del normale. Infatti, la carenza di riboflavina nei paesi europei varia tra il 7 e il 20%. Lo stress ossidativo si riferisce ai danni biologici negli organismi viventi, a causa di uno squilibrio che favorisce le specie ossidanti rispetto agli antiossidanti, ed implicato in molteplici processi patologici e nell’invecchiamento.
Per quanto riguarda il cervello, forma il 2% del peso corporeo totale con alti livelli di acidi grassi, utilizza il 20%dell’ossigeno totale del corpo e ha un’attività antiossidante inferiore rispetto ad altri tessuti. Ciò conferisce al tessuto neurale una maggiore suscettibilità al danno ossidativo rispetto ad altri tessuti. Infatti, lo stress ossidativo è stato implicato nella patogenesi di molte malattie neurodegenerative. Una di questi è il morbo di Parkinson, una malattia che coinvolge i neuroni dopaminergici in alcune aree del cervello. Maggiori livelli di lipidi ossidati, proteine ossidate e DNA ossidato, e diminuiti livelli di glutatione ridotto, sono stati dimostrati nella substantia nigra dei pazienti affetti da Parkinson. Inoltre, i neuroni della substantia nigra contengono enzimi implicati nel metabolismo dei neurotrasmettitori, che possono generare radicali ossidanti. Gli elementi proposti per causare stress ossidativo nel Parkinson sono il metabolismo della dopamina, la disfunzione mitocondriale e la neuro-infiammazione. In effetti, la dopamina può essere una fonte di stress ossidativo.
L’auto-ossidazione della dopamina contribuisce alla vulnerabilità dei neuroni dopaminergici, e le specie reattive della dopamina possono compromettere le proteine coinvolte nella fisiopatologia del Parkinson, come l’α-sinucleina, Parkin e DJ-1. La vitamina B2 serve alla sintesi della vitamina B6 (Piridossal-fosfato, PLP), perché è cofattore del suo enzima principale, piridossina fosfato ossidasi. Il PLP a sua volta è essenziale alla sintesi di molti neurotrasmettitori, fra cui la stessa dopamina. Con danno e beffa, poi, la terapia con farmaci anti-parkinson (es. carbi-dopa) impoverisce le cellule di PLP, perché forma complessi stabili con gli enzimi che lo contengono, che vengono così eliminati. Collettivamente, la vitamina B6 ha proprietà neuroprotettive manifestate dal suo ruolo essenziale nella biosintesi della dopamina, nonché, una sua capacità antiossidante indipendente. Infatti, già nel 1941, la supplementazione di vitamina B6 ha migliorato i deficit comportamentali parkinsoniani in un sottogruppo di pazienti.
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Un secondo disturbo che ha recentemente trovato favore nell’essere inserito nella lista delle malattie con sfondo da “stress ossidativo” è l’emicrania.
Il ruolo dello stress ossidativo nella patogenesi dell’emicrania è sottolineato da più studi. In Alp et al. studio, i livelli di antiossidanti totali sono stati ridotti e i livelli di ossidanti totali e l’indice di stress ossidativo sono aumentati nei pazienti con emicrania senza aura rispetto ai controlli, indicando un’esposizione a uno stress ossidativo potente nell’emicrania. Inoltre, nello studio di Tuncel et al., (2008) i livelli di aldeide malonica (MDA) dei pazienti con emicrania erano significativamente più alti di quelli nei controlli. La MDA riflette lo stress ossidativo. Inoltre la CSD, un segno distintivo della patogenesi dell’emicrania, può causare stress ossidativo. Inoltre, la CSD è alterata dall’equilibrio ossidante/antiossidante: infatti, gli antiossidanti prevengono la CSD. Fattori scatenanti comuni dell’emicrania hanno la capacità di generare stress ossidativo; i meccanismi includono l’attivazione della microglia (neuro-infiammazione) e di enzimi (NADPH ossidasi, MAO o monoammina ossidasi, NO-sintasi) e la tossicità del calcio.
Collettivamente, perciò, lo stress ossidativo è un importante segno distintivo dell’emicrania. Per quanto riguarda l’emicrania, la somministrazione di vitamina B6 ha diminuito la gravità e la durata dell’attacco mal di testa rispetto al placebo, senza alcun effetto sulla frequenza. È stato riportato che la somministrazione di 1 mese di 150 mg di piridossina ha determinato una gravità di attacco di cefalea significativamente ridotta. Inoltre, è stata segnalata una significativa riduzione della gravità, della frequenza e della disabilità di attacco di cefalea emicranica utilizzando una combinazione di vitamina B6, folato e vitamina B12. Il ruolo della vitamina B2 nella terapia dell’emicrania è profilattico, in altre parole, influenza la frequenza, la gravità, la durata e la disabilità correlata all’emicrania e facilita le terapie acute degli attacchi di emicrania. Secondo l’American Academy of Neurology, la riboflavina è considerata una terapia di livello B nella profilassi dell’emicrania.
La riboflavina, come agente profilattico per l’emicrania, è stata studiata negli adulti e nei bambini. Cinque studi clinici condotti su pazienti adulti sono stati valutati in una revisione sistematica con risultati positivi. Infatti, una significativa riduzione della frequenza di attacco di emicrania, riduzione del 59%, è stata osservata in uno studio randomizzato in doppio cieco controllato con placebo utilizzando 400 mg / die di riboflavina. Le proprietà antiossidanti della vitamina B2 sono state sempre sottostimate come tali, poiché essa entra a far parte dei cofattori enzimatici. Per cui si è sempre ritenuto che essa fosse antiossidante attraverso gli enzimi di cui entra a far parte. Invece, un suo effetto diretto può essere chiamato in causa. Ad esempio, essa è presente libera nel cristallino, dove serve in parte ad assorbire le radiazioni solari ultraviolette che arrivano alla retina. A livello interno inibisce l’attivazione del fattore NF-kB, che serve alla sintesi citochine, che possono intervenire nella neuro-infiammazione durante l’attacco emicranico.
E’ nuovissima la nozione che la vitamina B2 può agire da antiinfiammatorio indiretto, condizionando il metabolismo della vitamina D. Era già da tempo noto che la carenza di riboflavina negli animali, faceva abbassare anche i livelli plasmatici della 25-idrossi-D, ma non se ne conosceva la ragione. Nell’uomo, l’integrazione nella dieta di vitamina B2 innalza le concentrazioni di vitamina D, che ha un effetto antiinfiammatorio anche sul tessuto nervoso. In questo modo, si potrebbe ipotizzare che coloro che soffrono di emicrania potrebbero in realtà avere una carenza di vitamina B2 o di vitamina D nel sangue. Sono ipotesi da vagliare, ma resta di fatto che due disturbi invalidanti come il Parkinson e l’emicrania possono ausiliare di una sostanza del tutto naturale. E che va a correggere un disturbo patogenetico di fondo, cosa che non tutti i farmaci sono in grado di fare.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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