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Vitamina C: le indagini su come agisce sul tumore mammario, “stressandolo” fino a morire

L’acido L-ascorbico (vitamina C, L-ASA) è un micronutriente essenziale che funge da cofattore in varie reazioni enzimatiche. È un noto antiossidante ed è necessario per la formazione di collagene, l’assorbimento e il metabolismo di ioni metallici come ferro e rame e la sintesi di neurotrasmettitori. Poiché la vitamina C svolge un ruolo importante nella fisiologia umana, la ricerca sulla relazione tra L-ASA e malattia è ancora in corso. L-ASA è risultato efficace nel trattamento di malattie orali, malattie cardiovascolari, anemia sideropenica, diabete, patologie oculari legate all’età (cataratta o maculopatia), prevenzione della demenza tipo Alzheimer e infezioni virali. Inoltre, L-ASA inibisce la crescita e la metastasi di vari tipi di tumori, tra cui melanoma, carcinoma mammario, carcinoma gastrico, carcinoma del colon-retto, carcinoma del pancreas e leucemia. Molti studi hanno riportato che la concentrazione di L-ASA nel plasma dei pazienti con cancro (10 ~ 30 μM) è inferiore a quella dei controlli sani (50 ~ 100 μM).

L-AA ad alte dosi è controverso come agente chemioterapico nei pazienti con cancro. Diversi studi precedenti hanno riferito che la somministrazione di una dose giornaliera di 10 g di L-ASA ha un effetto benefico nei pazienti con cancro, mentre alcuni non hanno riportato alcuna relazione complessiva con l’assunzione di L-ASA. Per quanto riguarda questa controversia, diversi rapporti hanno rilevato che la via di somministrazione di alte dosi di L-ASA è cruciale. Le iniezioni endovenose di L-ASA sono mantenute ad alto livello nel sangue. Sulla base di questo, è stato riportato che esso è più efficace nel cancro tramite iniezione endovenosa rispetto che per bocca. Pertanto, sono necessari studi clinici ben progettati per convalidare L-ASA come trattamento efficace per i pazienti con cancro. Il cancro al seno è il tumore più comune tra le donne, con il secondo più alto tasso di mortalità dopo quello ai polmoni. Per il trattamento di pazienti con carcinoma mammario, è essenziale scoprire farmaci con efficacia superiore con minori effetti collaterali.

Molti studi epidemiologici hanno riportato che l’assunzione di L-AA riduce la recidiva e la mortalità per cancro al seno. Tuttavia, manca ancora la comprensione del ruolo dell’L-ASA nel trattamento del carcinoma mammario. Un team di scienziati del Dipartimento di Medicina, School of Medicine, Jeju National University in Corea, ha studiato l’effetto dell’L-ASA sulla crescita delle cellule tumorali del seno attraverso alcuni percorsi mediati dallo stress. Quando HCC38 e SKBR3 sono stati trattati con L-ASA per 14 giorni, L-ASA ha ridotto la formazione di colonie in modo dose-dipendente rispetto a quella nel gruppo di controllo. È ancora controverso se l’L-ASA agisca come antiossidante o pro-ossidante nel cancro. Pertanto, gli scienziati hanno esaminato la produzione di radicali liberi (ROS) indotta da acido ascorbico. Quando le cellule di carcinoma mammario HCC38 e SKBR3 sono state trattate con L-ASA per 24 ore, l’acido ascorbico ha ridotto la produzione di ROS in modo dose-dipendente rispetto a quella nel gruppo di controllo.

Per determinare se la riduzione della produzione dei ROS da parte di L-ASA è necessaria per la morte delle cellule di carcinoma mammario, le cellule di carcinoma mammario HCC38 e SKBR3 sono state trattate con perossido di idrogeno. Il trattamento con H2O2 ha aumentato la produzione di ROS rispetto a quella del gruppo di controllo, mentre il trattamento con H2O2 in combinazione con L-ASA ha attenuato la diminuzione dei livelli di ROS intracellulari di L-ASA. Nonostante la vitamina C causasse stress ossidativo, questo non era responsabile della morte delle cellule tumorali. Il meccanismo sottostante è un altro. Il trattamento con acido ascorbico delle cellule di carcinoma mammario ha indotto il fenomeno dell’autofagìa. La vitamina C ha diminuito la fosforilazione di mTOR, mentre i livelli di Beclin1, ATG-7 e ATG-3 (tutti i marker di autofagia) sono stati aumentati. In parole povere, la vitamina C ha bloccato la sintesi delle proteine mettendo la cellula in uno stato di “digiuno forzato”.

Questo ha fatto scoccare la scintilla nel compartimento cellulare chiamato reticolo endoplasmatico, dove le proteine vengono processare e fatte maturare. Lo stress cellulare di questo “reparto” specializzato è emerso dalle proteine ATF4 e CHOP, specifiche per questo fenomeno, ed è stato questo stress postumo ad indurre le cellule tumorali a morire. Questi meccanismi sottostanti alle azioni cellulari della vitamina C sono interessanti, secondo molti studiosi. A differenza di altri tumori, la terapia ormonale e la terapia mirata contro HER2 sono possibili a seconda delle caratteristiche e del sottotipo dei pazienti con carcinoma mammario. Poiché l’eterogeneità dei sottotipi di carcinoma mammario è la causa più comune di fallimento della terapia, è importante procedere con la ricerca o lo sviluppo di agenti terapeutici considerando i sottotipi di carcinoma mammario. Ancora di più se si considera la forma più aggressiva e letale fra tutte, quella conosciuta come triplo-negativa ovvero non responsiva ad alcuna terapia ormonale o anti-HER2.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Choi YK, Kang JI et al. Nutrients 2020; 12:1351-70.

Gan L, Camarena V et al. Nutrients 2019; 11:2997.

Yun J, Mullarky E et al. Science 2015; 350:1391-96.

Du J, Martin SM et al. Clin Cancer Res 2010; 16:509.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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