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Vaccinazione anti-COVID: le posizioni dei governi sugli operatori sanitari e governativi

Il ministro della salute francese ha annunciato che circa 3.000 operatori sanitari sono stati sospesi senza stipendio per non essere stati vaccinati contro il COVID-19 questa settimana. Olivier Véran ha affermato che le sospensioni sono una misura temporanea per garantire la continuità, la qualità e la sicurezza delle cure. Il governo francese aveva fissato al 15 settembre la scadenza per i lavoratori per ricevere la prima dose del vaccino e produrre un test SARS-CoV2 negativo come condizione per lavorare. Sono state esentate le persone con motivi di salute e le persone che in precedenza avevano avuto il COVID-19. In tutto il mondo, anche altri paesi hanno implementato requisiti simili per garantire la sicurezza pubblica. Gli operatori sanitari in Inghilterra devono ricevere entrambe le dosi del vaccino COVID-19 entro l’11 novembre per continuare a lavorare. Fiji ha una politica “no jab, no job”, che dà ai dipendenti pubblici una scadenza a novembre per farsi vaccinare.

Gli Stati Uniti e il Canada hanno anche richiesto alla maggior parte dei dipendenti federali di vaccinarsi. Negli Stati Uniti, più di 50 organizzazioni mediche, tra cui l’American Medical Association, l’American College of Physicians, l’American Nurses Association e l’American Public Health Association, hanno approvato una dichiarazione che richiede la vaccinazione obbligatoria dell’assistenza sanitaria e delle cure a lungo termine personale della struttura contro il COVID-19. Infatti, lo scorso 10 settembre il presidente Joe Biden ha introdotto i requisiti federali per i vaccini, che interesseranno fino a 100 milioni di americani. Il presidente ha annunciato che i lavoratori e gli appaltatori federali devono essere vaccinati o rispettare le nuove regole sull’uso obbligatorio di maschere, test settimanali e distanziamento. L’amministrazione degli Stati Uniti ha lanciato una “strategia nazionale completa a sei punte che impiega lo stesso approccio basato sulla scienza che è stato utilizzato per combattere con successo le precedenti varianti di COVID-19.

Come parte della strategia, tutti i datori di lavoro con più di 100 dipendenti devono richiedere loro di prendere un vaccino o di eseguire un test settimanale. Ciò interesserà circa 80 milioni di persone. Inoltre, anche i lavoratori delle strutture sanitarie che ricevono Medicare o Medicaid federale dovranno essere vaccinati: questo rappresenta altri 17 milioni di persone. Il Department of Veterans Affairs, alcuni ospedali universitari e alcuni sistemi sanitari hanno già reso obbligatoria la vaccinazione COVID-19, sebbene molti di essi consentano esenzioni per motivi religiosi o filosofici. Nel Regno Unito, la Camera dei Comuni ha recentemente approvato una legislazione che renderebbe obbligatoria la vaccinazione COVID-19 per il personale che lavora nelle case di cura in Inghilterra, a meno che non disponga di un’esenzione medica. Il governo del Regno Unito sta consultando se estendere ilrequisito agli operatori sanitari e ad altro personale di assistenza sociale.

Francia, Grecia ed anche l’Italia hanno già reso obbligatoria la vaccinazione per gli operatori sanitari. Ma non è una storia nuova quella degli operatori sanitari che non intendono vaccinarsi contro il COVID, includendo operatori sanitari, infermieri e non escludendo neppure i medici. Anche in Italia si sono registrati casi di sospensione dal servizio pubblico per i sanitari che non hanno voluto sottoporsi a vaccinazione. La dichiarazione del presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici Chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, ricorda che i sanitari solo una volta sospesi dall’Albo professionale non possono concretamente esercitare: “L’80% dei medici e operatori sanitari non vaccinati come da obbligo contro il coronavirus ancora lavorano perché la legge non è applicata e comunque, per quelli sospesi, si tratta di esercizio abusivo della professione. Si può dire benissimo che si rasenta il reato; soprattutto i medici che sono in questa posizione, possono fare altre mansioni ma non quelle di medico”.

Per il Dottor Anelli si tratta di una situazione grave che ha molte conseguenze spiacevoli, soprattutto perché la mancata applicazione della legge sta determinando una non credibilità delle istituzioni. Le norme vanno applicate. Se si ritiene che non siano applicabili, vuol dire che sono sbagliate e quindi vanno cambiate. E non ci sarebbe da meravigliarsi che questo può stare alla base, in parte, dell’intenso affaccendarsi dei no-vax e della loro propaganda. È stato chiesto che il vaccino sia reso obbligatorio anche da coloro che sono restii alla vaccinazione. Il deterrente sembra essere il firmare una dichiarazione che toglie ogni responsabilità alle istituzioni, in caso di reazioni gravi alla vaccinazione. La presente redazione scientifica non intende fare politica perché non è suo specifico interesse né volontà di farla; si è sottoposta a vaccinazione per poter continuare ad esercitare nel rispetto non solo della normativa, ma anche nell’intenzione di proteggere sé stessa e i pazienti con cui viene o è venuta eventualmente in contatto.

Possibilmente, se le istituzioni sanitarie avessero aderito dando l’esempio sin dal principio, ci sarebbe stata una maggiore fiducia da parte del popolo. Non sapremo mai se questo avrebbe potuto risparmiare vite; sicuramente avrebbe alleggerito il lavoro delle istituzioni ospedaliere nei reparti di rianimazione e terapia intensiva.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Gagneux-BA et al. Infect Dis Now. 2021; 51(6).

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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