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HIV: una semi-pandemia mai scomparsa che ha bisogno di maggiore consapevolezza

Nel 2017, sono state 3.443 le nuove diagnosi di infezione da HIV, 57-60 nuovi casi ogni milione di abitanti. Al momento sono circa 38 i milioni di persone nel mondo contagiate da HIV. L’incidenza maggiore di infezione da HIV è nella fascia di età 25-29 anni e la principale modalità di trasmissione resta quella dei rapporti sessuali non protetti. Le indagini qualitative sulla conoscenza della malattia e sulla sua diffusione hanno evidenziato come il fenomeno sia, purtroppo, sottovalutato per i progressi raggiunti dalle cure, ma anche perché percepito ancora come circoscritto a determinati gruppi di persone. La maggior parte della popolazione ancora percepisce l’HIV come un problema altrui, invece l’HIV e le infezioni sessualmente trasmesse riguardano potenzialmente tutti se non si adottano comportamenti responsabili di prevenzione.

Come si trasmette l’infezione

Esistono tre diverse modalità di trasmissione dell’HIV: via ematica, via materno-fetale e via sessuale.

A) La trasmissione per via ematica avviene attraverso trasfusioni di sangue infetto o attraverso lo scambio di siringhe infette. Durante le prime fasi dell’epidemia, quando c’erano meno conoscenze sulle modalità di diffusione del virus, diverse persone sono state contagiate dall’Hiv in seguito a trasfusioni di sangue infetto o alla somministrazione di suoi derivati. A partire dal 1990 questo tipo di trasmissione è stata praticamente eliminata grazie a un controllo scrupoloso delle unità di sangue, al trattamento con calore degli emoderivati e alla selezione dei donatori, ma anche grazie a un minor ricorso a trasfusioni inutili e ad un maggiore utilizzo dell’autotrasfusione.

La trasmissione attraverso il sangue rappresenta la principale modalità di diffusione dell’infezione nelle persone dedite all’uso di sostanze per via iniettiva. L’infezione avviene attraverso la pratica, diffusa tra i consumatori di sostanze, di scambiarsi la siringa o altro materiale utilizzato per iniettare la droga; questo materiale può contenere piccole quantità di sangue che può essere infetto se uno dei partecipanti è Hiv positivo. Possono essere veicolo di trasmissione dell’Hiv anche gli aghi usati, e per questo motivo è indispensabile l’utilizzo di aghi sterili monouso anche per le pratiche di agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing. Non va dimenticato che questa modalità di trasmissione è comune anche ad altri virus quali quelli responsabili dell’epatite B e C, infezioni anch’esse molto diffuse tra i consumatori di sostanze.

B) La trasmissione da madre a figlio, detta trasmissione verticale, può avvenire durante la gravidanza, durante il parto, o con l’allattamento. Il rischio per una donna sieropositiva di trasmettere l’infezione al feto è circa del 20%. Tuttavia è possibile ridurre tale rischio al di sotto del 2% somministrandola zidovudina (AZT, il primo farmaco usato contro l’Hiv) alla madre durante la gravidanza e al neonato nelle prime sei settimane di vita. Per stabilire se è avvenuto il contagio il bambino deve essere sottoposto a controlli ripetuti in strutture specializzate entro i primi sei mesi di vita. Per la sicurezza del neonato, tutte le coppie che intendono avere un bambino dovrebbero valutare l’opportunità di sottoporsi al test per l’HIV.

C) La trasmissione per via sessuale è nel mondo la modalità di trasmissione più diffusa dell’infezione da Hiv. I rapporti sessuali, sia di tipo eterosessuale che omosessuale, non protetti dal preservativo, possono essere causa di trasmissione dell’infezione. La trasmissione avviene attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti (secrezioni vaginali, liquido pre-eiaculatorio, sperma, sangue) e le mucose. La trasmissione è possibile anche se le mucose sono integre. Ovviamente, tutte le pratiche sessuali che favoriscono lesioni delle mucose genitali possono provocare un aumento del rischio di trasmissione. Per questo motivo i rapporti anali sono a maggior rischio, perché la mucosa dell’ano è più fragile e meno protetta di quella vaginale.

È opportuno sottolineare che i rapporti sessuali non protetti possono veicolare non solo l’HIV, ma anche oltre 30 tipi di infezioni sessualmente trasmesse (Ist). La presenza di ulcerazioni e lesioni a livello genitale (anche se non visibili a occhio nudo) causate dalle Ist possono far aumentare il rischio di contagio con l’Hiv. Da quanto specificato sopra, appare chiaro che non esistono categorie a rischio ma solamente comportamenti (ad esempio, i rapporti sessuali non protetti o lo scambio di materiale per sostanze di abuso) che sono a rischio per acquisire l’infezione da Hiv. Il coito interrotto non protegge dall’HIV, così come l’uso della pillola anticoncezionale, del diaframma e della spirale. Le lavande vaginali, dopo un rapporto sessuale, non eliminano la possibilità di contagio.

Anche l’assunzione di droghe o sostanze di abuso non iniettabili (cocaina, ecstasy, alcolICI) sono pericolose, in quanto riducono il livello di attenzione ed è pertanto più probabile esporsi a comportamenti a rischio (per esempio, rapporti sessuali non protetti). Il virus non si trasmette attraverso: strette di mano, abbracci, vestiti, baci, saliva, morsi, graffi, tosse, lacrime, sudore, muco, urina e feci, bicchieri, posate, piatti, sanitari, asciugamani e lenzuola, punture di insetti. Il virus non si trasmette frequentando: palestre, piscine, docce, saune e gabinetti, scuole, asili e luoghi di lavoro ristoranti, bar, cinema e locali pubblici, mezzi di trasporto.

Le infezioni opportunistiche: il vero problema

L’infezione da HIV provoca un indebolimento progressivo del sistema immunitario, aumentando il rischio sia di tumori che di infezioni da parte di virus, batteri, protozoi e funghi, che in condizioni normali possono essere curate. Dopo essere entrata in contatto con l’Hiv, una persona può diventare sieropositiva (positiva al test per Hiv), cominciare cioè a produrre anticorpi diretti specificamente contro il virus e rilevabili nel sangue con un semplice prelievo ematico. La sieropositività implica che l’infezione è in atto e che è dunque possibile trasmettere il virus ad altre persone. La comparsa degli anticorpi, però, non è immediata. Il tempo che intercorre tra il momento del contagio e la positività al test HIV è detto “periodo finestra” e dura poche settimane, ma può estendersi anche fino a 3 mesi.

Durante questo periodo, anche se la persona risulta ancora sieronegativa è comunque già in grado di trasmettere l’infezione. Dopo il contagio è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi dell’infezione solo al manifestarsi di una malattia. Sottoporsi al test Hiv è, quindi, l’unico modo di scoprire l’infezione. Questo periodo di sieropositività asintomatica può durare anche diversi anni, fino a quando la malattia non diventa clinicamente conclamata a causa dell’insorgenza di una o più malattie cosiddette “indicative di AIDS”. Alcune di queste sono infezioni opportunistiche provocate da agenti patogeni che normalmente non infettano le persone sane, ma possono infettare persone con un sistema immunitario fortemente compromesso. Il paragone più vicino è quello di agenti che attaccano un soggetto trapiantati e assume farmaci immunosoppressori.

Gli agenti principali sono:

  • lo Pneumocystis carinii, responsabile di una particolare forma di polmonite;
  • il Toxoplasma gondii, che provoca la toxoplasmosi, malattia che colpisce il cervello, l’occhio e raramente il polmone;
  • batteri, soprattutto Mycobacterium tuberculosis, responsabile della tubercolosi;
  • virus, tra cui l’Herpes simplex e il Cytomegalovirus
  • funghi, come la Candida albicans, che può interessare negli infetti esofago e polmoni.

Fra le malattie indicative di AIDS sono compresi anche diversi tipi di tumori, soprattutto i linfomi non-Hodgkin ed il sarcoma di Kaposi, per i quali pare che il virus di Epstein-Barr sia l’agente eziologico responsabile.

PREVENZIONE ATTIVA

Poche semplici precauzioni possono ridurre, o addirittura annullare, il rischio di infezione da HIV. Per evitare la trasmissione dell’infezione per via ematica:

  • evitare l’uso in comune di siringhe, aghi e altro materiale per l’iniezione di droghe;
  • sottoporsi a iniezioni, agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing solo se gli aghi utilizzati sono monouso.

Per evitare la trasmissione dell’infezione per via sessuale:

  • avere rapporti sessuali mutuamente monogamici con un partner non infetto;
  • astenersi dai rapporti sessuali non protetti;
  • nel caso di rapporti occasionali (vaginali, oro-genitali o anali), utilizzare sempre il preservativo.

L’uso corretto del preservativo protegge dal rischio di infezione durante ogni tipo di rapporto sessuale ed è l’unica reale barriera per difendersi dall’HIV. Alcuni studi eseguiti tra il 2010 ed il 2017 hanno concluso che la protezione globale contro il rischio è del 78-80%. E’ necessario usare il preservativo dall’inizio di ogni rapporto sessuale (vaginale, anale, oro-genitale) e per tutta la sua durata. Anche un solo rapporto sessuale non protetto potrebbe essere causa di contagio. La pillola, la spirale e il diaframma non hanno nessuna efficacia contro il virus. Da poco più di un decennio esiste anche la PrEP, una forma di profilassi farmacologica che permette di avere una certa “copertura” contro l’attecchimento del virus in caso di stili di vita a rischio (per maggiori informazioni cercare PrEP nel sito tramite Keyword).

Diagnosi, Sistema Sanitario e informazione

Per sapere se si è stati contagiati dall’HIV è sufficiente sottoporsi al test specifico che si effettua attraverso un normale prelievo di sangue. Se si sono avuti comportamenti a rischio è bene effettuare il test dopo uno-tre mesi dall’ultima esposizione a rischio. Infatti, sapere di essere infetti con l’HIV consente di usufruire di un’assistenza medica precoce e di poter effettuare tempestivamente la terapia farmacologica che permette oggi di vivere meglio e più a lungo. Con le terapie attualmente disponibili, una persona Hiv positiva ha un’aspettativa di vita analoga a quella di una persona HIV-negativa. La legge italiana (135 del giugno 1990) garantisce che il test HIV sia effettuato con il consenso della persona interessata. Il test non è obbligatorio, ma se si sono avuti comportamenti a rischio è opportuno effettuarlo.

Per eseguire il test, nella maggior parte dei servizi sanitari non serve ricetta medica, è gratuito e anonimo. La legge prevede che il risultato del test venga comunicato esclusivamente alla persona che lo ha effettuato. Le persone straniere, anche se prive del permesso di soggiorno, possono effettuare il test alle stesse condizioni del cittadino italiano. Secondo le Linee guida del CDC Europeo (ECDC), dovrebbero sottoporsi al test HIV alcuni gruppi di popolazione a maggior rischio, come coloro che hanno contatti sessuali non protetti, consumatori di sostanze d’abuso per via iniettiva, immigrati (soprattutto coloro che provengono da zone ad alta endemia), partner sessuali di persone appartenenti ai gruppi sopraelencati e i figli di madri sieropositive.

Novità su vaccini

L’azienda farmaceutica Moderna si sta impegnando, al di là dell’elaborazione di vaccini contro il coronavirus, anche nella lotta alla prevenzione di altre malattie virali. I vaccini “caldi” ad mRNA di Moderna includono candidati contro virus respiratori, virus tropicali e virus latenti. Moderna si impegna a sviluppare vaccini di prim’ordine contro virus latenti per i quali oggi non esistono vaccini approvati, compresi i vaccini contro il virus della mononucleosi (EBV), il citomegalovirus (CMV) e lo stesso HIV. In quest’ultimo contesto, sta proponendo due vaccini candidati contro l’HIV tra cui l’mRNA-1644, una collaborazione con l’International AIDS Vaccine Initiative (IAVI) e la Bill and Melinda Gates Foundation, e l’mRNA-1574, che è in fase di valutazione in collaborazione con il National Institutes of Health degli Stati Uniti (NIH).

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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