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Prodotti fermentati: come prevengono i problemi alle coronarie nel tempo?

Gli uomini che mangiano molti prodotti lattiero-caseari fermentati hanno un rischio minore di cardiopatia coronarica incidente rispetto agli uomini che mangiano meno di questi prodotti, secondo un nuovo studio dell’Università della Finlandia orientale. Un consumo molto elevato di prodotti caseari non fermentati, d’altra parte, è stato associato ad un aumentato rischio di cardiopatia coronarica incidente. I risultati sono stati pubblicati sul British Journal of Nutrition. Studi precedenti hanno dimostrato che i prodotti lattiero-caseari fermentati hanno effetti più positivi sui profili lipidici del sangue e sul rischio di malattie cardiache rispetto ad altri prodotti caseari. Esempi di prodotti caseari fermentati includono formaggio, yogurt, quark, kefir e latte acido. Tuttavia, la ricerca sull’argomento rimane scarsa. Uno studio svedese del 2018 ha esplorato le associazioni di prodotti lattiero-caseari fermentati e non fermentati con il rischio di cardiopatia coronarica incidente. Circa 2.000 uomini hanno partecipato allo studio. Le loro abitudini alimentari sono state valutate all’inizio dello studio nel 1984-1989 e sono state seguite per 20 anni.

Durante questo follow-up, 472 uomini hanno avuto un evento di malattia coronarica incidente. I partecipanti allo studio sono stati divisi in gruppi sulla base di quanto hanno mangiato diversi prodotti lattiero-caseari, e i ricercatori hanno confrontato i gruppi con il consumo più alto e più basso, tenendo in considerazione anche stile di vita e nutrizione. Quando i partecipanti allo studio sono stati divisi in quattro gruppi sulla base del consumo di prodotti lattiero-caseari fermentati con meno del 3,5% di grassi, il rischio di cardiopatia coronarica incidente era del 26% più basso nel gruppo di consumo più alto, rispetto al gruppo di consumo più basso. Il latte acido era il prodotto lattiero-caseario a bassa percentuale di grassi più comunemente usato. Il consumo di prodotti caseari fermentati ad alto contenuto di grassi, come il formaggio, non era associato al rischio di cardiopatia coronarica. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che un consumo molto elevato di latticini non fermentati era associato ad un rischio aumentato.

Il latte era il prodotto più comunemente usato in questa categoria e un consumo molto elevato era definito come un consumo medio giornaliero di circa 1 litro. Bassi livelli di consumo non erano associati al rischio. Uno studio successivo del 2019 eseguito da ricercatori olandesi ha confermato che assumere alimenti caseari totalmente fermentati si associa ad un rischio inverso di mortalità per cardiopatie. Di 7633 donne senza diabete al basale, 701 (9,2%) hanno sviluppato diabete di tipo 2 durante un periodo di follow-up massimo di 15 anni. Di 7679 donne senza CVD al basale, durante il follow-up sono stati segnalati 835 casi di CVD. Un’elevata assunzione di yogurt e latticini fermentati totali è stata associata a un rischio cardiovascolare inferiore rispetto a quanto osservato nel terzile più basso di assunzione di prodotti lattiero-caseari. Una metanalisi pubblicata l’anno scorso ha raccolto dati al riguardo su una popolazione di 385.000 individui proveniente da10 grossi studi.

Tra questi soggetti, 1.392 erano Infarto miocardico, 4.490 malattia coronarica, 7.078 ictus e 51.707 casi di CVD non classificate. Nel complesso, è stato riscontrato che l’evidenza statistica di un rischio di malattie cardiovascolari significativamente ridotto è associata all’assunzione di latticini fermentati, specie dei sottogruppi formaggio e yogurt. Tralasciando ciò che popolarmente si è sempre saputo, cioè che assumere regolarmente yogurt può aiutare la salute generale e nello specifico quella intestinale o rinforzare le difese immunitarie ed altro ancora, ci sono ragioni specifiche per cui gli alimenti fermentati conferiscono il mantenimento diun buono stato di salute. La scienza ha ormai provato che i batteri buoni presenti in questi prodotti (probiotici), interagiscono positivamente con lanostra flora batterica intestinale e spetta a loro l’80% del merito sugli effetti. E’ chiaro che non si tratta di preparazioni farmacologicamente attive, ragion per cui i loro effetti sono visibili dopo mesi o addirittura anni di disciplinato consumo.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Zhang K et al. Crit Rev Food Sci Nutr. 2020; 60(7):1189.

Buziau AM et al. J Nutr. 2019 Oct 1; 149(10):1797-1804.

Koskinen TT et al. Brit J Nutr. 2018; 111(20):1288.

Almeida Neta MC et al. Nutrients. 2018 Sep; 10(9).

Jeong CH et al. Food Sci Biotech 2018; 27(5):1419.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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