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Dosaggio dell’emoglobina: la spia che oltre all’anemia predice problemi di udito ed anche di peso

L’emoglobina è una proteina del sangue responsabile del trasporto di ossigeno ai tessuti del corpo. I livelli di emoglobina sono variabili, con valori normali che vanno da 11 a 14 grammi per litro nelle femmine e da 13 a 15 grammi per litro nei maschi. L’anemia rimane uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale, colpendo quasi un terzo della popolazione mondiale (oltre 2 miliardi di persone). Nonostante sia un problema multifattoriale, si stima che l’anemia da carenza di ferro rappresenti quasi la metà del carico di anemia globale. Le prove esistenti hanno mostrato che l’anemia sideropenica è collegata alla perdita dell’udito, che è anche una sfida significativa per la salute pubblica di entità elevata, sebbene poco conosciuta. Sebbene le cifre possano variare a seconda dei metodi di valutazione dell’udito e delle soglie utilizzate, si stima che colpisca almeno 400 milioni di persone in tutto il mondo. La perdita dell’udito è un importante contributo alla disabilità infantile per scarso sviluppo psicosociale, cognitivo e del linguaggio, mentre negli anziani contribuisce al declino cognitivo e all’isolamento sociale.

E’ stato sempre ritenuto che avere dei bassi livelli di emoglobina rappresenti una spia di anemia, mentre alti valori possono indicare delle risposte tissutali a cause più o meno nascoste. In coincidenza delle scoperte che avere meno emoglobina può incidere sulle funzioni cerebrali (ipossia cronica con comparsa amnesia), o su quelle renali (maggiore rischio di sviluppare insufficienza renale cronica) e persino uditive (sordità età-dipendente), tuttavia, questa visione è destinata a cambiare. Un recente studio condotto dall’Università di Oulu in Finlandia ha mostrato che le differenze individuali nei livelli di emoglobina sono fortemente associate alla salute metabolica in età adulta. I livelli di emoglobina erano associati all’indice di massa corporea, al metabolismo del glucosio, ai lipidi nel sangue e alla pressione sanguigna, con soggetti con livelli di emoglobina più bassi che erano più sani in termini di misure metaboliche. Lo studio ha esaminato i valori di emoglobina all’interno del range di normalità. Questa ricerca confuta la convinzione che alti livelli di emoglobina siano sempre desiderabili per la salute.

Uno studio basato su due grandi coorti umane e un lavoro sperimentale ha sostenuto che livelli di emoglobina più bassi possono proteggere sia dall’obesità che dalla sindrome metabolica. Il fenomeno può essere correlato alla risposta dell’organismo a condizioni di scarso ossigeno ed è utilizzato, ad esempio, dagli atleti di resistenza negli allenamenti ad alta quota. Solitamente bassi livelli di emoglobina sono collegati ad anemia, che comporta un minore apporto di ossigeno ai tessuti corporei. Gli scienziati hanno trovato una chiara associazione tra i livelli di emoglobina e i principali tratti cardiovascolari e le associazioni sono diventate più pronunciate con l’invecchiamento dei soggetti. Ls soglia inferiore dell’emoglobina osservata nello studio è correlata a una lieve carenza di ossigeno nell’organismo e alla corrispondente risposta (la cosiddetta risposta HIF) che si attiva di conseguenza. La scoperta rafforza la comprensione del ruolo centrale che la risposta HIF ha nella regolazione del metabolismo energetico del corpo.

I livelli di emoglobina sono una buona misura della capacità del corpo di trasportare ossigeno. Una lieve mancanza di ossigeno attiva la risposta HIF, che rende il metabolismo energetico del corpo meno economico e quindi può proteggere dall’obesità e dal metabolismo sfavorevole. Lo studio stato è il primo in cui viene dimostrato anche nell’uomo il legame tra carenza di ossigeno e un’ampia gamma di indicatori metabolici della salute. Sebbene questo studio utilizzi più metodi per stabilire collegamenti tra i livelli inferiori di ossigeno del corpo e la salute metabolica, è molto difficile stabilire la causalità per le associazioni osservate nei dati umani. Tuttavia, combinando le prove di diversi componenti dello studio, i risultati supportano che anche la risposta all’ipossia può svolgere un ruolo importante nella salute metabolica delle persone. Gli scienziati sanno già che nelle persone che vivono inalto sul livello del mare, bassi livelli di ossigeno nell’habitat causano l’attivazione a lungo termine della risposta HIF.

Queste persone sono più magre e hanno una migliore tolleranza al glucosio e un minor rischio di morte per cause cardiovascolari. Alcuni studi precedenti con campioni di dimensioni limitate, coorti selezionate e spesso un singolo sesso hanno mostrato associazioni di livelli di emoglobina con insulino-resistenza, ipertensione, dislipidemia o sindrome metabolica. I meccanismi sottostanti sono stati tuttavia poco conosciuti. Maggiore viscosità sanguigna o cambiamenti nel volume plasmatico, disfunzione delle cellule endoteliali o livelli più elevati di ferro/ferritina sono stati suggeriti. Ma l’ossigeno sembra centrale, poiché quando i ricercatori hanno fatto una analisi metabolomica RMN, hanno chiaramente trovato correlazioni fra i livelli di emoglobina e quelli di sottoclassi di lipoproteine, le concentrazioni di particelle di grasso ematico e le loro dimensioni con livelli di ApoB, quantità di trigliceridi e colesterolo, acidi grassi, lattato, glicerolo, creatinina, aminoacidi a catena ramificata, aminoacidi aromatici, albumina e corpi chetonici.

 Una domanda chiave è quindi: come ridurre i livelli di ossidazione del corpo se necessario, in modo da ottenere un’attivazione permanente a basso livello della risposta HIF e contrastare l’obesità? Non bisogna mai dimenticare, infatti che l’obesità e la sindrome metabolica sono importanti problemi di salute in tutto il mondo, legati a numerose comorbilità e mortalità prematura. Anche l’obesità infantile è in aumento a livello globale. Forse una nuova modalità di poter combattere queste condizioni mediche potrebbe arrivare dall’esplorazione farmacologica di vie metaboliche apparentemente non collegate. Questa è solo una delle ennesime vie che gli scienziati esploreranno per capire meglio e fronteggiare questo grave problema si salute e sanità pubbliche. Dunque, persino dosare l’emoglobina in una semplice analisi al sangue di controllo, non deve farci limitare alla semplice anemia. Al contrario, può svelare e potenzialmente predire il nostro futuro stato di salute con modalità prima ignote.

A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Auvinen J et al. Science Advances 2021; 7(29):eabi4822.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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