Nel 1998 (legge 426/98), a Gela (Sicilia), una vasta area limitrofa al paese è stata definita sito contaminato di priorità nazionale, a causadell’inquinamento da un complesso petrolchimico costruito nel 1960 e attivo dal 1962. Ospitava, come tutti sanno, una grande raffineria di petrolio,nonché impianti termoelettrici e petrolchimici per la produzione di prodotti chimici organici e inorganici. I rifiuti di lavorazione dell’olio hanno inquinatole matrici ambientali vicine: aria, suolo e, a causa del lungo tempo di smaltimento, i rifiuti stoccati hanno inquinato anche le falde acquifere. Inoltre,uno specifico rifiuto chimico, il Petcoke, è stato riutilizzato come combustibile per la centrale termoelettrica invece di essere trattato come rifiutopericoloso. Nel 2000, con il Decreto legislativo, l’area che copre l’intero complesso petrolchimico e un’estesa porzione di mare è stata ufficialmenteindividuata da bonificare e i dati raccolti dallo stesso anno dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) documentano forte contaminazione delle faldeacquifere, del suolo e dell’aria.
Dopo un primo sequestro nel 2002, il complesso industriale è stato gradualmente ridimensionato fino alla chiusura nel 2014. Successivamente è stataavviata una riconversione di una piccola porzione del sito industriale alla produzione di energia rinnovabile. Intanto, nel 2009, l’analisi delle matriciambientali ha evidenziato la presenza di arsenico, piombo, mercurio e cloruro di vinile mille volte superiori ai valori soglia consentiti dalla legge. Asettembre 2019 è entrata in funzione una nuova unità di bioraffineria. Concentrandosi sul profilo sanitario delle persone a Gela, precedenti studi suiresidenti e sui lavoratori dei siti petrolchimici, hanno evidenziato eccessi di mortalità per cancro ai polmoni per entrambi i sessi, ricoveri per malattierespiratorie acute e croniche e pneumoconiosi, e malformazioni congenite del sistema nervoso, cardiovascolare e genitourinario. L’esposizione ad alcunidei contaminanti dell’indice di priorità individuati nell’area inquinata è associata a diverse malattie non maligne.
L’assunzione a lungo termine di arsenico può causare diabete e gravi malattie neurologiche , mentre l’esposizione al piombo è associata ad effettineurotossici e malattie del sistema circolatorio (es. ipertensione). Uno studio pubblicato nel 2021 ha riassunto le mortalità causali nella zona di Geladovuta all’esposizione inquinante derivata dalla presenza dell’impianto petrolchimico annesso. L’analisi dell’andamento della mortalità per tutte lemalattie mostra che i tassi per uomini e donne a Gela erano in diminuzione nel tempo, ma erano sempre superiori a quelli siciliani. I tassi di Gela sonoscesi da 205 decessi ogni 10.000 abitanti a 135/10.000 negli uomini e, da 185/10.000 a 100/10.000 nelle donne. Le incidenze siciliane sono scese a 125/10.000 per gli uomini e 88/10.000 per le donne. I risultati dell’analisi dell’andamento della mortalità per tutti i tumori maligni a Gela mostrano unaumento dei tassi da meno di 25 decessi per 10.000 abitanti (1980) a 45 decessi per 10.000 (2000) negli uomini.
Dal 2000 i tassi hanno iniziato a decrescere per raggiungere nel 2014 circa 38/10.000. Crescita anche per le donne ma inferiore a quella degli uomini,con il valore più alto, 25/10.000 nel 2004. Concentrandosi sulla mortalità per cancro per gli uomini di tutte le età, il profilo nel periodo analizzato èpeggiore di quello siciliano, con SMR superiori a uno dal 1984 al 2014 con il valore più alto, 1,22 nel periodo 1995-1999. Per le donne, invece, fino al 1994 i valori di SMR sono inferiori a uno, ma dal 1995 hanno iniziato ad aumentare di oltre uno fino al periodo 2005-2009. Tra tutti i tumori maligni,l’analisi si è concentrata sul tumore bronco-polmonare: per gli uomini, si osserva un aumento delle stime SMR dal 1990, 1.00 fino al 2004, 1.46 tra tutte le età. Concentrandosi sui risultati per classi di età specifiche, gli SMR negli uomini mostrano un rischio in eccesso tra i 30 ei 64 anninell’ultimo periodo dello studio (2000-2014) con un SMR medio di 1.36. In termini assoluti, in questi 15 anni, sono 135 i casi osservati negli uominicontro i 95 attesi.
Gli eccessi nell’incidenza del cancro per le persone residenti vicino a un complesso petrolchimico sono stati identificati in diversi studi e meta-analisiprecedenti. Questi studi hanno mostrato che l’incidenza del cancro del polmone, così come la mortalità per chi vive vicino a un sito petrolchimico èsignificativamente più alta rispetto a chi vive più lontano e anche l’esposizione a contaminanti specifici, per lo più emessi da complessi petrolchimici èassociata all’aumento di incidenza per cancro allo stomaco e leucemia. In una finestra temporale dal 2007 al 2010), i dati sugli inquinanti hannomostrato alti livelli di agenti cancerogeni presenti anche nel sito petrolchimico di Gela come arsenico, cadmio e cromo. I risultati dello studio sui tumorihanno mostrato un rischio di mortalità più elevato nelle popolazioni esposte rispetto a quelle non esposte, soprattutto per i tumori della pleura e delcolon-retto. La nozione di latenza della malattia merita alcune considerazioni.
Le malattie associate all’esposizione cronica alla contaminazione ambientale, come i tumori, potrebbero avere lunghi periodi di latenza. Il periodo dilatenza minimo stimato per i tumori può arrivare ad un decennio, mentre la latenza media tra l’inizio dell’esposizione all’insorgenza/diagnosi del cancroè solitamente di decenni. Considerato che l’impianto di Gela ha cominciato a lavorare agli inizi degli anni ’60, una latenza di 30 anni con tutte lecasistiche oncologiche spuntate sul luogo, rendono coerenti le ipotesi epidemiologiche di legame causale.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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