Chi non ha mai sentito parlare della melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia, che i più scettici all’uso dei farmaci prendono al posto dei sonniferi per conciliare il sonno? La melatonina è stata considerata una panacea negli anni ’80 per le sue presunte capacità ringiovanenti, antiossidanti, regolarizzanti del sonno, rinforzanti delle difese immunitarie, antitumorali ed altro ancora. Assodato che molte di queste proprietà oggi sono ben documentate, questo ormone prodotto dalla ghiandola pineale ha trovato un declino della sua fama tra la metà degli anni ’90 e il primo decennio del nuovo secolo. Cosa abbia causato questo non è molto chiaro, sebbene forse una certa disinformazione, un’esagerazione delle sue proprietà o lo spaccio per “molecola tocca-sana” abbia potuto contribuire. Con questo non si vuole affermare che la melatonina è una sostanza banale o priva di reali effetti biologici.
Anzi, la Biologia la considera un ormone a tutti gli effetti ed un vero e proprio neurotrasmettitore. Essa agisce tramite recettori sulla superficie cellulare che sono presenti in molte tipologie di cellule, non soltanto nel sistema nervoso o immunitario. Questo sicuramente ne giustifica gli svariati effetti che i ricercatori hanno sottolineato nei decenni, a carico di molti tessuti animali ed umani. Sono stati registrati effetti protettivi sul pancreas, sul polmone, sulla retina, sul fegato, sul cuore e anche sulle ossa: è capace di proteggere questi organi dal danno ischemico, quello indotto da radiazioni ionizzanti e dagli effetti patogeni di alcuni virus. Il suo funzionamento non differisce molto, nei meccanismi molecolari, da neurotrasmettitori come adrenalina, serotonina, istamina o da ormoni come il glucagone, dato che impiega la medesima tipologia di recettori di superficie e di effettori interni.
A complicare la faccenda, tuttavia, vi è la relativa recente scoperta che la melatonina possiede pure un recettore nel nucleo cellulare, l’alfa-ROR, che appartiene alla famiglia dei recettori retinoidi orfani, che non trovavano cioè un ligando naturale per essere attivati. Dopo legame ai suoi recettori esterni, non solo essa prepara il terreno cellulare alle sue azioni ma una volta che il complesso recettore-melatonina viene ritirato dentro la cellula, la melatonina viene consegnata al recettore nucleare, che regola una sua specifica espressione genica. Sembra che questo secondo meccanismo sia quello responsabile della comparsa di effetti a lungo termine, come quello sul mantenimento delle difese immunitarie contro i tumori, la stabilizzazione di un ciclo-sonno-veglia squilibrato, la ripresa di sensibilità al trattamento insulinico in pazienti con frequente insulino-resistenza.
Da sempre la melatonina, ha dimostrato effetti radio-protettivi significativi sugli animali da esperimento. Siccome le radiazioni ionizzanti causano lesioni al materiale genetico, si pensò inizialmente che essa fungesse in qualche modo da scudo molecolare contro le radiazioni. In seguito, con l’ampliamento sulle conoscenze dei meccanismi molecolari delle radiazioni sui tessuti viventi, si vide che essa stimolava, tra le altre cose, sistemi enzimatici atti alla riparazione del DNA. Questo spiega gli effetti attenuanti su chemioterapia e radioterapia antitumorali in pazienti oncologici che la assumono a dosi controllate. Vi sono infine studi eseguiti da alcune equipes di studiosi, che hanno provato inconfutabilmente come la melatonina sia uno scavenger diretto di alcuni tipi di radicali liberi (ROS). Le sorgenti dello stress ossidativo includerebbero i raggi ultravioletti, i metalli pesanti ed alcuni composti cancerogeni.
Ciò corrobora le sue precedenti proprietà antiossidanti che, mancando dati a quell’epoca, venivano attribuite interamente all’induzione di risposte biologiche secondari Questa diretta proprietà antiossidante, possibilmente, è anche alla base degli effetti protettivi della melatonina sulla degenerazione dei nefroni che si osservano nell’insufficienza renale cronica (IRC), come provato molto di recente. In questa condizione medica lo stress ossidativo è solo parzialmente coinvolto nelle fasi iniziali, ma diventa il dirigente privilegiato in tutte le fasi di aggravamento o cronicizzazione. Esso, infatti, è responsabile della perdita cellulare renale e delle complicanze cardiocircolatorie ed ematologiche midollari. Nulla di strano, dunque, che la supplementazione esterna con carnitina nell’IRC abbia trovato un razionale nel suo impiego. La carnitina è un energizzante cellulare e nella forma acetilata o acetil-carnitina è un rinforzante delle difese antiossidanti endogene.
Tra l’altro, negli animali da esperimento sottoposti ad ischemia cerebrale pilotata, l’associazione acetil-carnitina e melatonina ha già dimostrato efficacia nel proteggere le aree ischemiche colpite dalla perdita cellulare dipendente dallo stress ossidativo. Questo non dà il via libera all’assunzione incontrollata di melatonina, fenomeno che si verifica con molti altri prodotti o integratori negli individui “fai-da-te”. Si ricorda, infatti, che la melatonina è un vero e proprio mediatore ormonale ed ogni ormone ha i suoi limiti di azione, sia dipendenti che indipendenti dalle dosi assunte o circolanti nel sangue. L’assunzione esterna di melatonina è consigliata a tutti coloro che hanno dei ritmi circadiani alterati (es. da lavoro notturno) o che non riescono a prendere sonno per stress emotivi o psicologici prolungati. Anche le donne con irregolarità mestruali possono trarre giovamento dall’assunzione ciclica di basse dosi di melatonina.
Infine, se le difese immunitarie sono indebolite per cause varie (stress, influenza ricorrente, herpes zoster recidivo), l’assunzione di melatonina fra i 2-5 mg/die può rinforzare la risposta immunologica ad agenti esterni. Quindi la melatonina è un mediatore che dialoga su più fronti, a più livelli e fa tante domande da cui pretende altrettante risposte: tutto questo nell’interesse di riportare il dialogo interno, ove esso risulti eventualmente compromesso.
- a cura del Dott. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica
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