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Colesterolo buono o LDL: è davvero utile averne tanto? Gli interventi per alzarlo sono efficaci?

Un alto tasso di mortalità globale è associato a malattie cardiovascolari (CVD), in particolare ictus ischemico aterotrombotico e malattia coronarica. Pertanto, è necessario ridurre gli eventi cardiovascolari attuando interventi economicamente vantaggiosi. Diversi studi hanno indicato che la riduzione del colesterolo lipoproteico a bassa densità (LDL-C) è fondamentale per prevenire la CVD aterosclerotica. Oltre ai farmaci ipolipemizzanti, il consumo di fitosteroli (PS) ha mostrato un abbassamento dell’assorbimento del colesterolo. Molti farmaci ipolipemizzanti sono disponibili in commercio (ad es. statine, inibitori PCSK9, ezetimibe, resine e acido bempedoico) e si sono dimostrati efficaci nell’abbassare il C-LDL e prevenire gli eventi CVD. In realtà, diversi fattori, come effetti collaterali e motivi personali, pongono ostacoli al controllo ottimale della dislipidemia in molti pazienti. In questi casi si potrebbero utilizzare specifici alimenti e nutraceutici per abbassare i livelli di colesterolo.

Negli ultimi due decenni, l’assunzione di PS è aumentata considerevolmente e ha portato a una riduzione dell’assorbimento intestinale del colesterolo. Questo, a sua volta, ha portato ad abbassare i livelli di LDL-C. Una meta-analisi che ha incluso 84 studi clinici ha rivelato una riduzione di LDL-C con il consumo di circa 2 grammi di PS al giorno. Un altro studio ha rivelato che l’effetto di riduzione del colesterolo LDL continua con circa 3 grammi al giorno di fitosteroli. In un recente studio sulla rivista Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases, i ricercatori hanno condotto una meta-analisi per comprendere meglio l’effetto degli alimenti fortificati con PS nell’abbassare le concentrazioni di LDL-C nel sangue. Questa meta-analisi ha anche determinato in che modo i diversi fattori legati alla somministrazione di PS influenzano la riduzione di LDL-C. In generale, gli individui residenti nel Nord Europa e nei paesi del Mediterraneo hanno mostrato un apporto dietetico di steroli vegetali di circa 250 mg/giorno e 500 mg/giorno, rispettivamente.

Non sono stati osservati effetti avversi quando sono stati consumati più di 2 grammi di PS in un giorno. Al contrario, è stata riscontrata una riduzione massima dei livelli di LDL-C quando sono stati consumati 2,5 g/giorno o anche 3 g/giorno di PS. È stato osservato un impatto significativo sui livelli di LDL-C in base al tipo di alimento fortificato con PS. Ad esempio, le persone sottoposte a pane, cereali e biscotti hanno rivelato una diminuzione significativamente minore dei livelli di LDL-C rispetto a coloro che hanno consumato burro, margarina e creme spalmabili. Questa scoperta era coerente con un altro studio che mostrava che i fitosteoli aggiunti alla maionese e nel grasso spalmabile erano in grado di ridurre i livelli di LDL-C in misura maggiore rispetto a quelli aggiunti nel pane, nei biscotti e nei cereali. Questo perché la quantità di PS nel pane è di circa 1,8 g/giorno, inferiore alla dose consigliata.

Nonostante i limiti, questa meta-analisi ha fornito prove aggiornate sull’effetto benefico degli alimenti fortificati con PS sulla riduzione del colesterolo LDL. Ha inoltre fornito informazioni sul dosaggio ottimale di fitosteroli e sul formato degli alimenti, che potrebbero consentire una riduzione del livello di LDL-C. Ma a parte l’adozione di alimenti ricchi o arricchiti con fitosteroli, ci sono altre opportunità non farmacologiche di innalzare i livelli sanguigni di colesterolo LDL? Alcuni studi punterebbero sull’adozione della dieta chetogenica, che negli ultimi 10 anni è diventata sia una moda, sia una modalità di perdere peso velocemente fra i salutisti e non. Ma non si deve dimenticare che adottare una dieta chetogenica richiede il previo consulto con un medico, specie se non si conoscono bene modalità di svolgimento e come è regolato il proprio metabolismo. Uno degli effetti tangibili della dieta chetogenica è la cosiddetta reazione simil-influenzale.

Essa è dovuta alle variazioni del metabolismo energetico e c’è chi addirittura si spaventa nel fronteggiare una reazione del genere, come udito per conto terzi da questa redazione. Da parte di altri è stato udito che c’è del timore che una volta finiti questi 21 giorni di “cura”, il tornare al vecchio regime alimentare possa far riguadagnare i chili perduti e fare mettere “chili indesiderati”, una sorta di effetto di rimbalzo. Questo può essere vero se si torna ad abusare con le calorie (specie con quelle vuote di valore nutritivo), con gli spuntini fuori pasto, con aperitivi alcolici dopo pranzo e dopo cena e abitudini similari. La cosa buona della dieta chetogenica è che ci sono abbastanza informazioni scientifiche alle spalle sulle modalità su come funziona, e sugli effetti che essa ha su alcune condizioni mediche. Avere maggiori informazioni sulle possibilità che essa alzi il colesterolo LDL può risultare utile nella prevenzione dei problemi cardiovascolari, sempre che gli stili di vita divengano consoni al razionale del volerla fare e del perché.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Fontanè L et al. Nutr Metab Cardiovasc Dis 2023 Apr 23.

Gao Y, Xun R et al. Food Funct. 2023 Apr 3; 14(7):2969-2997.

Schmidt T et al. Amer J Prevent Cardiol 2023 Apr; 14:100495.

Houttu V, Grefhorst A et al. Nutrients. 2023 Feb 15; 15(4):962.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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