Il glioblastoma è un tumore cerebrale primario notoriamente difficile da trattare. Nonostante il trattamento aggressivo, che in genere comporta la rimozione chirurgica del tumore e più farmaci chemioterapici, il cancro spesso ritorna, a quel punto le opzioni di trattamento sono limitate. Gli inibitori del checkpoint immunitario (ICI) sono trattamenti efficaci per una varietà di tumori, ma hanno avuto un successo limitato nel trattamento del glioblastoma ricorrente. Questa nuova terapia prevede la combinazione di un virus oncolitico e l’inibizione del checkpoint immunitario, utilizzando un anticorpo anti-PD-1 come immunoterapia mirata. Il dottor Zadeh, capo senior dell’indagine, e colleghi hanno valutato la terapia innovativa in 49 pazienti con malattia ricorrente, provenienti da 15 siti ospedalieri in tutto il Nord America.
UHN, che è il più grande ospedale di ricerca e insegnamento in Canada e l’unica istituzione canadese coinvolta nello studio, ha curato la maggior parte dei pazienti arruolati nello studio. In primo luogo, il team ha somministrato il virus localizzando accuratamente il tumore utilizzando tecniche stereotassiche e iniettando il virus attraverso un piccolo foro e un catetere appositamente costruito. Quindi, i pazienti hanno ricevuto un anticorpo anti-PD-1 per via endovenosa, ogni tre settimane, a partire da una settimana dopo l’intervento chirurgico. Questi farmaci agiscono prevenendo la capacità del cancro di eludere la risposta immunitaria naturale del corpo, quindi hanno pochi benefici quando il tumore è immunologicamente inattivo, come nel caso del glioblastoma. I virus oncolitici possono superare questa limitazione creando un microambiente tumorale più favorevole, che aiuta quindi a potenziare le risposte immunitarie antitumorali.
La combinazione virus oncolitico-inibizione ICI provoca un “doppio colpo” ai tumori: il virus causa direttamente la morte delle cellule tumorali, ma stimola anche l’attività immunitaria locale causando infiammazione, lasciando le cellule tumorali più vulnerabili all’immunoterapia mirata. I risultati, pubblicati sulla rivista specialistica Nature Medicine, mostrano che questa terapia combinata è sicura, ben tollerata e prolunga la sopravvivenza del paziente. La terapia non ha avuto effetti avversi inaspettati importanti e ha prodotto una sopravvivenza mediana di 12,5 mesi, notevolmente più lunga rispetto ai sei-otto mesi tipicamente osservati con le terapie esistenti. Di tutti i soggetti della coorte clinica, tre pazienti sono rimasti in vita a 45, 48 e 60 mesi dall’inizio della sperimentazione clinica e non ci sono stati apparenti effetti collaterali.
Considerando che i farmaci di base per questo tumore (temozolomide, carboplatino, lomustina) danno grossi effetti collaterali nel tempo, è indubbio che questa innovazione merita ulteriori indagini. I prossimi passi per il gruppo di ricerca sono testare l’efficacia della terapia di combinazione rispetto ad altri trattamenti in uno studio clinico randomizzato.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Nassiri F, Patil V, Yefet LS et al. Nature Med. 2023 May 15.
Wang JZ et al. Clin Transl Radiat Oncol. 2023; 41:100631.
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