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Alimentazione su base vegetale: per il carico sanitario cardiologico e mentale ma anche per l’ambiente

La maggior parte del colesterolo non è basata sulla dieta: il corpo produce circa l’80% del suo colesterolo e il resto viene ingerito col cibo. Tuttavia, la riduzione dei grassi animali nella propria dieta porta a riduzioni delle concentrazioni di colesterolo nel sangue. Ma le diete a base vegetale non devono essere viste come un sostituto dei farmaci per la riduzione del colesterolo, quando questi sono ritenuti appropriati dal proprio cardiologo, secondo i medici specialisti. Il fegato produce il colesterolo del corpo e farmaci come le statine inibiscono questa produzione. Il colesterolo viene parzialmente convertito nel fegato come acidi biliari da secernere come bile nella cistifellea. Quando una persona mangia, gli ormoni inducono la cistifellea a espellere la bile nel tratto intestinale. Essa emulsiona la componente grassa degli alimenti e permette anche l’assorbimento delle vitamine liposolubili, ovvero le vitamine A/D/E.

Esso serve anche alla sintesi degli ormoni steroidei, della nostra quota di vitamina D e per la struttura di tutte le membrane cellulari. Non c’è da meravigliarsi, ma una certa quota di colesterolo viene anche persa con le scorie ed una parte viene riciclata per essere ri-trasportata nel fegato. Un nuovo meta-studio pubblicato di recente ha scoperto che la dieta vegetariana o vegana può aiutare a ridurre i livelli di colesterolo nel corpo, aiutando anche a combattere il cambiamento climatico in atto. In particolare, lo studio mostra innanzitutto che tali diete riducono i livelli di lipoproteine che possono essere un migliore predittore di malattie cardiovascolari rispetto alle lipoproteine a bassa densità (LDL) detto popolarmente anche colesterolo “cattivo”. Poiché il corpo produce la maggior parte del suo colesterolo, i farmaci come le statine che controllano la produzione di colesterolo rimangono importanti.

Le lipoproteine sono particelle composte da grassi (colesterolo e trigliceridi) e proteine. Alcuni lipidi del colesterolo, come le lipoproteine ad alta densità (HDL), o colesterolo “buono”, proteggono dalle malattie cardiache. Un eccesso, invece, di lipoproteine LDL aumenta il rischio di malattie cardiovascolari. La riduzione del rischio derivante da diete a base vegetale era all’incirca equivalente a circa un terzo dell’effetto di riduzione del colesterolo di farmaci come le statine. Questa meta-analisi ha analizzato i risultati di 30 diversi studi randomizzati pubblicati tra il 1980 e il 2022 che studiavano l’effetto delle diete a base vegetale sul colesterolo. L’indagine ha scoperto che le diete a base vegetale sono associate a una riduzione del 7% del colesterolo totale e a una riduzione del 14% di tutte le lipoproteine che bloccano le arterie, riducendo così il rischio di malattie cardiovascolari per le persone che mantengono tale dieta per almeno cinque anni.

Gli autori dello studio hanno anche notato i benefici del cambiamento climatico che fornirebbe un’adozione più ampia di alimenti a base vegetale. Questo includendo che è riconosciuto che l’allevamento bovino è un potente marker di emissione di gas “serra”, e che la sua impronta di “carbonio” incide notevolmente sullo sfruttamento delle risorse naturali ambientali. La carne, in tutte le sue forme di lavorazione industriale, è fonte di grassi saturi e di una rilevante quota di colesterolo dietetico ed è una componente centrale dello stile dietetico “occidentale”. Tuttavia, una dieta occidentale tradizionale contiene molto più colesterolo del necessario, il che si traduce in livelli plasmatici troppo alti e un rischio concreto di aterosclerosi e attacchi di cuore. Una dieta a base vegetale con meno colesterolo è ancora sufficiente per soddisfare le esigenze del corpo.

Fra l’altro, i biologi sanno che le diete vegetariane e vegane sembrano incoraggiare il fegato a produrre più recettori LDL, per catturare in modo più efficiente il colesterolo dal flusso sanguigno. Il dato più interessante dell’indagini sembra essere la scoperta che mentre i livelli complessivi di colesterolo non sono diminuiti in modo spettacolare, ciò che è stato molto interessante è stato il calo del colesterolo dell’apolipoproteina B (apoB). Rifletterebbe una tendenza verso una riduzione del conteggio effettivo delle particelle stesse, che nella ricerca è stato potenzialmente un fattore di rischio più accurato per la previsione del rischio cardiovascolare in alcuni pazienti. Accanto al benessere cardiologico, le ricerche scientifiche sembrano indicare che un minore consumo di carne ed una dieta più ricca di vegetali possa promuovere anche la salute mentale.

I disturbi psichiatrici hanno un impatto negativo sulla salute, sulla qualità della vita, sulle prospettive di lavoro, sul rischio di morbilità e sulle abitudini alimentari di un individuo. Recenti ricerche hanno dimostrato che l’alimentazione ha un impatto significativo sul benessere psicologico. Le diete di origine vegetale possono conferire benefici neuroprotettivi e gli studi hanno trovato un legame tra diete a base vegetale con ansia e depressione. L’ansia influisce negativamente sulle preferenze alimentari e aumenta l’assunzione di cibi malsani, limitando il consumo di frutta e verdura. La maggior parte dei cibi malsani ha un alto carico glicemico e/o indice glicemico e quantità inferiori di nutrienti critici per la performance mentale. Inoltre, i cibi malsani possono avere un impatto negativo sul microbioma intestinale, alterare l’umore, aumentare l’infiammazione e interrompere la neuroplasticità e la neurogenesi.

Inoltre, le funzioni dei neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina possono essere modificate, portando a disagio psicologico. I cibi malsani sono a basso contenuto di proteine e, secondo quanto riferito dagli esperti, l’assunzione di proteine è associata negativamente alla depressione, probabilmente a causa degli effetti del triptofano (precursore della serotonina) sulla cognitività e sull’umore. Senza contare i loro effetti negativi sul microbiota intestinale. La carne sicuramente è un’ottima fonte di proteine, ma lo sono anche il latte o i legumi, se si vuole tenere conto dell’impatto ambientale citato sopra. Ad esempio, l’Istituto di Nutrizione dell’Università tecnica di Copenaghen stima che il 20-35% dell’impatto sul clima possa essere ridotto limitando la quantità di prodotti a base di carne, e ridotto del 45-50% se vengono prodotte e utilizzate solo diete vegane.

Non sarà mica vero che il clima non dipenda solo dalle emissioni delle automobili, delle industrie o degli incendi?

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

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Pubblicazioni scientifiche

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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