Il sistema nervoso enterico (SNE) è una rete complessa che si estende lungo l’intero tratto gastrointestinale. Consiste di circa 100 milioni di cellule nervose, controlla autonomamente i processi digestivi ed è spesso indicato come il secondo cervello dell’uomo. Ma la sua funzione va ben oltre la digestione: recenti ricerche hanno dimostrato che il SNE comunica strettamente con il sistema nervoso centrale (SNC), cioè il cervello e il midollo spinale. Le cellule nervose del tratto gastrointestinale comunicano con quelle del cervello e del midollo spinale. Ciò suggerisce che il sistema nervoso del tratto digestivo potrebbe influenzare i processi nel cervello che portano al morbo di Parkinson. Paula Neufeld e Lennart Stegemann, dottorandi in medicina presso l’Università della Ruhr a Bochum, in Germania, sono stati i primi a rilevare i recettori del progesterone nelle cellule nervose del tratto gastrointestinale e hanno dimostrato che il progesterone protegge le cellule.
L’asse intestino-cervello non è una strada a senso unico; entrambi i sistemi nervosi si influenzano a vicenda. La dieta di una persona ha un impatto diretto sul microbioma intestinale, che a sua volta interagisce con l’ENS. Gli scienziati sanno bene che alcuni neurotrasmettitori come il GABA, il glutammato e la tiramina sono prodotti anche dai batteri intestinali, come i neuroni locali. I ricercatori hanno dimostrato che la composizione del microbioma può anche influenzare il sistema nervoso centrale attraverso l’asse intestino-cervello, in particolare attraverso il nervo vago, e promuovere malattie come il morbo di Parkinson. In una serie di esperimenti, hanno coltivato cellule nervose dell’ENS per diverse settimane e le hanno trattate con rotenone, una tossina cellulare che bersaglia l’energia cellulare per simulare condizioni dannose simili al morbo di Parkinson.
Hanno scoperto che le cellule nervose ulteriormente trattate con progesterone morivano molto meno frequentemente rispetto alle cellule non trattate, in media del 45%. I ricercatori hanno tenuto conto della presenza di recettori multipli del progesterone (PR-alfa/beta, mPRa/b e PGRMC1) ed hanno così testato tutti loro con modulatori farmacologici per trovare il responsabile degli effetti protettivi. Invero, la somministrazione dell’antagonista AG205 del recettore PGRMC1 del progesterone ha abolito l’effetto osservato, indicando che l’effetto neuroprotettivo cruciale del progesterone dipende da questo recettore e non da quelli classici, sebbene i neuroni SNE li esprimano tutti. Si ritiene che il progesterone non si leghi direttamente al solo PGRMC1, ma che prima questo formi un complesso con la proteina cellulare serpin mRNA-binding protein (SERBP1) che agisce come un recettore di membrana per il progesterone
Inoltre, si ritiene che PGRMC1 regoli i livelli di calcio intracellulare e aumenti i livelli di BDNF attraverso la modulazione della segnalazione delle MAP-chinasi. Poichè PGRMC1 è associato alle membrane dell’apparato di Golgi, dell’ER e dei mitocondri, questo recettore potrebbe essere importante per la protezione contro lo stress nel reticolo endoplasmatico e nei mitocondri, innescato dalle tossine cellulari che causano il Parkinson come il rotenone o la 6-OHDA. Dati gli effetti che ha la dieta sulla composizione del microbiota intestinale; e come questo interagisca non solo col sistema immunitario locale, ma anche con quello nervoso che ha una comunicazione andata-e-ritorno col cervello, gli scienziati ritengono che una dieta equilibrata può non solo contribuire alla conservazione delle cellule nervose nell’intestino, ma può anche ritardare la malattia di Parkinson per molti anni o addirittura prevenirla del tutto.
Le loro scoperte, non di meno, aprono prospettive per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici neuroprotettivi per contrastare malattie come il Parkinson e l’Alzheimer.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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Pubblicazioni scientifiche
Stegemann LN et al. Cells 2023 Apr 21; 12(8):1206.
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