La semaglutide è un farmaco approvato per la terapia alternativa del diabete che, a causa dei suoi effetti sul metabolismo ed il peso corporeo, ha entusiasmato sia gli obesi che coloro che volgiono perdere peso per mania di salute o di estetica. Questa corsa all’accaparramento si è tradotta in un vero e proprio esaurimento scorte che vedrà il farmaco praticamente assente per tutto quest’anno. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) non è sicura quando sarà possibile ridistribuire il farmaco, nonostante la domanda e la fornitura continuino a crescere. In Italia il problema risiede nella carenza produttiva; e fra l’altro anche l’uso al di fuori del diabete è ancora molto contenuto. Negli altri paesi europei, tra l’altro, il maggiore uso del farmaco si sta spostando dal trattamento del diabete a quello dell’obesità resistente alle cure convenzionali.
Tutto sembra essere iniziato con l’approvazione enl 2021 del semaglutide da parte dell FDA americana per il trattamento dell’obesità. L’azienda leader produttrice del farmaco, la Novo Nordsk, si trova in Olanda; anche l’EMA europea ha riconosciuto l’efficacia della molecola per questo proposito. Ma il passo seguente, ovvero l’apporvazione da parte di autorità nazionali, è avvenuto solo in Danimarca appunto la casa dell’azienda; e nel mese di Aprile si è aggiunta l’Inghilterra, mentre per gli altri paesi è ancora tutto fermo. Sia la casa farmaceutica che gli specialisti si augurano che tutto si possa smuovere al più presto, poichè il farmaco sembra agire con efficacia quasi sovrapponibile alla chirurgia bariatrica. La versione forte della molecola, Wegovy, non è ancora disponibile; ecco perchè si cerca di ripiegare verso la versione a dosaggio monore che è Ozempic.
Non è difficile immaginare cosa vuo dire questo: vista la vera e propria pandemia sia di diabete che di obesità (e di obesi con diabete), siamo di fronte ad una tipolgia di farmaco ideale “prendo due piccioni con una fava”. I pazienti sarebbero felici per evitare tutta le faticosa/noiosa/laboriosa trafila di provvedimenti fisici ed alimentari che frustra una larga fetta di loro. Dall’altro lato, le multinazionali farmaceutiche non vedono l’ora di avere la loro “libbra di carne” sui profitti, cercando di sviluppare farmaci simili. Oltreoceano, infatti, AstraZeneca, Pfizer e Amgen stanno proprio cercando di fare questo. Considerato che negli Stati Uniti, un mese di cura costa tra i 900 e i 1400 dollari (bontà di cuore esclusa), si stima che se la Novo Nordsk avesse via libera nella sola America, il fatturato annuo del farmaco si attesterebbe intorno ai 4 miliardi di dollari.
Il mercato italiano ha la sua piccola nicchia di prescrizioni off-label. Il farmaco ha il suo costo mensile di 300-400 euro (con la dose prevista per il controllo del peso) e non tutti se la sentono di affrontare la spesa. E poi prima dela semglutide c’è la liraglutide, approvata per lo stesso scopo e per la quale le scorte sono ancora piene. L’unica pecca (punti di vista) è che secondo gli specialisti sembra avere un’efficacia minore rispetto alla prima. Quindi il punto per l’interessato resta: “più lunga è la cura, più devo spendere” (escludendo il fatto che questa tipologia di farmaco non è rimborsabile). Non è un problema: c’è la corsa all’aria aperta, ci sono i piani dietetici, i consigli dello specialista e quanta forza di volontà si vuole mettere per arrivare all’obiettivo.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.