L’esofagite eosinofila (EoE) è scatenata da allergie alimentari o allergeni trasportati dall’aria che causano l’accumulo di un tipo di globuli bianchi, gli eosinofili, nel rivestimento dell’esofago. Ciò provoca l’accorciamento dell’esofago e l’ispessimento della parete esofagea, rendendo difficile la deglutizione e provocando il blocco del cibo in gola. La malattia si verifica in circa 1 adulto su 2.000, ma colpisce più frequentemente i bambini (1 su 1.500) dove i sintomi possono essere più difficili da diagnosticare e comportare rischi maggiori poiché la difficoltà di alimentazione può portare a malnutrizione, perdita di peso e scarsa crescita. Un nuovo studio della Tulane University ha identificato un nuovo trattamento per questa malattia cronica del sistema immunitario che può impedire ai bambini di mangiare.
Il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications Biology, ha scoperto che la malattia è causata dall’interleuchina-18 (IL-18), una citochina coinvolta nella risposta immunitaria innata che può causare infiammazione se prodotta in eccesso. Quando un allergene alimentare entra nel corpo, attiva un percorso responsabile della regolazione del sistema immunitario innato, con conseguente rilascio di proteine proinfiammatorie come IL-18. Questo produce gli eosinofili che danneggiano l’esofago. Lo studio ha scoperto che l’inibizione riuscita di questo percorso, chiamato percorso NLRP3, e il rilascio di IL-18 hanno impedito lo sviluppo di EoE da allergeni sia alimentari che aerei. I risultati sono cruciali per una malattia che non è stata identificata fino agli anni ’90.
Per molti anni, EoE è stata diagnosticata erroneamente come malattia da reflusso gastrointestinale (GERD), nonostante i farmaci GERD fossero inefficaci per il trattamento di EoE. Inoltre, i risultati di questo studio sostituiscono decenni di pensiero secondo cui le cellule Th2 svolgono un ruolo importante nell’innescare l’EoE. Lo studio ha identificato un farmaco esistente, VX-765, come un inibitore che potrebbe funzionare come trattamento per gli esseri umani. Questa è una molecola bloccante per la caspasi-1, una proteasi che costituisce l’inflammasoma. È importante sottolineare che questo inibitore esaurirebbe solo gli eosinofili patogeni generati e trasformati da IL-18 e non influenzerebbe i globuli bianchi creati dalla IL-5, una citochina importante per mantenere l’immunità innata.
Gli scienziati hanno dichiarato che una sperimentazione clinica sarebbe il prossimo passo per determinare l’efficacia del trattamento. Infatti, il dottor Anil Mishra, autore principale dello studio presso la School of Medicine dell’Università di Tulane, ha commentato la scoperta: “I genitori e i medici potrebbero non esserne consapevoli, ma questa è una malattia molto importante e grave nella popolazione pediatrica, ed è in aumento nel numero perché è direttamente correlato agli allergeni alimentari, anch’essi in aumento. In questo studio, dimostriamo che dopo aver curato la malattia negli animali, la malattia è scomparsa ed è completamente in remissione. Data la scarsità di informazioni meccanicistiche e strategie di trattamento per l’esofagite eosinofila, riteniamo che gli studi proposti siano molto rilevanti e siano pronti ad avere un impatto importante sullo stabilire il significato del percorso NLRP3-IL18 nell’inizio della patogenesi di questa malattia”
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Yadavalli CS et al. Communicat Biol. 2023 Jul 31; 6(1):763.
Mol Immunol. 2023 Mar; 155:100-109.
Allergy 2022 Apr; 77(4):1165-1179.