L’osteoartrite (OA) è una condizione degenerativa delle articolazioni che colpisce almeno 230 milioni di persone in tutto il mondo, ed è un’importante causa di disabilità negli adulti di mezza età e negli anziani. Traumi articolari, invecchiamento, disordini metabolici e obesità possono scatenare l’OA, ma i meccanismi sottostanti devono ancora essere definiti nella loro interezza. Negli ultimi anni, con il graduale aumento della prevalenza dell’obesità, è aumentata anche l’incidenza dell’OA correlata all’obesità. Oltre ai fattori di rischio biomeccanici legati all’obesità, che aumentano la pressione intracartilaginea e aggravano l’usura delle articolazioni, l’infiammazione cronica correlata all’obesità e le anomalie del metabolismo nutrizionale svolgono un ruolo nello sviluppo dell’OA. Poi conta, ovviamente, la tossicità cellulare legata al tabagismo, per mettere sul piatto altri fattori incriminati.
Un eccessivo apporto nutrizionale porta ad un afflusso di lipidi oltre la capacità di stoccaggio dei tessuti adiposi, con conseguente aumento dei livelli di acidi grassi circolanti nel sangue. È stato dimostrato che un loro aumento dell’accumulo nelle articolazioni è associato alla gravità del danno cartilagineo nell’OA, con diversi tipi di acido grasso che hanno effetti distinti. Gli acidi grassi saturi (SFA) possono aumentare il rilascio di fattori infiammatori come l’interleuchina- (IL-) 1β, causando cambiamenti degenerativi nei condrociti e avendo effetti avversi sull’insorgenza e sulla progressione della malattia. Fra gli acidi grassi insaturi, gli omega-3 sono stati sempre condiderati protettvi per le articolazioni, mentre gli omega-6 (es. acido arachidonico) sono pro-infiammatori poichè da essi derivano mediatori come le prostaglandine.
Un recettore cellulare che interviene nella patogenesi dell’OA è uno dei recettori della tolleranza (Toll), chiamato TLR4. A parte essere attivato da prodotti batterici come l’endotossina (LPS) o proteine endogene come il fibrinogeno, la fibronectina, alcune proteine fuoriuscite per danno cellulare, il TLR4 possiede anche come ligandi anche sostanze organiche tra cui i cristalli di acido urico. Questi infatti, sono responsabili dell’infiammazione non batterica o “sterile” che avviene nella gotta. Ma altri suoi ligandi sono proprio gli acidi grassi saturi. Come detto prima, questi derivano principalmente dalla dieta per eccesso di alcune tipologie alimentari. L’attivazione di TLR4 da parte di essi innesca una tipologia di danno cellulare chiamato “piroptosi”, una degenerazione cellulare che da infiammazione passa alla fine a vera e propria distruzione.
Questa si esercita attraverso il complesso proteico cellulare chiamato inflammosoma o NLRP3. I prodotti finali della sua attivazione sono prima la trascrizione di citochine infiammatorie (IL-1, IL-6, TNF-alfa) e poi l’attivazione finale delle cascate cellulari derivate da queste. A ciò si aggiunge lo stress ossidativo che viene fuori dal processo infiammatorio stesso. Di fronte ad una simile “tempesta biologica”, le cellule della cartilagine non possono fare fronte per sempre. Esaurendo le loro scorte di difese antiossidanti (GSH, vitamina C, SOD2, ecc.), esse non riusciranno nel tempo a fronteggiare la “valanga molecolare” che alla fine le porterà a morte, specie se l’assunzione alimentare di acidi grassi saturi (infiammatori) supererà quella degli insaturi (omega-3; antinfiammatori). Ecco perchè lo stile alimentare oggi è centrale per il mantenimento della salute, senza escludere anche quella delle articolazioni.
La dieta “occidentale” così ricca di snacks, alimenti pronti, elaborati, insaporiti e troppo ricchi di carboidrati e grassi saturi è l’esempio perfetto di come mettersi ad alto rischio di cardiovasculopatie, diabete, sovrappeso/obesità, steatosi epatica ed anche artrosi degenerativa. Tutto in un solo colpo. Invece, adottare uno stile dietetico che comprenda alimenti freschi come verdura, frutta e legumi con tutte le possibili variazioni sul tema, cereali integrali, frutta a guscio, latte e uova fresche minimizza il rischio. Anche ridurre all’essenziale il consumo di carne può limitare l’apporto di acidi grassi saturi. Ma dove bisogna battere è limitare l’eccesso di carboidrati, poiche è dal metabolismo del glucosio che inizia la sintesi interna degli acidi grassi saturi. Non sono estranei a nessuno stili come Dieta Mediterranea, Dieta Vegetariana e Dieta Paleolitica, che incentivano proprio queste scelte a tavola.
Fra parentesi, queste tipologie di dieta promuovono l’assunzione di sostanze antinfiammatorie naturali come gli omega-3 e gli stra-famosi polifenoli, che hanno anche potere antiossidante. Questo non vuol dire che entrare in quest’ottica di stile alimentare abolisca tutte le malattie degenerative conosciute o attuali. Tutto si interseca con altre scelte voluttuarie come il fumo di sigaretta, l’abuso di alcolici ed altro ancora. Ma sapere che l’esagerato consumo di alimenti ricchi di SFA può contribuire alla comparsa di OA, specie se il terreno genetico personale è predisponente (e questo nessuno di noi lo sa), dovrebbe fare riflettere di più ogni volta che scegliamo cosa mangiare a tavola o al di fuori. Nessuno nega il piacere di uno “sgarro” o “capriccio”: è tutto più rischioso quando quel capriccio diventa abitudinario o, peggio, giornaliero.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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