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La pandemia di COVID-19 è terminata. Tuttavia, la trasmissione e l’evoluzione della SARS-CoV-2 continuano. Negli ultimi tempi, le infezioni sono state dovute prevalentemente alle sottovarianti XBB.1.5 e EG.5.1. SARS-CoV-2 Omicron BA.2.86, una sottovariante altamente mutata, è stata recentemente segnalata ed è geneticamente distinta dalle varianti esistenti. Questa sottovariante è tanto distante dal suo predecessore, BA.2, quanto la variante BA.1 lo è dalla variante Delta, sollevando preoccupazioni di una simile evasione anticorpale. Sono state rilevate più di 400 sequenze BA.2.86 in 28 paesi nonostante la limitata sorveglianza in corso. Una recente epidemia in una struttura di cura in Inghilterra suggerisce che la sottovariante è facilmente trasmissibile. Tuttavia, ci sono dati limitati sulla sua patogenicità. BA.2.86 ospita 34 mutazioni aggiuntive rispetto alla variante originale BA.2.

Questa vasta gamma di mutazioni in BA.2.86 è preoccupante, dato il suo maggiore potenziale di eludere gli anticorpi indotti da infezioni o vaccinazioni e gli anticorpi monoclonali terapeutici (mAb). In un ultimo studio, i ricercatori hanno caratterizzato l’antigenicità di SARS-CoV-2 Omicron BA.2.86. Hanno ottenuto campioni di siero da tre coorti. La prima coorte comprendeva individui sani che avevano ricevuto tre dosi di vaccino monovalente, seguite da due dosi bivalenti. La seconda e la terza coorte includevano pazienti con infezione recidivante rispettivamente da BA.2 e XBB dopo la vaccinazione. BA.2.86 era due e 1,9 volte più sensibile dell’EG.5.1 alla neutralizzazione da parte dei sieri della prima e della seconda coorte, rispettivamente. La sensibilità delle varianti BA.2.86, EG.5.1 e XBB.1.5 alla neutralizzazione da parte dei sieri della terza coorte era simile.

Ciò è stato confermato anche dalla neutralizzazione di BA.2.86 e EG.5.1 autentici utilizzando gli stessi sieri, suggerendo che l’esposizione a XBB.1.5 potrebbe suscitare una risposta efficace contro le varianti prevalenti di SARS-CoV-2. Successivamente, il team ha testato la suscettibilità di BA.2.86-V1 a 26 mAbs. Sono stati testati anche EG.5.1 e XBB.1.5 per confronto. BA.2.86 era sostanzialmente o completamente resistente ai mAbs. Nello specifico, BA.2.86 era altamente resistente ai mAb di classe 3 (Beta-54 ed S309) e XGv051 (mAb di classe 2) ed ha eluso la neutralizzazione da parte dei mAb SD1 che hanno neutralizzato EG.5.1 e XBB.1.5. Questi risultati contrastano nettamente con quelli di uno studio svedese che ha osservato che BA.2.86 è più resistente delle sottovarianti XBB. Questa discrepanza potrebbe derivare dalle differenze nell’infezione da SARS-CoV-2 o nelle storie di vaccinazione.

Anche il picco BA.2.86 ha mostrato un’affinità recettoriale notevolmente elevata. Nel complesso, sarà fondamentale delineare la discrepanza di fondo dato che una maggiore resistenza alla neutralizzazione può conferire alla variante un vantaggio nella diffusione nella popolazione; pertanto, è giustificata una sorveglianza continua. Anche perché gli scienziati non hanno la minima idea come si potrà mai evolvere un virus, seppur servendosi di tutta la conoscenza disponibile ed anche l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale per creare modelli e previsioni. Uno degli ultimi tentativi lo stanno facendo degli scienziati in Germania. Il team ha sviluppato e convalidato un modello di fitness completo che prevede l’evoluzione del SARS-CoV-2 integrando dati genetici, epidemiologici e immunologici, sottolineando il ruolo dell’immunità della popolazione nel modellare le mutazioni virali e l’emergere di nuovi varianti.

L’indagine ha approfondito l’evoluzione antigenica di SARS-CoV-2 utilizzando dati sull’immunità crociata tra diverse varianti, stabilendo una matrice di immunità crociata attraverso test di neutralizzazione e osservando che l’immunità più elevata era presente all’interno delle stesse varianti, diminuendo gradualmente con la comparsa di nuovi ceppi. Lo studio evidenzia i cambiamenti antigenici come fondamentali nella selezione del virus rispetto a fattori intrinseci come la trasmissibilità. Il modello di fitness illustra le forze di selezione dietro i principali cambiamenti di clade, inizialmente guidate da fattori intrinseci, poi dalla selezione antigenica post-Alfa (dopo il ceppo originario), rallentando man mano che il virus si avvicina all’endemia. La selezione antigenica indotta dalla vaccinazione, inoltre, è cruciale nel percorso del virus.

Le vaccinazioni primarie hanno stimolato la selezione positiva, mentre i richiami di immunità più ampia inizialmente presentavano una selezione più debole per la fuga antigenica, cambiando con le varianti post-BA.2. Il modello sottolinea l’influenza sfumata delle vaccinazioni e delle infezioni precedenti sull’evoluzione del coronavirus. Per finire, il modello prevede che le vaccinazioni di richiamo bivalenti e le recenti infezioni domineranno il prossimo spostamento antigenico, indicando che le prossime varianti probabilmente si adatteranno a queste specifiche risposte immunitarie.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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