L’emicrania è una condizione neurologica cronica caratterizzata da frequenti mal di testa, nausea e vomito. È una causa significativa di disabilità negli individui giovani ed è collegata all’infiammazione neurogena. Questa infiammazione è caratterizzata dal rilascio di mediatori infiammatori, aumento della permeabilità vascolare, infiltrazione leucocitaria, rottura della barriera emato-encefalica e attivazione delle cellule gliali. Quando il ganglio trigemino e le sue fibre vengono attivati, vengono prodotti neuropeptidi che provocano vasodilatazione e produzione di sostanze infiammatorie, che causano episodi di emicrania. In un’ultima indagine, i ricercatori hanno studiato in modo approfondito se le citochine proinfiammatorie fossero causalmente collegate all’emicrania.
È stata eseguita un’analisi bidirezionale di randomizzazione mendeliana (MER) utilizzando dati genomici provenienti da studi di associazione sull’intero genoma (GWAS) accessibili al pubblico. La valutazione della randomizzazione mendeliana ha considerato le citochine e le chemochine proinfiammatorie come variabili di esposizione e la loro influenza sull’emicrania come risultato dello studio. Al contrario, la randomizzazione mendeliana inversa considerava l’emicrania e le citochine proinfiammatorie rispettivamente come variabili di esposizione e di risultato. Per valutare le associazioni causali sono stati utilizzati metodi MER come la ponderazione della varianza inversa a effetti casuali (IVW), MER-Egger e la mediana ponderata e sono stati calcolati gli odds ratio (OR).
Il set di dati GWAS sull’emicrania comprendeva dati della Biobanca del Regno Unito (UKBB), inclusi 13.597 casi di emicrania tra gli europei e 449.336 controlli della stessa discendenza, tutti di età compresa tra 40 e 60 anni. Il fattore di crescita degli epatociti (HGF) è stato associato positivamente al rischio di emicrania (OR, 1,0), come indicato dall’analisi MR diretta e da altre analisi. Nell’analisi RM inversa eseguita utilizzando 15 SNP e l’approccio IVW, il team ha scoperto una probabile associazione tra aumento del rischio di emicrania e diminuzione dei livelli di interleuchina-2 (IL-2). I risultati hanno indicato che l’HGF può svolgere un ruolo dominante nell’esordio precoce dell’emicrania, mentre è più probabile che IL-2 abbia un ruolo a valle nella progressione della malattia.
L’emicrania è caratterizzata da un aumento della produzione di neurotrasmettitori, in particolare neurotrasmettitori peptidici come il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP). L’HGF, il fattore di dispersione, è cruciale per la formazione, la sopravvivenza, la crescita, la guida e l’alimentazione dei neuroni. È un componente autosecreto essenziale nello sviluppo e nella specializzazione dei recettori del dolore, neuroni sensoriali che emettono neurotrasmettitori peptidici come CGRP. La proliferazione, la crescita e la differenziazione dei linfociti T sono stimolate dall’interleuchina-2, da loro stessi prodotta. I linfociti T regolatori (Treg) sono più sensibili all’interleuchina-2 rispetto ai linfociti T effettrici e, pertanto, livelli modesti di interleuchina-2 possono attivare le vie di segnalazione dei linfociti Treg lasciando intatte le cellule T effettrici.
Ciò può modulare la quantità e l’attività delle cellule Treg e migliorare l’immunosoppressione e la regolazione immunologica. L’aumento della conta delle cellule Treg può ridurre l’allodinia meccanica nei modelli murini di danno neurale ed encefalomielite autoimmune, mentre l’esaurimento può peggiorarla. IL-10, IL-35 e il fattore di crescita tumorale -beta (TGF-β) riducono le risposte immunitarie e preservano l’omeostasi immunologica, riducendo la sensibilità al dolore nei modelli di dolore cronico. In un modello murino di mal di testa, l’interleuchina-2 a basse dosi potrebbe inibire e invertire l’ipersensibilità al dolore. Secondo la ricerca, i livelli di peptide intestinale vasoattivo (VIP) e CGRP sono significativamente più alti durante gli intervalli dell’emicrania rispetto agli stati non emicranici.
Il VIP funziona come neurotrasmettitore e neuromodulatore nel sistema gastrointestinale, controllando l’azione della muscolatura liscia, il flusso sanguigno e la secrezione delle cellule epiteliali. Sulla base dei risultati dello studio, il fattore di crescita degli epatociti può essere una potenziale causa di emicrania e l’emicrania può portare a una diminuzione dei livelli di interleuchina-2. Tuttavia, lo studio ha incluso solo individui europei, limitandone la generalizzabilità. E’ straordinario, tuttavia, come ci sia una sorta di connessione fra l’intervento di un fattore epatico e la credenza della medicina tradizionale orientale, che ritiene il fegato (sede della rabbia) come la fonte dell’emicrania stessa. Confortante che la ricerca possa confermare scientificamente quello che in passato l’uomo acquisiva con le prove empiriche e l’esperienza.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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