Oltre ai potenziali effetti negativi sulla salute umana, la produzione e il consumo di alimenti ultra-processati (AULE) sono associati a una serie di scarsi risultati ambientali, tra cui alti livelli di rifiuti di plastica e inquinamento, la produzione monoculturale di colture di base e i relativi impatti sulla biodiversità. A differenza di altri alimenti, gli AULE sono prodotti esclusivamente da aziende a scopo di lucro ed è risaputo che queste aziende hanno svolto un ruolo importante nel guidare la transizione alimentare globale degli AULE. Dall’avvento delle tecnologie di ultra-elaborazione alla fine del XIX secolo, l’ultra-elaborazione è diventata una strategia fondamentale di massimizzazione del profitto all’interno del sistema alimentare industriale. I vantaggi competitivi e finanziari che l’ultra-lavorazione conferisce alle aziende alimentari (ad esempio una maggiore shelf-life, nonché facilitando la differenziazione del prodotto e del marchio), è probabilmente uno dei fattori chiave che spiegano il motivo per cui le principali aziende AULE di oggi sono state in grado di accumulare ampie risorse e capacità per un lungo periodo di tempo.
Tali risorse e capacità hanno, a loro volta, sostenuto l’implementazione di diverse strategie (ad esempio, espansione globale, marketing aggressivo, lobbying) da parte delle principali società AULE intese a modellare le diete e i sistemi alimentari della popolazione a loro favore. Negli ultimi anni, un numero crescente di studi ha esaminato i modi in cui vari processi diffusi e interconnessi hanno facilitato la transizione alimentare globale degli AULE, spostando gli accordi istituzionali e di governance verso l’accomodamento, piuttosto che la limitazione, del potere e della legittimità delle società AULE. Tali processi includono, tra l’altro, l’industrializzazione dei sistemi alimentari, la globalizzazione economica, la liberalizzazione del commercio e degli investimenti e l’aumento del multi-stakeholderismo. Sebbene questi processi influenzino paesi e gruppi sociali in modi diversi, esplorare il loro ruolo nel guidare la transizione alimentare globale verso gli AULE può aiutare a far luce su vari cambiamenti strutturali e trasformativi con il potenziale di frenare la lor transizione alimentare globale.
Un processo capitalista chiave che si riferisce a, e in qualche modo sostiene, molti dei processi sopra menzionati è la “finanziarizzazione”. Epstein (2005) si riferisce alla finanziarizzazione come al “ruolo crescente delle motivazioni finanziarie, dei mercati finanziari, degli attori finanziari e delle istituzioni finanziarie” nell’economia. Altri hanno descritto la finanziarizzazione come i metodi e le pratiche attraverso i quali il valore viene sempre più estratto dall’”economia reale” (vale a dire, la sezione dell’economia interessata alla produzione, al commercio e al consumo o all’uso di beni e servizi) nell’”economia finanziaria”. Nonostante la finanziarizzazione sia una delle caratteristiche distintive dei moderni sistemi alimentari e del capitalismo contemporaneo più in generale, nella letteratura sanitaria pubblica è stata posta solo un’attenzione limitata sulla relazione tra finanziarizzazione e aumento globale degli alimenti ultra-elaborati. La strategia aziendale da sola, tuttavia, non spiega l’aumento globale degli UPF.
C’è una crescente attenzione verso un altro aspetto sottostante: la crescente priorità degli interessi finanziari degli azionisti e dei proprietari da parte dei decisori delle società che producono AULE rispetto ad altre considerazioni economiche, sanitarie, sociali ed ecologiche. Sebbene la “primazia degli azionisti” sia emersa a dominare la teoria e la pratica della governance aziendale nell’economia mondiale, l’analisi settoriale può aiutare a determinare la misura in cui la norma è stata resa operativa da un particolare settore, nonché a mettere in luce alcune delle sue peculiarità. È sicuramente un tema delicato da affrontare nella sua complessità. Fortunatamente, se la tendenza ad allentare la morsa non è ancora visibile, le tendenze stanno cambiando almeno in altri ambiti dell’agro-alimentare. Per portare qualche esempio, si sta ritornando ad una maggiore consapevolezza dell’allevamento animale estensivo piuttosto che intensivo. Questo per restare in tema di biodiversità e sostenibilità economica ed ambientale.
I tentativi da parte della comunità scientifica di informare con le sue ricerche sui potenziali effetti dannosi degli alimenti AULE sulla salute umana ormai sono costanti, sebbene siano ancora timidi nella loro forza di condizionare così tanto le aziende produttrici. L’unica possibilità è che la comunità medica renda consapevoli al massimo i consumatori. Praticamente come propagandare che fumare provoca il cancro ai polmoni: la comunità scientifica lo ha detto e lo ha dimostrato, sta al consumatore fare la scelta giusta.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica CLinica.
Pubblicazioni scientifiche
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