mercoledì, Gennaio 15, 2025

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Calcoli biliari da eccesso di grassi nel sangue: come succede?

La colelitiasi, una condizione comune caratterizzata dalla formazione di calcoli biliari, è una malattia epatobiliare prevalente che colpisce principalmente le popolazioni occidentali. È un fattore di rischio significativo per il colangiocarcinoma, un tipo di cancro del dotto biliare. Comprendere i fattori che influenzano il rischio di colelitiasi è fondamentale per sviluppare strategie efficaci di prevenzione e trattamento. Precedenti ricerche hanno esplorato il ruolo dei lipidi sierici e dei bersagli che modificano i lipidi nello sviluppo della colelitiasi. Tuttavia, i risultati sono stati incoerenti, evidenziando la necessità di ulteriori indagini. Un studio recente ha fatto luce sulla complessa relazione tra lipidi sierici, bersagli che modificano i lipidi e colelitiasi. Lo studio ha utilizzato una combinazione di approcci osservazionali e di randomizzazione mendeliana (MER) per valutare in modo completo queste associazioni; e si è servito dei dati della UK Biobank, per esaminare le associazioni tra i lipidi sierici (colesterolo totale, LDL-C, HDL-C e trigliceridi) e il rischio di colelitiasi.

I ricercatori hanno scoperto che i livelli sierici di LDL-C e HDL-C erano inversamente associati al rischio di colelitiasi, indicando che livelli più bassi di LDL-C e livelli più alti di HDL-C erano associati a un rischio ridotto di formazione di calcoli biliari. È interessante notare che la relazione tra colesterolo totale sierico e colelitiasi non era lineare, con livelli di colesterolo più bassi associati ad un aumento del rischio di calcoli biliari. Questa scoperta contrasta con la saggezza convenzionale, che suggerisce che livelli di colesterolo più bassi sono generalmente benefici per la salute. I ricercatori hanno inoltre utilizzato l’approccio MER per studiare gli effetti causali dei lipidi sierici e degli obiettivi che modificano i lipidi sul rischio di colelitiasi.  Le analisi MER hanno supportato i risultati osservazionali, confermando che livelli più bassi di colesterolo totale nel siero e livelli più alti di trigliceridi erano fattori di rischio causali indipendenti per la colelitiasi. I risultati forniscono preziose informazioni sulla complessa interazione tra lipidi sierici, bersagli che modificano i lipidi e rischio di colelitiasi.

Fra i geni potenzialmente analizzati per correlare le ipotesi (APOB, LDLR, PCSK9, HMGCR ed altri), solamente la HMGCR (il bersaglio delle statine) è risultata positivamente correlata. I ricercatori suggeriscono che questi risultati potrebbero contribuire allo sviluppo di strategie personalizzate per la valutazione del rischio e di potenziali terapie preventive della colelitiasi. Alcune persone con calcoli biliari non hanno sintomi, ma circa il 2-4% li sviluppa ogni anno, principalmente con forti dolori addominali. Le persone che manifestano sintomi hanno un rischio maggiore di sviluppare complicazioni. Il trattamento principale per i calcoli biliari sintomatici è la colecistectomia. Tradizionalmente, è stata consigliata anche una dieta a basso contenuto di grassi per gestire i sintomi dele coliche quando sopraggiungono (evitare ricotta, burro, mascarpone e fritture). La scienza non ha ancora prove che modificano la dieta in favore di un ridotto consumo di grassi possa prevenire la formazione di calcoli biliari (di colesterolo), ma l’empirismo popolare pare dare ragione.

Anche perché la calcolosi cronica della colecisti sembra rientrare tra i fattori di rischio per il colangiocarcinoma, il tumore maligno più comune delle vie biliari. Su questo meccanismo, l’infiammazione cronica delle pareti della colecisti sembra essere fra i maggiori fattori contribiuenti, ma non è da escludere che ci siano fattori aggiuntivi di origine alimentare. E’ possibile, per esempio, che una dieta ricca di grassi porti con sè xenobiotici (industriali o non) che siano molto liposolubili e che vengano concentrati nella bile e nell’apparato epatobiliare, aumentando così il rischio totale. Sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire i meccanismi dietro le associazioni osservate e identificare se proteine o enzimi specifici del metabolismo dei lipidi possano diventare bersagli promettenti per prevenire o trattare i calcoli biliari.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Madden AM et al. Cochr Datab System Rev. 2024; 2(2):CD012608.

Chen L et al. Gut. 2023 Nov 9:gutjnl-2023-330784.

Alyahyawi KO et al. Cureus. 2023 Apr; 15(4):e37110.

Chen L et al. Hepatology. 2022 Apr; 75(4):785-796.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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