Microbioma è il termine usato per descrivere l’insieme di microbi, inclusi batteri, funghi, virus e i loro geni, che vivono nel e sul nostro corpo, ad esempio sulla nostra pelle e sul nostro intestino. Il microbioma intestinale e la sua disbiosi (uno squilibrio nei batteri) sono stati collegati a una serie di condizioni, tra cui la salute mentale, le malattie cardiache, la menopausa, le malattie autoimmuni e una varietà di condizioni intestinali, tra cui la malattia infiammatoria intestinale e la stitichezza. A vent’anni dal completamento del Progetto Genoma Umano, decifrare il significato del genoma del microbioma umano è il prossimo grande ostacolo da superare per gli scienziati. La riduzione del tempo necessario per sequenziare il genoma ha portato a numerosi progressi nella comprensione dell’influenza della genetica umana sulla nostra salute.
Ha anche reso possibile il sequenziamento dei genomi della miriade di organismi che compongono i nostri microbiomi. Nonostante questi risultati, sono stati pochi i progressi che hanno dimostrato come e se il microbioma intestinale può essere alterato in modo da migliorare la salute. I trapianti fecali sono stati utilizzati per ripopolare l’intestino con batteri potenzialmente benefici nelle persone con infezione da Clostridioides difficile o nel morbo di Crohn refrattario ed in alcune condizioni autoimmuni come la sclerosi multipla. Nel frattempo, la ricerca sul valore dei probiotici per migliorare il microbioma è rimasta in gran parte inconcludente. Ora, un gruppo di scienziati ha determinato che un particolare ceppo di batterio lattico Bifidobacterium longum (B. longum) può aiutare a migliorare la stitichezza cronica senza alcuna causa nota.
Gli scienziati hanno analizzato 354 campioni fecali di individui provenienti da 17 province della Cina. Hanno isolato 185 ceppi di B. longum e hanno sequenziato i loro genomi. Hanno poi identificato un cluster genetico che migliorava l’uso di un certo zucchero di origine vegetale chiamato arabanina. Hanno chiamato questo cluster abfA. La presenza di questi ammassi era dovuta alle pressioni ambientali nell’intestino e agli adattamenti compiuti dai batteri per poter utilizzare gli zuccheri presenti come combustibile. Successivamente, i ricercatori hanno eseguito trapianti fecali con donazioni di donatori umani sani, con un livello elevato di ceppi di B. longum con cluster abfA o un livello basso e li hanno trapiantati in topi che avevano costipazione indotta con un farmaco chiamato loperamide.
I loro risultati hanno mostrato che i topi trapiantati con feci abbondanti nel cluster abfA hanno avuto una riduzione della stitichezza, l’intero tempo di transito intestinale è diminuito di 50 minuti e la produzione fecale è aumentata negli stessi topi. L’autore principale dello studio, il Dr. Shi Huang, dell’Università di Hong Kong, ha spiegato: “Le funzioni metaboliche dei batteri sono modellate dal loro background genetico o genoma. I cluster genetici si riferiscono a gruppi di geni che sono fisicamente vicini gli uni agli altri in un genoma e spesso funzionano insieme in modo coordinato. Questi cluster possono essere coinvolti in specifici processi biologici, percorsi o funzioni. Nei batteri, i cluster di geni possono svolgere un ruolo cruciale in varie attività cellulari, come la sintesi di alcuni metaboliti, antibiotici o altre funzioni specializzate”.
Successivamente i ricercatori hanno reclutato una coorte di 87 individui anziani di età superiore ai 65 anni provenienti da un singolo ospedale in Cina a cui era stata diagnosticata la stitichezza funzionale. Questi partecipanti sono stati poi divisi in quattro gruppi di trattamento. Sono stati assegnati in modo casuale a ricevere un placebo o uno dei tre ceppi di B. longum, 1,6 o 8. Hanno completato questionari sulle loro informazioni sanitarie di base, sulla struttura della dieta e sulle condizioni di vita durante la prima visita alla clinica. Quindi, hanno compilato questionari sui sintomi della loro stitichezza ad ogni visita di ritorno. I ricercatori hanno quindi raccolto i loro campioni di feci. L’integrazione con ceppi di B. longum che trasportano il cluster abfA ha potenziato l’utilizzo di arabanina, aumentato i metaboliti batterici e migliorato i sintomi di stitichezza nei partecipanti.
Gli scienziati, perciò ritengono che il cluster abfA è un bersaglio terapeutico del microbiota intestinale per la stitichezza negli esseri umani. Più in generale, i risultati suggeriscono che i fattori genetici che governano la capacità metabolica unica dei probiotici dovrebbero essere considerati principalmente per lo screening dei probiotici o per dedurre la loro efficacia terapeutica per le malattie gastrointestinali. Il cluster di geni abfA svolge un ruolo cruciale nell’efficacia dei probiotici nel trattamento della stitichezza funzionale, regolando l’utilizzo dell’arabinano alimentare, una porzione significativa di polisaccaridi pectici in vari tessuti vegetali. La comprensione di questi fattori genetici può portare a terapie probiotiche più efficaci. Gli integratori di lattobacilli (probiotici) non sono attualmente raccomandati per la stitichezza, sebbene alcune prove scientifiche supportino questo principio.
Sono più utilizzati contro la diarrea, ma ci sono altri fattori dietetici che contano, come la scelta di cereali integrali, verdure e frutta ad alto contenuto di sorbitolo che sarebbe buona come albicocche, uva e uvetta, pesche, pere, prugne, lamponi e fragole. Per quanto riguarda gli integratori, prodotti come la buccia di psillio sono disponibili e utili. Essi fungono, tra l’altro, da prebiotici, ovvero da “cibo preparatorio” per il terreno intestinale dove dovranno attecchire i batteri salutari.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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