L’agopuntura è una tecnica tradizionale cinese che è stata utilizzata per millenni per trattare il dolore cronico e altri problemi di salute associati all’infiammazione, ma la base scientifica della tecnica rimane poco conosciuta. Negli ultimi decenni, l’agopuntura è stata sempre più abbracciata nella medicina occidentale come potenziale trattamento per l’infiammazione. In questa tecnica, gli agopunti sulla superficie del corpo vengono stimolati meccanicamente, attivando la segnalazione nervosa che influisce sulla funzione di altre parti del corpo, compresi gli organi. In uno studio del 2014, i ricercatori hanno riferito che l’elettro-agopuntura, una versione moderna dell’agopuntura tradizionale che utilizza la stimolazione elettrica, potrebbe ridurre la tempesta di citochine nei topi attivando l’asse vago-surrene, un percorso in cui il nervo vago segnala alle ghiandole surrenali di rilasciare dopamina.
In uno studio pubblicato nel 2020, questo stesso gruppo di ricerca ha scoperto che questo effetto dell’elettro-agopuntura era specifico della regione: era efficace se somministrato nella regione degli arti posteriori, ma non aveva effetto quando somministrato nella regione addominale. Il team ha ipotizzato che potrebbero esserci neuroni sensoriali unici nella regione degli arti posteriori responsabili di questa differenza di risposta. Oggi le più importanti società scientifiche (OMS, NIH, FDA) riconoscono all’agopuntura i seguenti effetti terapeutici: effetto antalgico-analgesico (1967), immunomodulatore (1975), regolazione neuroumorale (1979), antispastico (1980), vasomodulatore (1980) ed effetto ansiolitico e antidepressivo (1994). I primi studi riguardo l’effetto analgesico e antalgico dell’agopuntura risalgono agli anni Settanta, quando fu dimostrato come l’agopuntura inibisse le radici intermedie laterali del midollo.
Gli effetti dell’agopuntura sul dolore
Le vie coinvolte nell’effetto antalgico ed analgesico riguardano sia la via afferente che quella efferente. La via afferente origina dal punto di agopuntura tramite la stimolazione recettoriale e arriva al nucleo reticolare para-gigantocellulare e nel rafe magno; ulteriori studi dimostrano che la stimolazione degli agopunti sviluppa potenziali di azione anche nel nucleo grigio peri-acqueduttale (PAG). Qui la serotonina è uno dei mediatori principali e può svolgere azione modulatrice sulla soglia del dolore. La via principale originata dal PAG raggiunge l’ipofisi, che secerne le beta-endorfine, stimolando il nucleo arcuato posteriore. La via efferente invece termina sul midollo spinale, dove, tramite le sinapsi inibitorie un interneurone controlla la trasmissione del messaggio dolorifico al cervello.
Neuropeptidi quali le endorfine, le encefaline e le dinorfine sono i principali neuromediatori dell’analgesia da agopuntura. È stato dimostrato infatti, che l’agopuntura modula l’afferenza dolorifica tramite la produzione di oppioidi endogeni a tre livelli: spinale (con encefaline e dinorfine), mesencefalico (encefaline) e ipotalamico e ipofisario (beta-endorfine). Non a caso, è noto da tempo che l’analgesia da agopuntura viene antagonizzata dal naloxone (antagonista oppioide selettivo). Inoltre l’agopuntura possiede un effetto antispastico, innescando riflessi neurovegetativi che fanno rilassare sia la muscolatura scheletrica che viscerale. Può quindi essere utile in tutte le patologie muscolo-scheletriche caratterizzate da dolore (fibromialgia, contratture, ecc..) e nelle patologie dell’apparato digerente (gastrite nervosa, colon irritabile, ecc…).
L’influenza dell’agopuntura sul sistema immunitario
Effetto immunomodulante dell’agopuntura risulta noto fin dal 1975 quando fu dimostrato come l’impiego di due punti (I4 e ST36) fosse in grado di aumentare i linfociti T-helper e T-citotossici mentre altri punti non mostravano alcun effetto. L’agopuntura avrebbe anche un effetto anti allergico come è stato provato dall’incremento di ormone corticotropo (ACTH) endogeno dopo l’applicazione degli agopunti. Un numero eccessivo di macrofagi M2 può aumentare il reclutamento cellulare e la secrezione di muco e portare a un’iperreattività delle vie aereeLe prove hanno dimostrato che l’agopuntura ha azioni antinfiammatorie sottoregolando i macrofagi proinfiammatori M1 e sovraregolando i macrofagi antinfiammatori M2, nonché modulando la secrezione di citochine associate.
La polarizzazione dei macrofagi è controllata dalle vie interconnesse di fattori estrinseci, dal microambiente tissutale locale e dai sistemi neurale-endocrino-immunitari. È stato suggerito che la polarizzazione dei linfociti T e delle secrezioni di citochine, con conseguente modulazione del sistema nervoso autonomo e dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, possano essere meccanismi a monte della polarizzazione dei macrofagi indotta dall’agopuntura. Altri studi hanno dimostrato che anche l’utilizzo della moxabustione (con artemisia) determina un ritorno alla normalità delle varie popolazioni linfocitarie in pazienti neoplastici immunodepressi sottoposti a radioterapia, mentre altri studi hanno dimostrato un incremento dei livelli di immunoglobuline e delle agglutinine circolanti.
E c’è anche una connessione neuro-immunologica per quanto riguarda gli effetti dell’agopuntura sul sistema respiratorio, come citato prima nel contesto dell’asma bronchiale. Ed è quello che anche i sistemi neurale ed endocrino partecipano alla polarizzazione dei macrofagi. Il recettore α7-nAChR è un recettore dell’acetilcolina espresso sui macrofagi tissutali. La sua attivazione può inibire la polarizzazione tipo M1 indotta da tossine batteriche (LPS) e promuovere quella di tipo M2. Il trattamento con glucocorticoidi può aumentare la percentuale di macrofagi M2 diminuendo quella degli M1; e l’equilibrio tra i due tende ad essere stabile nelle prime fasi del danno polmonare acuto e della sindrome da distress respiratorio acuto. Questo ha implicazioni anche per il trattamento dei danni polmonari indotti dal COVID-19.
Azione sul sistema nervoso ed ormonale
L’agopuntura inoltre presenta anche un effetto di regolazione neuroumorale. Negli anni settanta in Cina infatti si era verificato un aumento costante dei 17-chetosteroidi e dell’aldosterone nell’urina dopo il trattamento con agopuntura. L’agopuntura presenta infatti un importante ruolo in patologie diverse tra loro (stress, ansia disfunzioni tiroidee) ma accumunate da un sostanziale disequilibrio nel network ormonale circolante. L’effetto ansiolitico e antidepressivo è stato indagato sin dagli anni ’70, quando fu rilevato che l’agopuntura influenza il tracciato EEG, determinando un aumento del ritmo alfa. Alcuni studi hanno evidenziato che l’agopuntura è efficace nel trattamento della depressione cronica, mentre l’effetto rilassante dell’agopuntura è una conseguenza della sua capacità di alterare i potenziali elettrici cerebrali e il metabolismo di neurotrasmettitori come serotonina, noradrenalina, acetilcolina ed altri.
Nel 2021, Liu et al. hanno condotto una serie di esperimenti sui topi per indagare su questa ipotesi. In primo luogo, hanno identificato un piccolo sottoinsieme di neuroni sensoriali contrassegnati dall’espressione del recettore PROKR2C. Hanno determinato che questi neuroni erano da 3 a 4 volte più numerosi nel tessuto della fascia profonda dell’arto posteriore che nella fascia dell’addome. Quindi il team ha creato topi a cui mancavano questi neuroni sensoriali. Hanno scoperto che l’elettro-agopuntura nell’arto posteriore non attivava l’asse vago-surrene in questi topi. In un altro esperimento, il team ha utilizzato la stimolazione basata sulla luce per indirizzare direttamente questi neuroni sensoriali nella fascia profonda dell’arto posteriore. Questa stimolazione ha attivato l’asse vago-surrene in modo simile all’elettro-agopuntura.
Di base, l’attivazione di questi neuroni è sia necessaria che sufficiente per attivare questo asse vago-surrenale. In una serie di prove conclusive, gli scienziati hanno esplorato la distribuzione dei neuroni nell’arto posteriore. Hanno scoperto che ci sono molti più neuroni nei muscoli anteriori dell’arto posteriore che nei muscoli posteriori, con conseguente risposta più forte all’elettro-agopuntura nella regione anteriore. Sulla base di questa distribuzione delle fibre nervose, possiamo prevedere quasi con precisione dove la stimolazione elettrica sarà efficace e dove non sarà efficace. Insieme, questi risultati forniscono la prima spiegazione neuroanatomica concreta per la selettività e la specificità dei punti terapeutici: dicono i parametri dell’agopuntura, quindi dove andare, quanto in profondità andare, quanto dovrebbe essere forte l’intensità.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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