La lombalgia è una causa significativa di disabilità a livello globale e un problema costoso, con la spesa sanitaria in aumento ogni anno. Viene generalmente riconosciuta la causalità fisica, ma vengono riconosciute anche le radici comportamentali ed emotive. La gestione comprende la riduzione del dolore attraverso l’educazione, la rassicurazione, i trattamenti non farmacologici (es. fisioterapia, magnetoterapia, psicoterapia ove si ritiene opportuno), i farmaci analgesici e le revisioni tempestive. Sebbene il decorso clinico sia generalmente favorevole, la recidiva è comune e il dolore persiste in molti pazienti. Nel presente studio, i ricercatori hanno aggiornato la loro precedente meta-analisi valutando le traiettorie cliniche del dolore lombare di intensità acuta, subacuta e di natura persistente.
Il team ha effettuato ricerche nei database dedicati CINAHL, MEDLINE ed Embase tra il 2011 e gennaio 2023. Hanno anche cercato i riferimenti agli studi inclusi per identificare ulteriori documenti. La ricerca ha analizzato studi prospettici di coorte pubblicati su riviste peer-reviewed che riportavano individui con dolore non specifico acuto (<6 settimane), subacuto (da 6 settimane a <12 settimane) e persistente (da 12 settimane a <52 settimane) regione inferiore della schiena. Nella loro meta-analisi del 2012, gli autori del presente studio hanno riscontrato un miglioramento significativo del dolore e della disabilità nelle prime 6 settimane per gli individui con lombalgia acuta o persistente. Comprendere le traiettorie cliniche del dolore, infatti, è fondamentale per individuare precocemente un recupero lento e intensificare le cure per ridurre il carico della malattia.
Gli studi hanno riportato risultati per l’intensità del dolore (come le scale analogiche visive), la disabilità (autovalutazione del funzionamento fisico, come il Roland Morris Disability Questionnaire) o le misure di recupero globale. I ricercatori hanno escluso gli studi che includevano individui con lombalgia da ≥ 12,0 mesi. Sono stati inoltre esclusi studi di coorte retrospettivi, studi interventistici o sperimentali, studi che includevano donne in gravidanza, popolazioni miste (compresi individui con dolore al collo), individui con comorbilità come l’osteoartrosi e studi senza follow-up longitudinali. Il team ha descritto la lombalgia come dolore o disagio avvertito al di sotto dei margini costali e al di sopra delle pieghe glutee inferiori, con o senza dolore neuropatico alle gambe correlato alla colonna vertebrale.
Il team ha analizzato 28.641 documenti, analizzando 23.695 abstract e 377 testi completi. Dopo aver valutato l’idoneità, hanno selezionato 95 record per la revisione qualitativa (60 coorti) e la ricerca quantitativa (47 coorti). I dati aggregati includevano 9.224 individui con valutazioni del dolore, 8.957 con valutazioni della disabilità e 13.145 con esiti di recupero globale. Tra gli individui con mal di schiena acuto, i valori medi dei punteggi del dolore con il tempo di inizio corretto erano 56, 26, 22 e 21 rispettivamente alla settimana 0, settimana 6, settimana 26 e settimana 52 (certezza dell’evidenza di livello moderato). Tra gli individui con dolore subacuto, i valori medi dei punteggi del dolore nelle settimane corrispondenti erano 63, 29, 29 e 31 (certezza dell’evidenza di livello moderato).
Tra quelli con dolore lombare persistente, i punteggi medi per il dolore erano rispettivamente 56, 48, 43 e 40 (livello di certezza dell’evidenza molto basso). Per la disabilità, la traiettoria clinica è stata marginalmente migliore di quella del dolore. I risultati del recupero hanno rivelato una significativa eterogeneità nella definizione del recupero e nel follow-up. I pazienti con dolore acuto hanno sperimentato una significativa riduzione iniziale della disabilità, seguita da una diminuzione persistente nel tempo. I pazienti subacuti hanno mostrato un andamento simile ma con riduzioni minori nei punteggi di disabilità. Gli individui con dolore prolungato hanno mostrato una maggiore variabilità nella traiettoria e una disabilità moderata persistente nel tempo.
I partecipanti con lombalgia acuta avevano un decorso della disabilità più favorevole rispetto agli individui con dolore subacuto. Nel complesso, i risultati dello studio hanno mostrato che la maggior parte degli individui con dolore lombare acuto e subacuto migliora entro sei settimane, ma può continuare a sperimentare disabilità e dolore continui. Il decorso clinico nel gruppo con dolore cronico è stato molto meno favorevole rispetto agli altri gruppi. Le Nazioni Unite hanno recentemente riconosciuto che la lombalgia è una delle principali cause di disabilità tra gli individui di età pari o superiore a 60 anni, portando a una disabilità significativa, nonché a grandi costi economici e sociali. Inoltre, si stima che la popolazione mondiale di adulti di età pari o superiore a 60 anni raddoppierà entro il 2050.
E’ dunque di fondamentale importanza identificare i fattori di rischio negli anziani in modo che possano essere sviluppate e implementate adeguate strategie di prevenzione e trattamento per i soggetti ad alto rischio. individui. A differenza di quanto detto sopra, sottolineando la sola causaità fisica vera, non si deve dimenticare che il quadro dei fattori causali può essere molto ampio, potendo spaziare da cause reumatologiche (artrosi, spondiloartriti e da cause autoimmuni), a quelle neurologico-psichiatriche (sindromi depressive, fibromialgia, sindrome delle gambe senza riposo, ecc.) fino a quelle posturali vere sia organiche che da stile di vita viziato. Trovare la radice di questa condizione, oltre al corretto intervento terapeutico, sarebbe estremamente utile non solo per la qualità della vita di chi ne è affetto, ma anche per lenire il carico sui sistemi sanitari e lavorativi delle nazioni.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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