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I fattori socioeconomici e relazionali come influenti sul benessere e la salute mentale

La salute mentale è fondamentale per il benessere individuale, definito come la gestione dello stress della vita, la realizzazione del proprio potenziale, il lavoro produttivo e il contributo alla comunità. È influenzato da varie sfide della vita, tra cui difficoltà finanziarie, difficoltà lavorative e violenza domestica. Ricerche recenti evidenziano l’impatto dei determinanti sociali sulla salute mentale, rivelando differenze tra genere, età e fattori socioeconomici. In Australia, i problemi di salute mentale colpiscono una persona su cinque. Sono necessarie ulteriori ricerche per svelare le complesse interazioni tra fattori socio-demografici, nuzialità, stress finanziario e salute mentale, informando interventi e politiche mirate. In un recente studio pubblicato sulla rivista PLoS ONE, un gruppo di ricercatori ha studiato l’impatto delle percezioni coniugali/relazionali, delle difficoltà finanziarie e dei fattori socio-demografici sulla salute mentale degli adulti australiani.

Sono stati usati i dati dell’indagine HILDA. Si tratta di una fonte completa iniziata nel 2001 e comprende informazioni sulla ricchezza, sui risultati del mercato del lavoro, sulle dinamiche familiari e familiari, sulla salute e sull’istruzione. Per questa analisi è stata utilizzata l’ultima ondata disponibile, concentrandosi specificamente sulle variabili di salute mentale ed escludendo registrazioni incomplete, portando a un campione finale di 6.846 partecipanti. Questi individui sono stati analizzati per comprendere la relazione tra fattori socio-demografici, percezioni di nuzialità/relazione, difficoltà finanziarie e stato di salute mentale. Il profilo demografico dei partecipanti indicava una predominanza degli individui sopra i 42 anni (60,9%), con le femmine che costituivano il 51,4% del campione. La maggioranza è nata in Australia (77,5%) ed è sposata (78,2%). Dal punto di vista educativo, il 27,7% aveva un certificato di diploma superiore o inferiore e circa il 70% aveva un lavoro.

Il punteggio medio MCS, che misura lo stato di salute mentale, era 76,4, indicando una salute mentale generalmente buona tra i partecipanti. Tuttavia, il 7,1% dei partecipanti è stato identificato con scarsa salute mentale (punteggio MCS inferiore a 50). L’analisi ha rivelato che le caratteristiche demografiche spiegavano una piccola parte (2,1%) della varianza nei punteggi sulla salute mentale. I partecipanti più anziani (di età pari o superiore a 60 anni) hanno dimostrato punteggi di salute mentale più elevati rispetto al gruppo più giovane (meno di 25 anni), suggerendo una migliore salute mentale con l’età. Al contrario, essere donna, nata fuori dall’Australia, pensionata o studentessa erano fattori associati a punteggi di salute mentale più bassi. Le difficoltà finanziarie hanno avuto un impatto significativo sulla salute mentale, rappresentando un ulteriore 3,2% della varianza nei punteggi MCS.

Sfide come la difficoltà a pagare le bollette, la necessità di impegnare o vendere beni e la ricerca di assistenza finanziaria da parte di amici, familiari o organizzazioni erano collegate a punteggi più bassi di salute mentale. I fattori matrimoniali e relazionali sono stati particolarmente influenti, spiegando il 9,8% della varianza nei punteggi di salute mentale. Questo è da attribuire quasi sicuramente alle complesse dinamiche sottostanti al mantenimento della donna da parte dell’ex-coniuge, qualora non sia economicamente indipendente. Condizioni di ansia, stress e depressione dovute a condizioni inadeguate di sostentamento giornaliero possono inficiare la salute mentale, intesa come una minore efficienza di “problem solving”. Inoltre, rimuginare su problematiche delle quali non vi sono le strategie adeguate per trovare una soluzione, può generare una condizione che amplifica ulteriormente lo stress mentale.

I partecipanti che percepivano particolarmente le loro relazioni come buone e rispondenti alle loro aspettative originali avevano uno stato di salute mentale migliore. Coloro che desideravano non sposarsi o non avere una relazione attuale, coloro che hanno confermato di amare il proprio partner e coloro che hanno affermato di riscontrare molti problemi nelle loro relazioni, hanno riferito di uno scarso stato di salute mentale. Mentre è logico presumere che le percezioni e le esperienze negative nel matrimonio o nelle relazioni sessuali possano contribuire alla salute mentale, la scoperta che anche coloro che amavano il proprio partner avevano bassi punteggi di salute mentale era inaspettata. Questi risultati indicano la necessità di sviluppare politiche strutturali per affrontare le sfide finanziarie affrontate dai gruppi vulnerabili della società.

Sul lato personale, invece, suggeriscono che tali individui necessitino di un supporto psicologico o psicoterapeutico, che promuova un sostegno sia morale che psichico, permettendo loro di affrontare meglio le difficoltà a cui sono sottoposti.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD; specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Yeboah Asiamah-Asare BK et al. PLoS ONE 2024; e0296941.

Frasquilho D, Matos MG et al. BMC Pub Health 2016; 16(1):115.

Butterworth P et al. Occup Environ Med. 2011; 68(11):806–812.

Scutella R, Wooden M. Soc Sci Med. 2008; 67(1):88–100.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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