Il carciofo (Cynara scolymus) è una pianta comunemente coltivata per il suo valore dietetico nel Mediterraneo, in Egitto, nelle Isole Canarie e in alcune parti dell’Asia e del Sud America. I capolini, le foglie e i fiori della pianta infatti sono commestibili. Tuttavia, alcune culture hanno utilizzato gli infusi delle foglie per le loro proprietà curative, che ricerche recenti e approfondite hanno attribuito al notevole potenziale antiossidante dell’erba. Il carciofo è ricco di composti fenolici, con 100 g di erba che contengono, in media, 96 mg di acido gallico equivalente. I derivati dell’acido caffeico (acidi clorogenici) costituiscono la maggior parte di questi metaboliti, insieme a flavonoidi come l’apigenina e la luteolina. Gli scienziati hanno esplorato questi composti per il loro potenziale epatoprotettivo, antitumorale ed antimicrobico, con un numero crescente di prove che ne chiariscono la composizione chimica e il valore clinico.
Valori nutrizionali e fitochimici del carciofo romano
Ricerche biochimiche e nutrizionali hanno rivelato che il carciofo contiene circa 57 kcal di energia per ogni 100 g di peso secco, rendendolo un alimento vegetale ipocalorico e giustificandone l’inclusione in ‘diete sane’ come la dieta Mediterranea. 100 g di pianta contengono inoltre 3 g di proteine, 11 g di carboidrati e 0,2 g di acidi grassi. In particolare, 5,4 g su 100 g di C. scolymus sono fibre alimentari e fino al 36% della sua sostanza secca è inulina, entrambe note per avere effetti digestivi e prebiotici. È stato dimostrato che l’inulina, in particolare, promuove la crescita dei ceppi microbici intestinali del Bifidobacterium, migliorando la composizione del microbiota intestinale.
La maggior parte del potenziale clinico del carciofo, tuttavia, è attribuito alla sua alta concentrazione di composti fenolici come acido clorogenico, acido caffeico, acido ferulico, apigenina, luteolina e cinarina, che insieme rappresentano 96 mg ogni 100 g di erba. È stato scoperto che diverse parti della pianta, sia commestibili che non commestibili, contengono concentrazioni variabili di composti biologicamente attivi che vanno da minerali come silicio, ferro, potassio, calcio, magnesio e rame che, insieme a folato, inulina, vitamina C e altri composti fenolici si trovano in abbondanza nelle foglie. Allo stesso tempo, i semi presentano una ricca fonte di proteine, lipidi, fibre e steroli.
Evidenze sperimentali e cliniche
La proprietà più conosciuta e studiata dei carciofi e dei loro metaboliti è il loro potenziale antiossidante. È stato dimostrato che questi estratti riducono efficacemente lo stress ossidativo mediato da CU2+ in vitro e ritardano l’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL). Numerosi studi hanno chiarito i benefici del potenziale antiossidante dei carciofi in vivo, soprattutto nel fegato e nei reni. Sfortunatamente, mentre questi risultati suggeriscono grandi promesse per le applicazioni cliniche di questa pianta e dei suoi sottoprodotti, in particolare nel trattamento di condizioni croniche come il cancro, gli studi clinici sull’uomo in questo campo sono gravemente carenti. Nonostante la loro efficacia sia dovuta alle loro proprietà antiossidanti, gli effetti epatoprotettivi dell’erba, fortunatamente, sono molto meglio caratterizzati rispetto a quelli antiossidanti.
È stato dimostrato che i carciofi e i loro estratti supportano i sistemi antiossidanti, ritardano la perossidazione lipidica e mostrano effetti protettivi contro l’epatotossicità acuta nei ratti di laboratorio. Modelli murini hanno inoltre rivelato che gli estratti di carciofo possono proteggere o addirittura invertire la tossicità indotta dall’esposizione al cadmio. La ricerca su ratti albini maschi ha dimostrato che i carciofi possono prevenire anomalie istopatologiche, con la massima attività osservata dai metaboliti ottenuti dal gambo e dal ricettacolo della pianta. È stato scoperto che i suoi sottoprodotti controllano l’obesità, riducono l’infiammazione, migliorano i profili lipidici e apportano benefici alla salute cardiovascolare. La cinarina è un complesso terpenico in cui la cinaropicrina è il principale costituente; è responsabile anche del suo sapore amaro che favorisce la digestione e la secrezione biliare.
Azioni biologiche dimostrate molto più recentemente sono l’effetto antinfiammatorio nella parodontite indotta da Porphyromonas, effetto antitumorale sulle cellule tumorali di tiroide, cervice uterina, cancro cerebrale (glioblastoma), colon-retto e melanoma. Inoltre, sopprime gli effetti della setticemia sulla funzionalità renale impedendo la sintesi di citochine come TNF-alfa ed IL-1. Ricerche parallele hanno segnalato proprietà cardioprotettive e persino neuroprotettive del carciofo (2022-2023) e dei suoi estratti con succhi di carciofo, che hanno dimostrato di ridurre sostanzialmente la pressione sanguigna e attenuare i sintomi nei pazienti affetti da ipertensione lieve. In molti paesi gli estratti di carciofo, sia essiccati che in soluzione, e le parti edibili essiccate, compresi i cuori di carciofo, sono attualmente commercializzati come integratori alimentari.
Questi sono tipicamente venduti come compresse o capsule rivestite destinate al trattamento di malattie del fegato (insufficienza epatica, iperuricemia, correzione epatica dell’ipertrigliceridemia, ecc.). Il principio erboristico e alimentare nei secoli, dunque, è stato sempre giusto. Fa piacere che la scienza possa dare conferma ufficiale di ciò che l’esperienza popolare ha accumulato lungo i secoli anche a tavola.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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