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Gli effetti preventivi del consumo di thè sull’osteoporosi: essere predisposti al consumo è anche un fattore genico

Il rischio di osteoporosi è in aumento con l’invecchiamento della popolazione globale e rappresenta un problema significativo per la salute pubblica. L’osteoporosi è fortemente correlata all’età e al sesso, influenzata dall’indice di massa corporea (BMI), dalla razza, dalle scelte di vita e dall’altezza. L’indice di massa ossea (BMD) è un indicatore della resistenza ossea e una misura cruciale nell’esame dell’osteoporosi. La relazione tra BMD e assunzione di thè è stata discutibile. In precedenza si riteneva che il consumo di thè potesse provocare una perdita di calcio, contribuendo all’osteoporosi; ciò derivava dall’idea che la caffeina presente nel thè può compromettere l’assorbimento del calcio e aumentarne l’eliminazione attraverso l’urina. Tuttavia, la composizione del thè è più complessa di quella del caffè. Al contrario, prove crescenti provenienti da studi osservazionali indicano che l’assunzione di thè non contribuisce alla perdita di calcio e alla riduzione della densità ossea.

In precedenza, si credeva erroneamente che bere il thè potesse portare alla perdita di calcio e successivamente contribuire all’osteoporosi. Questa convinzione deriva dall’idea che la caffeina contenuta nel thè potrebbe ostacolare l’assorbimento del calcio nel tratto digestivo e aumentare l’escrezione di calcio attraverso le urine. Inoltre, si pensava che gli ossalati presenti nel thè si legassero agli ioni di calcio, determinando una graduale perdita di calcio dalle ossa, aumentando così il rischio di fratture. Dietro questa ipotesi, ovviamente, non c’è alcuna prova decisiva. Precedenti esperimenti su animali e studi clinici hanno mostrato una correlazione positiva tra l’assunzione di caffeina, in particolare dal caffè, e la perdita di calcio, aumentando il rischio di osteoporosi e fratture ossee. Tuttavia, è fondamentale notare che il thè, a differenza del caffè, contiene alter molecole bioattive oltre alla caffeina, e il suo impatto sulla densità ossea può variare.

Numerosi altri studi hanno sottolineato i benefici del tè nel miglioramento della densità ossea e nella prevenzione dell’osteoporosi. Tuttavia, stabilire prove conclusive dalla ricerca osservazionale è impegnativo e il nesso causale tra thè e densità ossea rimane indeterminato. Il presente studio ha esaminato la relazione causale tra consumo di thè e TB-BMD utilizzando l’analisi di randomizzazione mendeliana (MER). I dati sono stati ottenuti da fonti affidabili basate su studi completi di associazione sull’intero genoma (GWAS). Il set di dati TB-BMD è stato ottenuto da una meta-analisi di 30 GWAS con >56.000 individui. I punteggi t della BMD sono stati utilizzati per identificare gli individui affetti da osteoporosi o osteopenia, secondo i criteri dell’OMS. Le variabili strumentali (IVA) erano polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) associati al consumo di tè con significatività a livello dell’intero genoma. Complessivamente, 41 SNP sono stati mantenuti come variabili per il consumo di thè

E’ stata trovata un’associazione causale tra il consumo di thè geneticamente previsto e la TB-BMD, in particolare nella fascia di età 45-60 anni. Tuttavia, ciò non è stato osservato in altri gruppi di età (persone di età ≤45 o ≥ 60). Non è stata riscontrata alcuna eterogeneità significativa tra TB-BMD e assunzione di thè; la mancanza di eterogeneità era coerente nella fascia di età 45-60 anni. Non c’erano prove di pleiotropia direzionale, nemmeno nella fascia di età 45-60 anni. L’analisi di sensibilità ha rivelato che la relazione causale osservata non era guidata da alcun singolo polimorfismo genetico. Infine, non è stata riscontrata alcuna relazione causale tra l’assunzione di thè alle erbe o verde e la BMD corporea intera. I risultati suggeriscono che le persone con una maggiore predisposizione genetica a consumare maggiori quantità di thè avevano maggiori probabilità di avere una densità minerale ossea più elevata.

Purtroppo, lo studio ha incluso esclusivamente individui di origine europea e i risultati della MER variano invece in base all’etnia. Inoltre, le analisi MER non possono escludere in modo esaustivo fattori confondenti sconosciuti/nascosti e forniscono solo prove statistiche. Insieme, i risultati illustrano che una predisposizione genetica al consumo di thè era associata a un miglioramento della densità minerale ossea. Pertanto, un consumo moderato di thè potrebbe non giustificare preoccupazioni sulla perdita di calcio o sull’osteoporosi. Studi futuri con campioni più grandi dovranno corroborare la relazione causale ed esplorare i meccanismi biologici sottostanti.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica.

Pubblicazioni scientifiche

Xing C, Tan Y, Ni W. Front Nutr. 2024; 11:1289730.

Moosa S et al. Food Funct. 2018 Jun; 9(6):3301-3312.

Huang HT et al. Antioxidants (Basel). 2020; 9(11):1136.

Byun MR et al. J Biol Chem. 2014; 289(14):9926-35.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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