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Rigenerare il muco con le fibre della dieta: il ruolo di Blautia nel mantenere la salute della mucosa intestinale

Sebbene ospiti e commensali sin da dopo al nascita, i trilioni di microrganismi presenti nel nostro intestino non sono tutti innocui. Per proteggersi il nostro corpo ha bisogno di meccanismi di difesa efficaci, una delle quali è lo strato di muco che ricopre la parete intestinale. Normalmente questo muco è impermeabile ai batteri e nell’intestino crasso, dove la quantità di batteri è maggiore, questa barriera viene preservata attraverso la continua secrezione di muco. La dieta modella la composizione dei batteri intestinali e la barriera del muco. Studi precedenti hanno dimostrato che se ai topi viene somministrata una dieta occidentale ricca di grassi e zuccheri e anche povera di fibre alimentari, la composizione della comunità batterica intestinale cambia, viene secreto meno muco e il muco rimanente diventa penetrabile ai batteri. Ciò aumenta il rischio di infezioni e infiammazioni perché i batteri intestinali possono avvicinarsi al corpo.

Poiché l’infezione e l’infiammazione sono piuttosto un’eccezione che la regola, non è chiaro quali batteri intestinali siano importanti per la regolazione del muco e quale sia il meccanismo. Una “dieta occidentale” a basso contenuto di fibre provoca danni alla barriera protettiva del muco nell’intestino e tale danno può aumentare il rischio di infiammazioni e infezioni. Studiando i batteri intestinali delle persone che hanno aumentato l’assunzione di fibre alimentari, i ricercatori dell’Università di Umeå hanno scoperto che il batterio intestinale Blautia svolge un ruolo chiave nella protezione della barriera del muco. In collaborazione con ricercatori tedeschi e finlandesi, il ricercatore Björn Schröder e il suo gruppo hanno studiato proprio questo, seguendo persone che hanno cambiato la loro dieta e poi utilizzando modelli murini per studiare l’effetto dei batteri intestinali sulla funzione del muco.

Nello studio di tre mesi, i partecipanti sani hanno aumentato l’assunzione giornaliera di fibre alimentari di 10 grammi, che equivalgono a circa quattro mele o 3 decilitri di farina d’avena. Per studiare il significato dell’aumento dell’assunzione di fibre, all’inizio e alla fine dello studio sono stati raccolti i batteri intestinali. Questi batteri intestinali sono stati poi trapiantati in topi alimentati con una dieta occidentale a basso contenuto di fibre. Nel gruppo di animali trapiantati con batteri intestinali dall’inizio dello studio, i ricercatori hanno osservato danni allo strato di muco. L’opposto è stato osservato nel gruppo con un maggiore consumo di fibre alimentari, dove lo strato di muco sembrava a posto. Questo vuol dire che mangiare fibre a tavola ogni giorno non serve solamente a facilitare il transito intestinale, o a ridurre l’assorbimento di carboidrati i grassi in eccesso, così come dichiara la ricerca sulle malattie cardiovascolari o sul diabete.

Le fibre alimentari vengono fermentate da apposite classi di batteri per produrre metaboliti che, come si suol dire, sono “piccoli nelle dimensioni, ma grandi negli effetti”. Gli acidi grassi a catena corta (acetato, propionato, butirrato, valerato, ecc.) vengono prodotti dai batteri intestinali per fermentazione delle fibre, Sono svariate le specie che le producono, tra cui Prevotella, Akkermansia, Eubacterium, Butyricivibrio e molti altri ancora. I ricercatori dell’Università di Umeå hanno aggiunto alla lista an che la specie Blautia. I ricercatori hanno studiato ulteriormente la composizione del microbiota e hanno notato, tra l’altro, che la quantità di Blautia era più elevata dopo un periodo di maggiore assunzione di fibre. La sua presenza era anche correlata alla funzione del muco misurata nei topi. In studi supplementari sui topi in cui è stata aggiunta solo Blautia insieme alla dieta occidentale, si sono potuti notare miglioramenti simili della funzione del muco.

L’aggiunta di Blautia ha anche ridotto la gravità dell’infezione di un agente patogeno intestinale del topo simile al batterio Escherichia coli che causa malattie nell’uomo. Utilizzando una tecnica specializzata di misurazione del muco, i ricercatori hanno scoperto che i metaboliti secreti dalla Blautia potrebbero stimolare direttamente la secrezione di muco, spiegando come la sua presenza possa mantenere la funzione del muco in un ambiente povero di fibre. Durante la ricerca ulteriore dell’identità di queste molecole secrete, i ricercatori hanno appurato che i metaboliti secreti sono effettivamente gli acidi grassi a catena corta. Con sorpresa, essi hanno migliorato direttamente la funzione del muco. Il batterio (il cui nome completo è Blautia coccoides), produce propionato e butirrato, che a loro volta stimolano la sintesi di muco legandosi ai recettori cellulari di superficie FFAR2. Questa informazione ha due implicazioni.

Da un lato allarga la conoscenza sulla funzione degli acidi grassi a catena corta, che comprende anche un effetto nutriente sulla mucosa intestinale, la regolazione immunitaria locale e l’influenza sul benessere del sistema nervoso. Dall’altro, apre l’implicazione che il recettore FFAR2 possa essere usato per la cura delle coliti infiammatorie legate all’attuale stile di vita alimentare. E terzo punto, rafforza per l’ennesima volta la raccomandazione della comunità scientifica di non far mancare mai a tavola la “buona dose quotidiana” di fibre vegetali con alimenti freschi, sopratutto frutta e verdura.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica

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Pubblicazioni scientifiche

Holmberg SM et al. Nat Commun. 2024 Apr; 15(1):3502.

Wu Y et al. Biomed Pharmacother. 2023 Dec; 169:115868.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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