L’artrite reumatoide (ARE) è una malattia autoimmune cronica che colpisce principalmente le articolazioni, causando dolore, rigidità e gonfiore. Si manifesta quando il sistema immunitario attacca erroneamente i tessuti del corpo, provocando infiammazioni alle articolazioni e potenzialmente ad altri organi. I pazienti affetti da ARE presentano tutti un insieme unico e diversificato di autoanticorpi coinvolti nello sviluppo della malattia. I ricercatori dell’Università di Utrecht hanno svelato la complessità di questi anticorpi utilizzando potenti strumenti di laboratorio in grado di analizzare il sistema immunitario a livello molecolare. La loro scoperta suggerisce che le ipotesi attuali sull’origine dell’artrite reumatoide sono troppo semplici ma, i loro risultati potrebbero indicare una migliore diagnostica.
La ricerca di Albert Bondt e colleghi dell’Università di Utrecht e del Leiden University Medical Center, rivela che non sono solo una manciata di diversi autoanticorpi associati all’artrite reumatoide a eludere il filtro. Gli anticorpi anti-proteina citrullinata (ACPA) vengono rilevati nel 50-75% dei pazienti con artrite reumatoide e si associano a gravi erosioni ossee, progressione della malattia e scarse risposte al trattamento. Inoltre, gli ACPA possono essere presenti anni prima della diagnosi di artrite reumatoide e spesso ospita glicani N-linked nei loro domini variabili – detti anche glicani Fab a causa della loro localizzazione nel Fab. Curiosamente, il livello di glicosilazione Fab ACPA IgG nei soggetti sani ACPA-positivi è correlato alla transizione all’artrite reumatoide.
Gli ACPA sono quindi non solo un biomarker diagnostico e prognostico fondamentale per l’artrite reumatoide, ma anche un candidato promettente per prevedere lo sviluppo dell’artrite reumatoide. Al contrario, i ricercatori hanno trovato una varietà estremamente ampia di questi anticorpi. Il team ha utilizzato nuovi strumenti di spettrometria di massa che profilano anticorpi specifici tipicamente osservati nel sangue dei pazienti con artrite reumatoide. Hanno scoperto che ogni paziente con artrite reumatoide possiede un insieme unico e diversificato di ACPA. I loro risultati mettono in discussione le ipotesi precedenti sui retroscena dell’artrite reumatoide, che trascuravano la diversità e la complessità degli anticorpi riscontrati nei pazienti.
Il sistema immunitario utilizza numerosi controlli molto severi durante la produzione degli anticorpi, per assicurarsi che tutti gli anticorpi siano corretti. Gli anticorpi prodotti in modo errato vengono quindi rilevati e rimossi. Lo studio ha anche rivelato che questi ACPA sono ampiamente modificati con molecole di carboidrati, note come glicani Fab. Curiosamente, ad alcuni anticorpi erano attaccate più molecole di zucchero. Questo è molto più di quanto i ricercatori normalmente osservano nei profili anticorpali. Avere a bordo glicani extra può aiutare gli anticorpi ACPA a superare il “filtro” del sistema immunitario. Ciò dimostra che l’ARE non è solo una malattia dovuta a piccoli errori, ma un grosso problema strutturale nel sistema immunitario.
I ricercatori sospettano che i glicani potrebbero aiutare gli ACPA a ingannare il sistema di controllo, consentendogli di passare attraverso il “filtro” e provocare l’insorgenza dell’artrite reumatoide. I loro risultati mettono in discussione le ipotesi precedenti sui retroscena dell’artrite reumatoide, che trascuravano la diversità e la complessità degli anticorpi. Quanto siano diversi gli auto-anticorpi nella malattia e nelle fasi prodromiche (anni prima della comparsa), può dare informazioni sulle predizioni di comparsa ed eventuale diagnosi precoce eprsonalizzata.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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