La sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS) è una condizione persistente, dolorosa e invalidante che di solito, ma non esclusivamente, si manifesta in risposta a traumi acuti o interventi chirurgici. L’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP) ha introdotto l’etichetta diagnostica “CRPS” negli anni ’90 al fine di standardizzare le incoerenze nella terminologia e nei criteri diagnostici. Sono state descritte due sottocategorie di CRPS: CRPS di tipo I (CRPS I) (precedentemente e variamente denominata distrofia simpatica riflessa (RSD), algodistrofia, atrofia di Sudek), in cui non vi è chiara evidenza di una lesione nervosa e CRPS tipo II (CRPS II) (precedentemente denominata causalgia, algoneurodistrofia), in cui è presente una lesione nervosa coesistente.
La CRPS è caratterizzata da sintomi e segni tipicamente limitati ad una regione corporea o ad un arto, ma che possono diventare più diffusi. I criteri diagnostici per la CRPS originariamente proposti da Veldman et al. e successivamente dallo IASP sono stati rivisti in risposta alla loro bassa specificità e al potenziale di sovradiagnosticare casi di CRPS. I criteri di Budapest proposti da Harden 2010 hanno migliorato l’accuratezza diagnostica e sono ora ampiamente accettati. La diagnosi di CRPS è clinica e le caratteristiche cardinali includono:
- dolore continuo sproporzionato rispetto a qualsiasi evento scatenante;
- la presenza di gruppi di vari sintomi e segni che riflettono aspetti sensoriali (es. iperestesia, allodinia), vasomotori (es. asimmetrie di temperatura o colore della pelle, o entrambi), sudomotori (es. edema o sudorazione alterata o entrambi), motori (es. range ridotto del movimento, tremore) o disturbi trofici (ad esempio capelli o unghie alterati, o entrambi);
- e l’assenza di qualsiasi altra diagnosi medica che possa meglio spiegare i sintomi e i segni di un individuo.
Tuttavia, una recente indagine internazionale sulla pratica clinica ha rilevato che la metà degli operatori sanitari che fornivano assistenza clinica ai pazienti affetti da CRPS avevano difficoltà a riconoscere i suoi sintomi. I profili dei sintomi possono variare tra gli individui affetti da CRPS e, sebbene siano stati suggeriti fenotipi statisticamente determinati (fenotipi “centrali”, “periferici” e “misti”), il loro significato clinico non è ancora chiaro. I meccanismi fisiopatologici alla base della CRPS non sono completamente compresi. La comprensione attuale implica molteplici meccanismi tra cui contributi di una risposta pro-infiammatoria disadattiva e un disturbo nel controllo vasomotorio mediato dal sistema simpatico, insieme alla plasticità neuronale periferica e centrale disadattiva.
Inoltre, i meccanismi, e di conseguenza i sintomi e i segni, possono variare da individuo a individuo e all’interno degli individui nel corso del disturbo, aumentandone così la complessità. L’incidenza della CRPS non è nota con precisione, ma le stime sulla popolazione indicano un’incidenza compresa tra 5 e 26 casi ogni 100.000 persone all’anno. È stato riportato un tasso di prevalenza pari a 20 su 100.000 persone. La CRPS ha una probabilità 3-4 volte maggiore di manifestarsi nelle donne e, sebbene possa verificarsi in qualsiasi momento nel corso della vita, tende a manifestarsi più frequentemente con l’aumentare dell’età. Negli individui che sviluppano CRPS dopo una frattura, la frattura intrarticolare, l’artrite reumatoide preesistente, le comorbilità muscoloscheletriche preesistenti e l’immobilizzazione degli arti possono aumentare il rischio del suo sviluppo.
Un’analisi retrospettiva dei fattori di rischio per lo sviluppo di CRPS I in un ampio database americano (22.533 pazienti) dal 2007 al 2011 ha rilevato che il genere femminile, la depressione, il mal di testa e l’abuso di farmaci sono associati a un tasso più elevato di CRPS I in una popolazione ospedalizzata. Un ultimo studio condotto dall’Università dell’Australia Meridionale ha esaminato gli ultimi progressi nell’epidemiologia, fisiopatologia, diagnosi e trattamento della CRPS. Si è scoperto che l’approccio migliore al trattamento comprende l’educazione sulla CRPS, i farmaci per controllare il dolore, la riabilitazione fisica e il supporto psicologico, se necessario.
Il ricercatore capo Michael Ferraro ha spiegato che questo è un cambiamento di paradigma per comprendere la CRPS: “Questo disturbo è caratterizzato da dolore intenso e cambiamenti nei muscoli, nella sensibilità, nella pelle, nelle ossa e nei nervi e spesso limita gravemente la capacità di una persona di lavorare o impegnarsi in attività sociali. Poiché il disturbo è così raro, ci sono poche prove per suggerire un trattamento efficace. In questa ricerca sfidiamo l’idea prevalente secondo cui la CRPS è un peso per tutta la vita. Analizzando e consolidando gli ultimi sviluppi nella comprensione della CRPS, abbiamo scoperto che, a differenza delle teorie precedenti, il recupero è probabile per la maggior parte delle persone affette da CRPS e potrebbe essere più probabile con una diagnosi precoce e un approccio terapeutico completo che corrisponda alla natura multisistemica della malattia. Combinando l’educazione sulla condizione, la terapia del dolore, la riabilitazione e la psicologia, possiamo affrontare la CRPS da tutti gli aspetti, offrendo ai pazienti le migliori possibilità di recupero entro i primi 12-18 mesi dalla comparsa dei sintomi”.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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