Prove emergenti suggeriscono un legame tra due disturbi apparentemente non correlati, la malattia infiammatoria intestinale (IBD) e la malattia di Parkinson (PAD), indicando fattori di rischio condivisi e una fisiopatologia sottostante coerente con l’ipotesi dell’“asse intestino-cervello”. La co-occorrenza IBD-PAD è stata attribuita alla neurodegenerazione guidata da infiammazione intestinale cronica e fattori genetici pleiotropici. Una recente meta-analisi di 12 milioni di pazienti provenienti da 9 studi osservazionali, ha fornito ulteriore supporto ai risultati precedenti, indicando che sia la malattia di Crohn che la colite ulcerosa sono associate ad un aumento del rischio di diagnosi di PAD. I ricercatori della Icahn School of Medicine al Mount Sinai hanno identificato le connessioni genetiche tra IBD e Parkinson. Pubblicato su Genome Medicine, il loro studio evidenzia il potenziale di strategie terapeutiche congiunte per affrontare questi due disturbi.
Il team, guidato dai professori Yuval Itan, PhD, professore associato di genetica e scienze genomiche; e Inga Peter, PhD, professoressa di genetica e scienze genomiche all’Icahn Mount Sinai, hanno utilizzato tecniche avanzate di analisi genomica per studiare la sovrapposizione genetica tra IBD e PAD. I loro risultati indicano le mutazioni nel gene LRRK2 come un elemento comune che collega entrambe le condizioni e identificano nuovi geni che potrebbero essere colpiti nelle persone che soffrono sia di IBD che di PAD. Lo studio ha analizzato i dati della Mount Sinai BioMe BioBank, la biobanca del Regno Unito, e una coorte di 67 pazienti con diagnosi sia di IBD che di PAD della Biobanca nazionale danese. Questo set di dati combinato ha consentito ai ricercatori di esplorare varianti genetiche rare ad alto impatto e di identificare nuovi geni e percorsi biologici che contribuiscono alla comorbilità IBD-PAD.
I ricercatori hanno utilizzato una varietà di metodi computazionali per scoprire associazioni significative tra le varianti del gene LRRK2 e la co-occorrenza di IBD e PAD, compreso l’approccio di clustering di eterogeneità basato sulla rete, che hanno dimostrato di essere altamente efficace per le scoperte genetiche in piccole coorti che non possono essere analizzati con i tradizionali metodi di associazione genetica. La loro analisi ha anche rivelato diversi percorsi legati all’immunità, all’infiammazione e all’autofagia, che sono coinvolti in entrambe le condizioni, tra cui la segnalazione MAPK, l’inibizione mediata da endotossina/IL-1 della funzione del recettore nucleare RXR-alfa e la segnalazione intracellulare del cofattore NAD. Queste intuizioni hanno potenziali implicazioni in molteplici aree della medicina, suggerendo che la comprensione dei fattori genetici potrebbe portare a terapie più mirate.
Lo studio sottolinea l’importanza della ricerca genetica nello sviluppo di approcci di medicina personalizzata che potrebbero migliorare il trattamento dei pazienti affetti sia da IBD che da PD. La promessa di questi risultati va oltre gli attuali paradigmi terapeutici: individuando le basi genetiche comuni sia alle IBD che al Parkinson, gli scienziati potrebbero aprire la strada a trattamenti innovativi, attraverso lo sviluppo di nuovi bersagli farmacologici o il riutilizzo di farmaci esistenti, che potrebbero potenzialmente affrontare le cause profonde di queste condizioni. I risultati di questo studio potrebbero anche influenzare le direzioni future della ricerca, incoraggiando un approccio più integrato allo studio di malattie che potrebbero apparire non correlate ma condividere percorsi genetici comuni.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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