I condrociti sono le cellule che costituiscono la cartilagine. Nella struttura chiusa della capsula articolare, le sollecitazioni quotidiane, li mettono a dura prova dal punto di vista metabolico. Ecco perché vanno protetti con l’introito di cibi ricchi di particolari sostanze atte allo scopo, e non tramite comune alimentazione. Si rimarca, infatti, che la cartilagine è un tessuto naturalmente privo di vasi sanguigni, e che l’ossigeno ed i nutrienti che gli servono vengono forniti passivamente, dalla circolazione sanguigna della capsula articolare e della sinovia circostante. Si capisce così che il fumo di sigaretta può essere un importante fattore di malattia articolare. Ma il fumo di sigaretta non è l’unico fattore lesivo delle cartilagini. Anche le carenze nutritive specifiche col tempo possono portare a perdita cellulare consistente a livello della cartilagine.
Anche medie dosi di super-alcolici possono avere effetto tossico anche sulle cartilagini, mentre il classico bicchiere di vino rosso può aiutare a proteggerle grazie all’apporto di molecole antiossidanti naturali. Le stesse sollecitazioni meccaniche ripetute che si verificano in certi tipi di attività lavorativa, poi, le possono mettere a dura prova per quanto riguarda la loro resistenza. È provato in laboratorio che modelli cellulari o di tessuto cartilagineo sviluppano una maggiore quantità di stress ossidativo, quando vengono sottoposti a sollecitazioni meccaniche opportunamente simulate. Il metabolismo sa come fronteggiare il problema, ma sarebbe opportuno che, per una migliore protezione cellulare si ricorra alla nutrizione ed eventualmente all’integrazione alimentare esterna.
Esistono, infatti, nutrienti di cui le cartilagini hanno un bisogno quasi costante, per un buon grado di protezione. Uno dei maggiori è sicuramente la vitamina C. Esso non è solo antiossidante diretto, ma anche ricostruttivo essendo un cofattore della lisil-ossidasi e delle prolil-idrossilasi, enzimi fondamentali per la sintesi dell’elastina e del collagene, che sono le proteine maggiori della struttura ossea e delle cartilagini. Gli alimenti crudi più ricchi di vitamina C in ordine crescente sono: fragole (50mg/100g), kiwi (70mg/100g), broccoli (90mg/100g), peperoni (120-140mg/100g) e ribes nero (200mg/100g). Perché un integratore apporti quantità di vitamina C tali da proteggere le cartilagini, non deve avere meno di 500mg per unità.
Tornando alle necessità di curare la struttura, la glucosammina rappresenta praticamente il primo mattone molecolare della cartilagine, poichè entra nella costituzione della della matrice cartilaginea (condroitinsolfato e proteoglicani). La glucosammina libera in natura è praticamente assente: ad oggi l’integrazione orale costituisce l’unica modalità di introito possibile. A tal fine, esistono centinaia di preparazioni in commercio, singole o con altri nutrienti. Ai dosaggi di 0,5-1g al giorno ha un discreto effetto anti-infiammatorio e parzialmente rigenerante sulle cellule cartilaginee residue. A dosaggi più alti (1,5g/die) è un antinfiammatorio franco. La sua azione riparatrice può essere facilitata dall’aggiunta di lisina, un aminoacido essenziale che rientra nella struttura del collagene e dell’elastina.
Rame e zinco sono dei potenti protettori delle cellule della cartilagine. Per cominciare sono cofattori della superossido-dismutasi (SOD1), enzima molto rappresentato nei condrociti che lo usano per proteggersi dallo stress ossidativo. Anche la citocromo-ossidasi della catena respiratoria mitocondriale ha bisogno di ioni rame per funzionare correttamente. Il suo malfunzionamento, infatti, trasforma l’ossigeno in superossido, un radicale libero molto aggressivo che può uccidere direttamente le cellule della cartilagine, il che può essere prevenuto da parte della SOD1. Si possono trovare tantissimo rame e zinco in cacao, funghi, frutta a guscio, legumi, frutti di mare, crostacei e lievito di birra. Negli integratori per le cartilagini attualmente in uso è possibile trovare anche piccole quantità di sali di rame o zinco.
Molti ignorano la nozione che la cartilagine è il tessuto più ricco di silicio dopo ossa, arterie, milza e reni. È comprensibile che può risultare strano concepire il silicio come un bio-elemento utile alle cartilagini, eppure le proteine strutturali lo contengono come anione silicato. Esso conferisce elasticità alla stessa matrice della cartilagine e la stabilizza allo stesso tempo contro la degradazione da parte degli enzimi proteolitici. In aggiunta, è il cofattore naturale della suddetta prolina-idrossilasi, l’enzima responsabile della maturazione del collagene. Gli alimenti in assoluto più ricchi di silicio sono le pere, le bietole, la cipolla, i germogli di soia e cereali come l’avena, il miglio e l’orzo. Gli integratori a base di silicati organici sono principalmente estratti di equiseto, ortica e più recentemente sono stati introdotti anche quelli a base di bambù.
Per ultimi nutrienti dedicati si raccomandano biomolecole come gli acidi grassi omega-3 e la vitamina D. Essi riducono la sintesi delle prostaglandine, le principali mediatrici dell’infiammazione e del dolore; così, evitano che le sollecitazioni meccaniche nel tempo si trasformino in infiammazione cronica. In questo senso, possono servire da supplemento nutrizionale anche quando il danno cellulare è ormai avvenuto. L’olio di pesce e la frutta a guscio (noci, arachidi, nocciole e mandorle) forniscono eccellenti quantità di questi nutrienti. Qualora le proprie abitudini alimentari provochino carenza di omega-3, sono disponibili integratori alimentari specifici (a base di olio di pesce, olio di borragine, olio di semi di lino, ecc.). Per un effetto concreto di protezione, serve l’assunzione di una quantità di olio naturale di almeno 2 grammi/die (contenuto di omega-3 liberi di 650-700mg).
Riguardo alla vitamina D, esistono ancora molte questioni sulla possibilità di rifornirsi in modo naturale tramite l’alimentazione e l’esposizione ai raggi ultravioletti solari (catalizzatori della sua formazione). Oggi, molti clinici preferiscono usare gli integratori a base di olio arricchito con forme pronte o convertibili di vitamina D. Riguardo ad essa, svariate preparazioni da banco contengono da 1000 a 2000 UI di sostanza, che è decisamente sottodosata ed è che dubbio possa apportare un effetto biologico dedicato alla cartilagine. Tutti i tessuti umano hanno praticamente bisogno di vitamina D; per cui, bisogna consultarsi con un medico, specialmente nel contesto di esistenza di patologie o attività sportiva.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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