I virus emergenti sottolineano l’importanza della salute immunitaria. In assenza di vaccini, il sistema immunitario innato del corpo è la difesa primaria contro i patogeni. Il sistema immunitario e in particolare i componenti innati sono anche fondamentali per la differenziazione e il riconoscimento di sé/non sé, e per la proteostasi e la riparazione dei tessuti. I componenti cellulari innati includono fagociti (ad esempio, macrofagi), neutrofili, mastociti e altri. Questi e i componenti umorali innati, tra cui le citochine, modulano la risposta infiammatoria, mantenendo la sorveglianza immunitaria e la reazione infiammatoria acuta. Al contrario, la dieta moderna e il processo di invecchiamento creano squilibri che guidano l’infiammazione cronica. I farmaci antinfiammatori sintetici hanno applicazioni nella gestione a breve termine dell’infiammazione cronica ma sono troppo tossici per un uso a lungo termine e/o preventivo a livello da applicare alla salute pubblica. Gli integratori endogeni e/o derivati dagli alimenti offrono un’alternativa più sicura.
Negli anni ’60, la palmitoil-etanolamide (PEA) è stata commercializzata per la prima volta per il trattamento profilattico dell’influenza e del raffreddore comune. L’interesse per la ricerca è aumentato negli anni ’70, con sei studi clinici che hanno confermato l’efficacia della PEA sui sintomi e l’incidenza dell’influenza. Il lavoro preclinico aveva suggerito che questa azione profilattica era dovuta alla capacità della PEA di aumentare la resistenza non specifica (innata) dell’organismo a batteri e virus. La PEA si lega al recettore PPAR-alfa e avvia meccanismi che attivano i macrofagi e, quindi, migliorano la resistenza alle infezioni. L’infezione influenzale è caratterizzata da una maggiore produzione di citochine infiammatorie come il fattore di necrosi tumorale a (TNF)-a, l’interleuchina- (IL-) 1, IL-6 e IL-10, che possono portare a uno stato iperinfiammatorio noto come “tempesta di citochine”. Ciò contribuisce all’aumento della morbilità e della mortalità associate alle infezioni virulente.
La PEA modula anche la chimica dell’interleuchina. Di Paola et al. ha dimostrato che 10 mg/kg di peso corporeo di PEA hanno ridotto significativamente il danno intestinale e l’infiammazione in un modello murino di danno da riperfusione, inibendo la produzione di citochine proinfiammatorie (TNF-alfa, IL-1beta), l’espressione di molecole di adesione (ICAM-1, P-selectina) e l’espressione del fattore di trascrizione NF-kB. Le azioni antinfiammatorie e di modulazione delle citochine della PEA spiegano la sua documentata capacità di fornire sollievo sintomatico all’insorgenza di influenza e raffreddore comune. Ciò potrebbe essere dovuto alle sue azioni immunomodulanti oltre alle capacità antivirali. La maggior parte delle cellule immunitarie è localizzata nel tessuto linfoide associato all’intestino (GALT). L’infiammazione acuta e cronica del tratto gastrointestinale causata da disbiosi o carenza di vitamina D danneggia la barriera epiteliale, nota colloquialmente come “intestino permeabile”.
Ciò innesca l’efflusso di cellule immunitarie dal GALT, causando disregolazione immunitaria e una serie di patologie. La PEA può contribuire a correggere gli effetti della disbiosi. In uno stato di infiammazione indotta, la somministrazione intraperitoneale di PEA aumenta il livello di batteri commensali come Akkermansia muciniphila (protettivo contro il diabete), Eubacterium (proprietà regolatrici del microbioma) ed Enterobacteriaceae. Inoltre, la somministrazione esogena di PEA allevia l’infiammazione intestinale cronica e acuta tramite la sua azione sul PPAR-alfa nel colon. Infine, ci sono alcuni studi che dimostrano l’efficacia delle formulazioni di PEA nelle condizioni allergiche negli esseri umani. I risultati di uno studio multicentrico e multinazionale sull’eczema atopico hanno mostrato che l’applicazione topica di una crema a base di PEA ha ridotto di molto l’intensità di eritema, prurito, escoriazione, desquamazione e secchezza.
C’è anche un interessante rapporto di caso di un bambino di 13 anni con autismo, che presentava una significativa malattia atopica tra cui eczema cronico, rinite allergica e asma. I medici hanno riferito che la somministrazione orale giornaliera di PEA per un mese (prima a 600 mg/giorno e poi aumentata a 1200 mg/giorno) ha determinato una marcata riduzione di stigmate allergiche, eczema cutaneo e orticaria. Gli scienziati hanno riferito da esperimenti in vitro che il trattamento esogeno con PEA ha inibito l’espressione e il rilascio della citochina infiammatoria MCP-2 nei cheratinociti trattati con poli-(I:C), un induttore dell’interferone, probabilmente attraverso un meccanismo mediato dal canale ionico TRPV1. È stato anche riferito che la somministrazione di PEA ha portato al ripristino dei livelli di 2-arachidonil-glicerolo (2-AraG), un altro endocannabinoide che modula le risposte immunitarie regolando il recettore cannabinoide CB2.
La PEA, dunque, può essere trattata come un potente regolatore endogeno dell’infiammazione e delle risposte immunitarie, da assumere anche come farmaco a fini medici speciali in modo molto sicuro.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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