L’obesità è una delle principali sfide sanitarie del XXI secolo, caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che aumenta il rischio di numerose malattie croniche, tra cui diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro. Le strategie convenzionali per la gestione dell’obesità spesso si concentrano sulla restrizione calorica e sull’aumento dell’attività fisica. Tuttavia, recenti ricerche suggeriscono che modifiche specifiche nella dieta potrebbero avere un impatto diretto sulla funzionalità mitocondriale, offrendo una nuova prospettiva per il trattamento dell’obesità. I mitocondri sono organelli cellulari fondamentali per la produzione di energia sotto forma di ATP (adenosina trifosfato) attraverso il processo di fosforilazione ossidativa, che prosegue dalla glicolisi, ovvero l’utilizzazione del glucosio come fonte primaria di energia.
La disfunzione mitocondriale è stata associata a numerose condizioni sia neurologiche (malattie genetiche e neurodegenerative, incluse le mitocondriopatie ereditarie) nonché metaboliche, inclusa l’obesità, poiché può portare a una ridotta capacità di ossidare i substrati energetici, favorendo l’accumulo di grassi nel corpo. Pertanto, migliorare la funzione mitocondriale potrebbe rappresentare una strategia efficace per promuovere la perdita di peso e migliorare il metabolismo. Studi recenti hanno dimostrato che alcune modifiche dietetiche possono influenzare positivamente l’efficienza mitocondriale. Ad esempio, diete ricche di grassi sani (ovvero con acidi grassi poli-insaturi o omega-3), come quelli presenti nell’olio d’oliva e nei pesci grassi, sono state associate a un miglioramento della biogenesi mitocondriale e dell’efficienza ossidativa dei substrati energetici.
Inoltre, il digiuno intermittente e la restrizione calorica hanno dimostrato di aumentare il numero e la funzionalità dei mitocondri attraverso l’attivazione di vie di segnalazione cellulari, come la via dell’AMPK, di PGC-1 e della sirtuina (SIRT-1), che sono cruciali per la regolazione del metabolismo energetico. La restrizione calorica, inoltre, proprio tramite una riduzione dello stress ossidativo e dell’attivazione di SIRT-1, è capace di incentivare le difese anti-invecchiamento cellulari. La restrizione calorica innalza sia il contenuto il glutatione (GSH) nonché di vari enzimi antiossidanti come le superossido dismutasi (SOD1 e SOD2), le glutatione reduttasi (GSRs) e perossidasi (GPXs) ed altri ancora. Questi vengono indotti dalla ridotta disponibilità di nutrienti, soprattutto il glucosio, fanno “piazza pulita” dello stress ossidativo e permettono ai sistemi di riparo di lavorare.
Un altro aspetto interessante è l’effetto dei polifenoli, composti bioattivi presenti in frutta, verdura e tè, sulla biogenesi mitocondriale. Questi composti sembrano migliorare la capacità ossidativa dei mitocondri e promuovere la produzione di enzimi coinvolti nella catena respiratoria mitocondriale, contribuendo così a migliorare il dispendio energetico complessivo. Inoltre, i polifenoli possono ridurre lo stress ossidativo, un fattore che contribuisce alla disfunzione mitocondriale. Certi polifenoli, inoltre, possono condizionare la funzione e al biogenesi mitocondriale. Per esempio, molto recentemente gli scienziati hanno provato che l’urolitina A, derivata dal catabolismo dell’acido ellagico da parte del microbiota intestinale, migliora la loro funzione, la produzione di radicali liberi e la quota di invecchiamento biologico.
Da notare che è ancora in vigore la tesi che i mitocondri siano “residuati batterci ancestrali” inglobati dalle cellule originarie a scopo di simbiosi e reciproco vantaggio. Non casualmente, il genoma dei mitocondri si discosta abbastanza da quello nucleare e non viene trascritto assieme a quello cellulare. Inoltre, la regolazione mitocondriale da parte dell’urolitina ed altri polifenoli derivati dall’influenza del microbiota intestinale, sembra voglia farci ricordare che i polifenoli alimentari in frutta e verdura siano centrali per poter rimanere in salute. È stato però compito della scienza averlo dimostrato e della comunità scientifica che ce lo ricorda continuamente, ai fini della prevenzione cardiovascolare e dei tumori. Nonostante queste informazioni, è importante notare che la risposta alle modifiche dietetiche può variare notevolmente tra gli individui a causa di fattori genetici e ambientali.
Pertanto, ulteriori ricerche sono necessarie per identificare quali interventi dietetici specifici possano essere più efficaci per migliorare la funzionalità mitocondriale e ridurre l’obesità in diverse popolazioni. Anche se abbiamo le prove che una dieta Mediterranea ricca di polifenoli è in grado di trattare condizioni come l’ipertensione, il diabete mellito, l’aterosclerosi e l’accumulo addominale di grasso bianco. In conclusione, le modifiche dietetiche che migliorano la funzionalità mitocondriale rappresentano un’area emergente di ricerca con il potenziale di offrire nuove strategie per il trattamento dell’obesità. Migliorare la salute mitocondriale attraverso l’alimentazione potrebbe non solo aiutare nella gestione del peso corporeo, ma anche ridurre il rischio di malattie associate all’obesità, migliorando la qualità della vita complessiva. Tuttavia, per tradurre queste scoperte in interventi clinicamente efficaci, saranno necessari studi clinici su larga scala.
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Pubblicazioni scientifiche
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